Bologna, dal centro alla periferia in bus: sembra facile

di Sergio Palombarini /
3 Aprile 2023 /

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Brevi note di viaggio di un cittadino, alle prese con ritardi, la difficoltà di sapere come comprare un biglietto o i percorsi, mezzi pubblici stipati, sistemi di controllo discutibili. Questo passeggero ripete oggi una domanda fatta a Tper già una decina di anni fa: «Perché a Londra esiste una Oyster Card che gentilmente risolve tutto e a Bologna no?». La risposta fu: «Contiamo di arrivarci anche noi, col tempo». Anche noi utenti, col tempo. Eppure ancora niente Oyster: mica siamo inglesi.


Brevi note dalla periferia di Bologna. Per chi in città deve sottoporsi (per esempio) a una radiografia, da tempo si va negli ospedali di Budrio, Bazzano, Casalecchio, eccetera. È un’occasione come altre per fare un giro in periferia. E così alcuni giorni fa, di rientro da Bazzano mi reco alla fermata del bus, uno di quelli azzurri.

Chiedo dove comprare il biglietto. Nessuno lo sa, non ci sono macchinette, né un’indicazione di un negozio dove comprarlo: nulla. Accade molto spesso. A quel punto salgo sul bus, senza biglietto, immaginando, o meglio sperando, di trovare un distributore automatico, che invece non c’è. Il guidatore mi dice: «Occhio, tra poco salgono i controllori, le vendo un mio biglietto». Siamo italiani, sappiamo aiutarci, per cui regolarizzo la mia presenza.

In breve il mezzo pubblico si riempie fino all’inverosimile; all’altezza di Zola Predosa, con la gente stipata anche in piedi che suda e tossisce (se va bene), il bus viene quasi assalito da quattro controllori che urlano al guidatore di fermarsi. E infatti lui si ferma, direttamente in mezzo alla strada (non ci sono alternative), creando una lunga fila di macchine che subito attaccano i clacson.

I quattro pretendono di controllare tutti i presenti, anche se letteralmente non ci si muove, per cui il bus diventa una gazzarra. La temperatura sale, la fila di auto si allunga, il ritardo arriva rapidamente a mezz’ora. Nessuno fa una piega: è evidente che per tutti la situazione è normale: come visto il driver lo sapeva già in partenza che sarebbe finita così. Arrivo a Bologna provato, abbastanza sbalordito: tutto ciò si è svolto alle 16 di un giorno lavorativo, nella completa rassegnazione generale.

La settimana successiva: rientro da Villanova di Castenaso a Bologna, pochi chilometri di strada. In questo caso il bus direttamente non arriva: sono le ore 11 di un lunedì feriale. Una ragazza alla fermata mi dice:«Spesso è così, io uso l’automobile». Alla fine chiamiamo un taxi.

Il sabato successivo, Casalecchio – Quartiere Santo Stefano: dall’attesa all’arrivo quasi due ore. Qualcuno azzarda che la causa sia la concomitante partita del Bologna, altri ipotizzano il T Days.

Alcuni giorni dopo devo prendere il bus 13 e scopro che il sito internet di Tper non indica tutte le fermate. A sorpresa ne indica solo alcune (a centinaia di metri l’una dall’altra): anche in questo caso il motivo è ignoto, l’incertezza regna sovrana, mentre è evidente che basterebbe copiare i fogli degli orari appesi alle fermate. Invece no, scherzetto, se non conosci le fermate di persona rischi di essere depistato.

Perché tutto ciò sembra (almeno a me) rispondere alle logiche del caso o del pressapochismo? Dopo tanti decenni non riesco a darmi una risposta. Mi limito a un ricordo sull’argomento biglietti-controllori, ma potrebbe valere in generale per le modalità di gestione del servizio.

Circa dieci anni fa, di ritorno da Londra, scrissi a Tper e segnalai che là da anni esiste la Oyster card, una normale tesserina che si carica anche al bar, con la quale si gira sui bus ( qui ) . Non esistono i controllori: si entra da davanti, si passa la Oyster card, e si parte. Se la Oyster è scaduta esce un bigliettino che in inglese dice: «Gentile signore (“sir”), la sua tessera è scaduta: per questo viaggio sarà nostro ospite, si ricordi poi di ricaricarla». La volta dopo compensano la differenza. Facile, no?

Dimenticavo: la Oyster card mi era stata spedita da Londra con lettera di posta ordinaria, forse pure gratuitamente (il sito indicato sopra dice che adesso farsela spedire a casa costa tre sterline).

Tper mi rispose: «Sappiamo che esiste questo sistema moderno: contiamo di arrivarci anche noi, col tempo». Ci contiamo anche noi utenti. Col tempo.

Questo articolo è stato pubblicato su Cantiere Bologna il 1 aprile 2023

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