di Noemi Pulvirenti
Oscar Wilde sosteneva che la musica è il tipo perfetto dell’arte, perché non può mai svelare il suo ultimo segreto. Ma se spostiamo la riflessione su chi la realizza, chi sono i musicisti e cosa si nasconde dietro uno strumento? Questo film ce li presenta in ogni più diversa accezione e sfumatura, tutti quanti legati dalla stessa passione ma sopra ogni cosa dalla figura del Maestro Abbado, che ha saputo riunire nella sua orchestra elementi tanto diversi quanto complementari. Il legame che li unisce non è soltanto amicizia, è qualcosa che riesce ad andare oltre, perché ogni loro singola emozione si fonde e ci viene restituita con un’unica partitura.
L’Orchestra. Claudio Abbado e i musicisti della Mozart è il documentario di Helmut Failoni e Francesco Merini della Mammut Film, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna. I due registi hanno seguito l’orchestra Mozart in tournée dal dicembre 2012 fino al giugno del 2013, vivendo quotidianamente a stretto contatto con ognuno di loro e seguendoli nei teatri di Bologna, Vienna, Palermo, Lucerna e Madrid, e costruendone così un road movie musicale.
Questo film corale ha una moltitudine di personaggi che vengono sapientemente destreggiati. Ogni musicista ha qualcosa di sé di intimo da rivelare, come il contrabbassista venezuelano Johane Gonzalez che viaggia sempre da Berlino a Bologna in treno per la paura di rovinare il suo strumento oppure di Lucas Macias Navarro che impara a suonare l’oboe perché il padre si innamorò della colonna sonora del film “Anonimo Veneziano”. E ancora, un’antica sfida tra le figure del violinista e del violista a colpi di barzellette, o quelle più emotive come la difficoltà di avere una famiglia e stare sei mesi l’anno fuori di casa.
L’orchestra Mozart, fondata da Abbado nel 2004, ha provato un gran rispetto e amore per il loro direttore, conosciuto in tutto il mondo per la sua carriera ma anche per la sua umanità; la prima viola Danusha Waskiewicz l’ha definito addirittura un dio. Descritto anche come un uomo di poche parole, quando i registi gli chiedono quale insegnamento crede di aver lasciato ai suoi musicisti, la sua risposta è semplice quanto immensa: ascoltare ed ascoltarsi, non soltanto nella musica ma anche nella vita. La perdita di Claudio Abbado avvenuta nel gennaio di quest’anno ha lasciato un profondo vuoto in loro, e il futuro come orchestra rimane momentaneamente incerto.
Indubbiamente ha lasciato un gran vuoto anche nei due registi, che hanno seguito il maestro per ben dieci anni iniziando con il precedente lavoro “L’altra voce della musica. Il viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e l’Avana.” del 2006, confermando quello che dovrebbe accadere in un progetto documentaristico nel quale si crede con tutto il cuore, cioè avere delle tempistiche molto più lunghe della finzione e un legame emotivo ed esclusivo con il proprio soggetto.
Per chi non fosse riuscito a vederlo il film sarà replicato venerdì 13 giugno alle 17.00 presso la Sala Scorsese del Cinema Lumière di Bologna, e andrà in onda su Rai5 il 26 giugno.