Bologna, Prati di Caprara: un terzo paesaggio?

22 Luglio 2017 /

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di Silvia R. Lolli
Siamo lontani da Bologna, ma con le tecnologie possiamo rimanere informati sulle vicende di casa nostra. Stavamo preparando una riflessione sull’annosa questione Prati di Caprara, oggi dobbiamo inserire l’informazione che ci rimbalza dalle pagine dei giornali locali del17 luglio. Alla partenza per le ferie la situazione era in sospeso sia per l’acquisto del Cierrebi da parte di Maccaferri, sia per il progetto sullo stadio di Saputo.
Speravamo che, come sempre, alla fine di luglio ed in agosto la politica si fermasse. Invece i nostri amministratori continuano a “lavorare” perché viaggi all’estero ne fanno continuamente durante l’anno. Per esempio viaggi in Canada con visita a Saputo abbiamo appreso che il sindaco ne ha fatti e la stessa decisione di che cosa fare a Bologna è certamente maturata extra territorialmente, alla faccia della partecipazione tanto sbandierata nei mesi scorsi.
Così apprendiamo dal resto del Carlino che le bocce non si fermeranno sotto il solleone e l’afa bolognese. Certamente se si ha paura che i cittadini possano contare è meglio accelerare i tempi e rendere vani la raccolta di firme e il reale percorso partecipato che sarà organizzato da loro. Così apprendiamo che il sindaco ed il vicesindaco il 26 luglio dovrebbero incontrare Saputo e Maccaferri per verificare, alla luce della nuova legge sugli stadi della quale abbiamo già esposto le principali novità, le possibilità del progetto stadio.

Perché non fare un consiglio comunale e finalmente rendere partecipe, almeno questo organo elettivo, anche se è sfacciatamente al servizio della giunta, e così rivedere una sana discussione fra gli scranni che videro una partecipazione democratica degna di questo nome, ma troppi anni fa. Chiederemmo troppo a voler la partecipazione dei cittadini, che ovviamente, per la maggior parte lavoratori, in questo periodo sono in ferie.
Poi si racconta la storia di Bologna, città dello sport, e del programma elettorale che sta per essere attuato. Tutto in funzione di scelte prefissate dall’alto e non dal basso, in una visione miope che sta svendendo la città anche, o forse soprattutto, dello sport. Vedremo cosa salterà fuori dal cilindro, per ora riprendiamo le nostre riflessioni. In questi mesi è passata la voce che la bonifica dei Prati di Caprara debellerà una volta per tutte le presenze non autorizzate di nomadi o rumeni.
Su queste pagine abbiamo già obiettato che, in termini di sicurezza, basterebbe che il Comune facesse un intervento in collaborazione con le forze dell’ordine. Lo sgombero dell’area si rende necessario anche per la vicinanza all’ospedale Maggiore, che da tempo si avvale di guardie giurate per prevenire o intervenire per la sicurezza di malati ed operatori, quindi dovrebbe essere indipendente dall’uso che poi se ne farà. L’area è poi vicina alla stazione ferroviaria e sappiamo che questa mega struttura sta comportando l’intervento maggiore di forze dell’ordine e di vigilantes.
Abbiamo la brutta abitudine di cercare di mantenere uno sguardo aperto, quindi ci poniamo domande. Se è vero che bisogna bonificare l’area perché non ci si preoccupa delle persone che ci vivono abusivamente? Anche per loro si dovrebbe operare in termini di salute. Oggi invece passa soltanto l’idea della sicurezza nel senso di controllo del territorio. Anche questo fa parte del cambiamento sociale avvenuto nella nostra città.
Lasciar passare questa idea non aiuta a recuperare quel senso di umanità che, per esempio, un vero pensiero di sinistra ha spesso comunicato nei confronti di idee che preludono poi al razzismo vero e proprio. Queste idee, lo verifichiamo tutti i giorni, si ascoltano anche da coloro che si dicono di sinistra. La politica in questi ultimi anni non ha fatto molto, se non lasciare sole queste persone che non sono aiutate a conoscere il diverso e sviluppano la paura, più che l’accoglienza. Di recente abbiamo letto la riedizione de “Il manifesto per il terzo paesaggio” del francese Cle’ment.
Nel terzo paesaggio, sono aree dismesse e non abitate da anni di cui le megalopoli ormai sono piene, si ricostituisce un territorio naturale nel quale si sviluppa a poco a poco una biodiversità. Lo studioso limita le sue analisi alla ricostituzione ambientale con la presenza via via crescente di più varietà di specie animali e vegetali. I Prati di Caprara li possiamo certamente osservare come un terzo paesaggio che potrebbe essere valorizzato proprio così e non in termini commerciali ed abitativi.
In più vorremmo aggiungere che le persone che abusivamente vi bivaccano costituiscono una biodiversità umana che ci potrebbe arricchire se riuscissimo ad integrarle. Anche in questo caso è una questione di punti di vista diversi, ma crediamo soprattutto di una visione culturale e politica aperta alla diversità. Vi saranno tra questi abitanti coloro che rubano e rendono insicuro il territorio, ma vorremmo distinguere e soprattutto vedere molta fermezza sul rispetto delle regole. Perché non si riesce più a farle rispettare? Il problema però non è solo sul controllo, ma è per noi nella prevenzione che sta anche nelle scelte che si fanno per la città.
Si continua a creare una città spezzata in cui la biodiversità sta tra chi può avere e chi ha pochi mezzi per la sopravvivenza ed in un momento in cui esistono crisi economica e biodiversità umana le scelte che la politica può fare diventano estremamente importanti. Tra le scelte sbagliate ci sono tutti i nuovi insediamenti abitativi che per lo più rimangono nuovi e i nuovi centri commerciali che non capiamo come possano sopravvivere in una città, anzi un territorio, che ci appare sempre più vuoto e co poco futuro per i suoi abitanti. Forse anche la lettura di un terzo paesaggio umano su cui riflettere ai Prati di Caprara ci potrebbe aiutare?

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