La crisi della sinistra e il ruolo dei cittadini: la partecipazione bolognese è una risposta al populismo? / Seconda parte

21 Novembre 2018 /

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di Rodolfo Lewanski, Scuola di Scienze Politiche e Sociali, UniBo
(Prima parte) Un gruppo di cittadini ha voluto prendere in parola l’idea del Sindaco Merola di ‘cittadini-campione pagati per dire la loro sulle scelte e i nodi fondamentali dell’amministrazione’ (citata nella prima parte di questa riflessione pubblicata ieri) e metterla in atto organizzando un Forum civico di progettazione partecipata. Vediamo come.
I Prati di Caprara costituiscono un’area di 45 ettari ex militare ubicata tra la Via Emilia e la ferrovia dietro l’Ospedale Maggiore; l’area risulta divisa in due parti, est e ovest, dall’ asse sud-ovest. Per decenni dopo la guerra l’area è rimasta in uno stato di abbandono, anche se in realtà frequentata: pare che Pasolini ci giocasse a pallone da ragazzo; più di recente ci hanno vissuto precariamente numerosi immigrati. Nel frattempo nell’area è cresciuta un’abbondante vegetazione spontanea.
Gli attuali piani urbanistici (POC) approvati dall’Amministrazione Comunale prevedono un’estesa edificazione nell’area; più di recente sono state ventilate ipotesi di un suo possibile inserimento nelle aree di compensazione del progetto di ristrutturazione dello stadio Dall’Ara.

A fronte all’ipotesi di realizzazione di vari progetti – un supermercato al posto degli impianti sportivi del Cierrebi, di un outlet della moda nei ‘Prati ovest’, e di edifici residenziali nei ‘Prati est’ – nell’aprile 2017 si è formato il Comitato per la rigenerazione urbana contro la speculazione; per quanto riguarda in specifico i Prati, il Comitato chiede che venga preservata la connotazione naturale ormai acquisita nel tempo, realizzandovi un grande parco urbano.
Da allora il Comitato ha sviluppato un’ampia e robusta mobilitazione che ha fatto ricorso a tutto il repertorio ‘classico’ dei movimenti sociali: una petizione che ha raccolto oltre 3.000 firme (che chiede, tra i diversi punti, che i Prati diventino un grande parco urbano), assemblee pubbliche presso Venti Pietre, passeggiate e raccolta di rifiuti (illegali) all’interno dell’area cui hanno preso parte centinaia di cittadini, un grande girotondo. Da ultimo, il Comitato, sulla base di una richiesta di 2.500 cittadini, ha ottenuto lo svolgimento di una ‘istruttoria pubblica’ sui Prati. Inoltre, questa mobilitazione si è saldata con altre ‘attive’ in questo periodo in città (Passante, aeroporto, campagna ‘aria pesa’).
A queste azioni, il Comitato, constatando la mancanza di una discussione pubblica sui destini dell’area, ha però aggiunto una componente inusuale e innovativa nelle mobilitazioni dal basso: ha organizzato e gestito nell’inverno-primavera di quest’anno un processo di progettazione partecipata: ParteciPrati. Oggetto del processo (secondo gli obbiettivi presenti nella petizione citato in precedenza) erano:

  • la valorizzazione dello spazio dei Prati di Caprara Ovest con l’insediamento di strutture formative e culturali, in collaborazione con università e fondazioni;
  • la realizzazione ai Prati di Caprara Est del Grande parco urbano, atteso ormai da più di 20 anni, escludendo dall’area in maniera categorica ogni insediamento di tipo commerciale e/o abitativo.

Il processo quindi non ha invece affrontato le questioni, pur connesse ai Prati, dell’area Cierrebi e dello stadio.
Il processo partecipativo mirava ad essere:

  • efficace sotto il profilo sostantivo, ovvero a produrre indicazioni precise e realistiche, creando così un valore aggiunto per tutta la comunità e la decisione che si dovrà assumere in merito all’area. Il coinvolgimento dei cittadini mirava a generare scelte il più possibile condivise, capaci di incorporare sia le conoscenze tecniche, sia le preferenze e i valori della comunità, e pertanto più efficaci;
  • credibile – in forza delle modalità con cui si è svolto il processo – agli occhi degli abitanti della zona e di Bologna, dell’Amministrazione e dei media (che peraltro purtroppo, occorre sottolineare, hanno dato pochissima attenzione al processo).

Più in particolare, ParteciPrati si è ispirato a quella che oggi rappresenta la frontiera più innovativa e promettente sul fronte del coinvolgimento dei cittadini: la partecipazione deliberativa (per chi fosse interessato ad approfondire, un libro sul tema può essere scaricato gratuitamente dal sito www.laprossimademocrazia.com). In particolare il processo si è differenziato dalla partecipazione tradizionale assembleare tipica dei movimenti sociali strutturandosi secondo alcune caratteristiche portanti: inclusione; informazione; dialogo; deliberazione/ponderazione; condivisione, influenza.
Inclusione. Mentre la partecipazione tradizionale segue il criterio della ‘porta aperta’ (gli incontri vengono pubblicizzati e può venire chiunque lo desideri; questa modalità attira i cittadini attivi o quelli specificamente interessati alla questione trattata, ma non assicura rappresentatività di alcun tipo), ParteciPrati ha cercato invece di assicurare una composizione il più possibile diversificata e rappresentativa della popolazione residente (cittadini italiani e non). Quando a promuovere un processo è l’Amministrazione locale, questa ha la possibilità di estrarre un campione utilizzando l’anagrafe, una possibilità che il Comitato non ha avuto. L’approccio adottato dunque è una ‘seconda scelta’ rispetto al campionamento ‘puro’, ma é adottata anche nella prassi internazionale, e consiste nel a) pubblicizzare ampiamente il processo e chiedere a chiunque sia interessato di segnarlo; b) scegliere tra i ‘volontari’ un gruppo che sia il più possibile rappresentativo sotto alcuni parametri pre-definiti (in questo caso: 1) genere; 2) età (classi 18-29; 30-44; 44-65; >65; 3) quartiere di residenza (il 90% dei partecipanti residenti nei tre quartieri direttamente confinanti con i Prati -Borgo-Reno, Porto-Saragozza, Navile-, mentre la presenza di abitanti di altri quartieri è stata limitata a un massimo del 10%). E’ chiaro come vi sia un notevole livello di autoselezione anche con questa procedura (si sono candidate comunque le persone sensibili e interessate al tema), ma sempre meno che nella ‘porta aperta’; l’altro vantaggio di questo approccio è che il gruppo dovrebbe essere più stabile nel tempo: le stesse persone partecipano a tutti gli incontri (salvo qualche inevitabile defezione durante il percorso), permettendo di sviluppare un dialogo più approfondito nel tempo.
L’intento quindi era di reclutare 100 partecipanti attraverso la ricerca attiva di persone potenzialmente interessate; oltre 280 cittadini hanno dato la loro disponibilità; da queste pre-adesioni è stato estratto casualmente un gruppo di 100 cittadini, rappresentativo secondo i parametri sopra indicati. Di fatto le presenze al Forum hanno evidenziato un buon bilanciamento di genere, un po’ meno per quartieri (Porto-Saragozza era sovra-rappresentato) e per età (pochi i giovani fino a 29 anni).
Informazione. Mentre nella partecipazione ‘tradizionale’ si dà per scontato che i partecipanti abbiano già proprie preferenze ed opinioni ben definite, nella partecipazione dialogico-deliberativa si cerca di fornire un quadro completo degli elementi conoscitivi (non solo ‘tecnici’, ma anche soggettivi-sociali) che siano o bilanciati (presentazione di posizioni diverse) o imparziali per consentire di giungere – sia individualmente che insieme come gruppo – a formulare opinioni e preferenze ben informate.
Con questo intento, nel caso di ParteciPrati due incontri sono stati interamente dedicati ad offrire ai partecipanti un quadro conoscitivo il più ampio e bilanciato possibile (vedi sotto la figura 1). Inoltre è stata istituita una Commissione scientifica che ha fornito supporto al processo illustrando specifici temi, predisponendo materiali informativi (sintetici e in linguaggio accessibile) per i partecipanti, rispondendo alle domande di chiarimento. Al termine del percorso la Commissione ha fornito un sintetico commento ai partecipanti circa la fattibilità tecnica-giuridica-economica di massima delle proposte (ma non una valutazione di merito o opportunità).
Dialogo e ponderazione. Per consentire un reale confronto si è cercato di creare un contesto favorevole al dialogo e allo ‘ascolto attivo’ in un clima di rispetto della diversità di opinioni; sono stati pertanto utilizzati diversi ‘metodi’, in funzione degli specifici obbiettivi dei singoli incontri (cfr. la figura 1) e gli incontri sono stati gestiti da uno staff di esperti e da facilitatori di tavolo (cui è stata offerta una giornata di formazione ad hoc) con il compito di assistere le conversazioni e gestire le dinamiche di gruppo (senza mai entrare nel merito delle questioni).
La ricerca di scelte condivise. Il processo ha cercato di favorire il raggiungimento di scelte condivise, evitando votazioni a maggioranza. Durante il percorso i partecipanti si sono gradualmente ‘coagulati’ intorno a tre modi diversi di declinare il tema del parco urbano; pertanto il ‘prodotto’ finale del processo è rappresentato da tre mappe fisiche dell’area con l’indicazione degli usi e delle destinazioni che riflettono bisogni e preferenze dei partecipanti; (soprannominati rispettivamente ‘Bosco selvatico’, Parco attrezzato’ e ‘Coltivare il parco’).
Grandi sforzi sono stati spesi per garantire la massima imparzialità e neutralità e conferire di conseguenza credibilità al processo e ai suoi esiti; in particolare è stato costituito un Comitato di garanzia (composto da un’avvocatessa, un parroco e un’ex magistrata) con il compito di supervisionare lo svolgimento del processo partecipativo validandone i principali ‘passaggi’ e assicurando l’imparzialità del processo e dei singoli incontri in modo da evitare ogni sospetto di ‘manipolazione’ o distorsione partigiana.
Comunicazione. Benché a partecipare sia stato un gruppo definito e circoscritto, chiunque fosse interessato ha avuto la possibilità di seguire il percorso durante il suo svolgimento grazie ai documenti e alle immagini nel sito enei social dedicati (http://www.parteciprati.it).
Nella figura 1 viene riportato lo schema del percorso. Il Forum civico è stato strutturato in 6 incontri (che si sono svolti ogni due settimane fra gennaio e marzo, sempre il giovedì sera dalle 20,30 alle 23 presso Venti Pietre), articolati come segue:

  • 1) World Café: emersione e individuazione di bisogni, desideri, problematiche, opportunità, idee, preferenze.
  • 2) Incontro informativo: esposizione di conoscenze, dati, informazioni, urbanistiche, economiche, demografiche, ambientali e sociali, ed esempi di ‘buone pratiche’ in altre città; supplementi di info e richieste di chiarimenti da parte dei partecipanti.
  • 3) Incontro informativo: testimonianze di attori istituzionali, economici e sociali: visioni, bisogni, interessi, preferenze, desiderata.
  • 4) Laboratorio di progettazione partecipata per sottogruppi di 10 partecipanti (sul modello del Planning for real).
  • 5) Laboratorio di progettazione partecipata per sottogruppi di 10 partecipanti (sul modello del Planning for real).
  • 6) Restituzione dei progetti prodotti dai gruppi e valutazione di fattibilità degli esperti. Definizione dei progetti.

Infine, il processo si è concluso con un’assemblea pubblica finale di presentazione alla comunità del percorso e dei suoi esiti.

Figura 1. Schema dello svolgimento di ParteciPrati
In conclusione, pur povero di risorse che non fossero l’impegno volontario di alcune decine di persone (consulenti, facilitatori, membri del Comitato promotore, del Comitato di garanzia e della Commissione scientifica) con diverse competenze e molta buona volontà, ParteciPrati mostra un modello di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte strategiche, capace di tradurre l’ideale partecipativo in prassi fattibile ed efficace, oltre che democratica.
Torniamo ora alla nostra riflessione critica più ampia sul ‘modello Bologna’ in tema di partecipazione. I canali partecipativi tradizionali di quartiere e di partito, si è detto, si sono oramai affievoliti se non esauriti del tutto. Il Sindaco aveva ventilato, sulla falsariga di molte esperienze internazionali, la strada della partecipazione deliberativa. Ma era solo campagna elettorale, nulla di ciò è stato fatto; anzi, la Giunta ha seguito la solita vecchia strada del Decidi-Annuncia-Difendi. Non c’è proprio da stupirsi se la conseguenza è stata proprio ciò che Merola si era ripromesso di evitare: sono spuntati i comitati, dal Passante ai Prati di Caprara e altri ancora, con buona pace del Sindaco.
Stando alle dichiarazioni del Sindaco, la democrazia partecipativa é una risposta alla crisi della politica, e della sinistra in specifico. Ma il BP promosso dal Comune costituisce una forma di partecipazione, ammesso che lo sia, assai modesta, per quanto simpatica possa risultare, sia per gli importi in gioco sia rispetto a molti altri processi analoghi in giro per il mondo; così, non appare certo ‘un esempio per il Paese contro i populisti’. ParteciPrati al contrario, pur promosso dal basso e con pochi mezzi, è un esempio di innovazione democratica reale che dimostra che, se lo si vuole, la partecipazione deliberativa è efficace e fattibile.
Per concludere: se si vuole trovare risposte al populismo, forse la ricetta non va cercata lontano: basta tornare al popolo (sovrano; art. 1 Costituzione); la rappresentanza – accettata acriticamente dalle élites, ma anche dall’opinione pubblica- è solo un modo storicamente determinato di declinare la democrazia. Ma l’idea di democrazia, osserva un grande politologo come David Held, è molto più ricca di quella che una visione ‘realista’ che riduce all’esistente, ovvero la democrazia liberal-rappresentativa. D’altra parte, la crisi della democrazia potrebbe essere, oltre che una sfida, un’opportunità per innovare il modo in cui intendiamo e pratichiamo la democrazia; la partecipazione deliberativa, sostituendo o almeno integrando la rappresentanza con la rappresentatività (gruppi di cittadini comuni, scelti a campione, che discutono in modo informato e infine decidono) rappresenta appunto un’innovazione democratica che ha già dimostrato in numerose esperienze in Italia e altrove il proprio potenziale.
C’è di che riflettere per la sinistra: il coinvolgimento effettivo -non solo l’ascolto!- dei cittadini che produca scelte condivise e legittime sulle questioni importanti può essere una delle strade che porta la sinistra a riscoprire le proprie ragioni e i propri valori? Se la risposta è affermativa, il modello non è certo il modestissimo BP ‘in salsa bolognese’, ma piuttosto il Forum Civico dei Prati di Caprara.

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