Come funziona il sistema idraulico emiliano-romagnolo e perché è in seria difficoltà

di di Alessando Canella /
16 Maggio 2023 /

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Condividiamo il contributo di Alessandro Canella, pubblicato oggi su Radio Città Fujiko, sul dissesto idrogeologico in Emilia-Romagna, con un intervista audio ad Alessandra Furlani (Consorzio della Bonifica Renana).

L’Emilia-Romagna si trova ancora in forte difficoltà a causa del maltempo. Dopo frane e alluvioni del 2 e 3 maggio e altri momenti critici il 12 maggio, un’ampia fetta del territorio regionale sta vivendo una nuova allerta rossa, che ha già provocato alcune frane. A Bologna c’è il forte rischio che il Ravone, il torrente che per un lungo tratto corre tombato sotto via Saffi e non solo, esondi per la terza volta allagando nuovamente l’importante arteria cittadina.
Le previsioni meteo parlano di una quantità di precipitazioni che, tra oggi e domani, potrebbero raggiungere i 150 millimetri, una quota simile a quella che a inizio mese ha provocato ingenti danni.

Il sistema idraulico alla prova di una nuova allerta rossa

Perché si è prodotta questa situazione? Per comprenderlo è necessario capire come funziona il sistema idraulico del nostro territorio. A raccontarlo ai nostri microfoni è Alessandra Furlani del Consorzio della Bonifica Renana, uno dei consorzi di bonifica del territorio emiliano-romagnolo. Furlani spiega che il principio alla base del sistema idraulico vede una separazione del tempo e dello spazio tra le acque di montagna e le acque di pianura. Le prime scorrono lungo i corsi d’acqua naturali, come fiumi, torrenti e rii e sono di competenza della Regione, le seconde nei canali artificiali di pianura, ma anche nelle casse di espansione, gestiti dai consorzi di bonifica.

In presenza di una piena, la precedenza spetta alle acque di montagna, che scorrono impetuose e veloci nei corsi d’acqua naturali. Una volta smaltita la piena, le acque di pianura, presenti nei canali artificiali ed eventualmente nelle casse di espansione, vengono pompate nei fiumi per essere smaltite verso il mare.
Qualora piova molto a lungo, il consorzio di bonifica può stoccare fino a 58 milioni di metri cubi d’acqua nelle casse d’espansione che, nel territorio bolognese, sono state svuotate a fine del mese scorso in previsione delle precipitazioni.

Il sistema va in tilt se le acque di montagna esondano o rompono gli argini riversandosi nel territorio di pianura, come è successo a inizio mese. In quel caso le acque di fiumi e torrenti a causa delle numerose esondazioni hanno coperto una superificie di duemila ettari solo nel bacino del Reno, nel bolognese, ed hanno affaticato idrovore e pompe a disposizione dei consorzi di bonifica.
In altre parole è venuto meno il principio di separazione alla base dei due sistemi in comunicazione fra loro.
Nel frattempo, le continue piogge non migliorano la situazione perché i terreni hanno esaurito la loro capacità di assorbimento ed ecco che il territorio si trova esposto a rischi e criticità che in condizioni normali non si sarebbero presentate.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALESSANDRA FURLANI

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