di Silvia R. Lolli
In questi giorni pre estivi del 2018 si sta consumando la cittadinanza in una Bologna che ha completamente perso da una parte l’ascolto dei cittadini e dall’altra la capacità concreta di fare politica, se non con manifestazioni che ormai non vengono più ascoltate da nessuno. Il comitato Rigenerazione No Speculazione, ma anche Colazione Civica (che organizza una giornata intera ai Prati per l’intitolazione di essi) in questi giorni si trovano di fronte al vero e proprio muro di gomma di italiana memoria. Ci sembra l’ultimo atto di una tragedia politico-sociale, iniziata almeno da qualche anno.
Sempre di più anche qui ci troviamo di fronte alla situazione politica che bene espresse il film di Pietro Germi negli anni Sessanta. Si tratta con i palazzinari, con gli speculatori; è una politica che nel migliore dei casi ha adottato lo spirito del laisser fair del capitalismo e neoliberismo più rampanti. Cosa devono e possono ancora fare i cittadini?
Che cosa può fare l’opposizione in consiglio comunale se per cavilli burocratici, che nascondono una politica misera falsa e a senso unico, non le si danno le risposte richieste. Coalizione Civica ha fatto una semplice domanda in consiglio: chi ha abbattuto gli alberi nella zona più di pregio della ri-naturalizzazione, quella ovest dei Prati, togliendo di fatto al bosco urbano ipotizzato dal laboratorio dei cittadini 2 ettari più le carreggiate per il passaggio dei grossi camion? Nessuna risposta immediata, perché c’è già la richiesta; ma è da un mese e non ha ricevuto ancora risposta.
Il picnic organizzato dal Comitato Rigenerazione No Speculazione sabato 12 maggio ha dato modo di capire che cosa avverrà negli ex 47 ha. demaniali: un vero e proprio deserto che assumerà purtroppo presto le caratteristiche dei non-luoghi che stanno devastando sempre di più la nostra società.
La passeggiata è avvenuta verso il luogo dove dovrebbe sorgere una scuola (si dice in mezzo al bosco, ma intanto si è devastato!) e certamente come abbiamo visto una strada che taglia e lascia uno spazio lineare che i politici vogliono farci credere ancora un bosco; anche ignoranti possiamo definire questi nuovi condottieri della comunità bolognese, visto che a detta dei veri consulenti una linearità di pochi metri distrugge qualsiasi ambiente boschivo. Tra l’altro una linearità che è stata tratteggiata a pochi metri dal corsi d’acqua Ravone e Ghisiliera e quindi neppure rispetta il limite dei 150 metri che dovrebbero essere ancora vigenti per legge. Ma si sa che questa nostra tragica politica sta facendo e disfacendo secondo i propri interessi del momento e che sembrano soprattutto economico/finanziari e quindi possiamo presupporre che ci siano le solite deroghe.
La passeggiata del 12 molti di noi l’hanno vissuta con molta amarezza, ma è sorta anche rabbia, soprattutto per l’impotenza di non essere ascoltati. Camminare su una strada sterrata che fino a pochi giorni prima non c’era e vedere ai margini la rimanenza di arbusti ed alberi tagliati, poi arrivare al luogo del disboscamento in cui mezzi meccanici caricavano, dopo aver ridotto in poltiglia sugli enormi camion, il legno che è stato portato fuori provincia (massima resa economica della distruzione e tutto per fare riscaldamento, cioè dare al PIL una nuova entrata) è stata un’emozione che non avremmo mai voluto provare.
La visione dei due ettari? Devastante, deprimente, perché ciò che rimane è un luogo arso dal quale si apre la vista verso S. Luca, che nonostante ancora il verde rigonfiante sta nascondendo opere nuove che cancellano la vecchia idea di non mettere le mani sulla collina.
Ora i due ettari sembrano un deserto, ma il deserto ha qualcosa di magico, di recupero per l’umanità che si sente a contatto con l’immensità; qui rimane invece solo desolazione, di uno spazio che attende una maggior devastazione ambientale e soprattutto sociale e che diventerà un non luogo o al massimo un finto luogo: questa è la vera percezione dei nostri politici.
L’umanità che si perde nel deserto o in un bosco è quella che la politica ha ormai lasciato al passato, perché il futuro è per chi fa speculazione e sa maneggiare danari pubblici dando soprattutto al privato; anche le prossime case saranno per chi ha la possibilità di spendere di più e sarà eseguita un’urbanizzazione che costruirà solo dei confini attorno a sé; si sta preparando un quartiere per ricchi, con vista S.Luca e che presto costruirà reti di confine magari con guardie private che girano all’interno.
Intanto si dice che i Prati devono essere rigenerati perché ci sono i romeni che vi abitano. Infatti è vero, ma se c’è un problema di sicurezza, perché non intervenire con i servizi sociali e le forze dell’ordine? Abbiamo visto solo due o tre grandi tende, ma tanto sporco messo a latere del cantiere..Ricordiamo che la Giunta Cofferati riuscì a togliere le tende e i ricoveri di fortuna in tanti luoghi, semplicemente applicando leggi che esistono. Non si fece per speculare sull’area.