Bologna, scuola: accettano studente straniero solo davanti alla telecamera

15 Ottobre 2014 /

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di Antonella Cignarale
Scuola dell’obbligo: se si chiama così un motivo c’è ed il diritto a frequentarla, così come il dovere a garantirla, è sancito dalla legge. Nella pratica, però, per un minore straniero in età dell’obbligo, non è sempre facile accedere al nostro sistema scolastico. È quello che è successo ad Umar: arrivato in Italia nel settembre 2013, ci racconta infatti che dall’anno scorso gira per le scuole di Bologna e provincia per provare ad iscriversi, ma invece di essere già seduto a un banco di scuola con i suoi coetanei, ha sempre ricevuto una risposta negativa.
“Le classi sono piene”, “più di 25 studenti non possiamo prenderli” “è troppo tardi per registrarsi” hanno usato come giustificazioni. Tuttavia è illegale che le scuole si permettano di rimandare un minore straniero a casa perché arrivato tardi rispetto alle ordinarie iscrizioni: secondo il D.P.R. 394/1999 infatti l’iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico.

L’esempio di quello che è successo a Bologna è simbolico perché proprio il Comune emiliano ad aprile 2014 ha stilato un “Protocollo per l’accoglienza e l’inclusione degli alunni stranieri” per facilitare l’ingresso a scuola per chi arriva sul territorio. Un sistema di smistamento che dovrebbe permettere di monitorare le richieste di iscrizione ed evitare casi in cui una famiglia e un minore in cerca di un posto disponibile vengano rimbalzati da una scuola ad un’altra perdendosi nei meandri del nostro sistema scolastico.
Secondo Giulia Zanon dell’Osservatorio sui Respingimenti scolastici (una rete di associazioni, scuole di italiano, collettivi e sindacati che denunciano e allo stesso tempo seguono casi come questi): “È evidente che il protocollo istituito a Bologna ancora non funziona come dovrebbe perché già presenta delle falle. Al momento della richiesta di iscrizione la presa in carico di un minore straniero in età dell’obbligo è un impegno che le scuole spesso hanno dimostrato di non volersi prendere, perché implicherebbe l’obbligo a indirizzarlo e seguirlo seriamente fino a che non si ha la certezza che ci sia una scuola disponibile per lui”.
Umar grazie alle nostre telecamere, e grazie al lavoro dell’Osservatorio, ha finalmente smesso di essere uno studente fantasma. Ma quanti sono i ragazzi che come lui non riescono ad andare a scuola?
Questo articolo è stato pubblicato su Corriere.it il 14 ottobre 2014

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