16 millimetri alla rivoluzione

di Sergio Galante /
11 Maggio 2024 /

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Pubblichiamo di seguito la recensione di Sergio Galante al film di Giovanni Piperno, “16 millimetri alla rivoluzione”, con Luciana Castellina. Il film sarà proiettato il 15 maggio al Cinema Modernissimo di Bologna (QUI IL LINK PER ACQUISTARE I BIGLIETTI). In occasione della proiezione vi sarà l’incontro con l’autore, Luciana Castellina, Sergio Caserta (Il manifesto in rete) e Rossella Vigneri (Arci)LOCANDINA DELL’EVENTO

Giovanni: “Luciana, una domanda facile facile: se ti senti ancora comunista e cosa vuol dire per te essere comunista oggi.

Luciana: “Non siamo ancora riusciti a fare un posto dove ci sia libertà e uguaglianza. Rinunciarci sarebbe grave. Ci provo ancora. Essere comunisti vuol dire provarci ancora”

Questo è un frammento iniziale dell’intervista di Giovanni Piperno, regista di un documentario sul  Partito Comunista Italiano, a Luciana Castellina che, in diversi spezzoni, accompagna tutto lo svolgersi del film costituito da innumerevoli immagini, video, filmati, in parte commentati dalla voce fuori campo dello stesso Giovanni Piperno, su parti della storia del partito comunista italiano dagli anni ‘50 e ‘60 fino alla morte di Enrico Berlinguer del 1984 e alla dissoluzione del partito con la svolta della Bolognina a partire dal 1989.

16 millimetri alla rivoluzione (2023), è il titolo, presentato al Torino film festival di quell’anno, scritto dallo stesso regista e da Alessandro Anibali prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD).

Il tentativo di ricostruzione di una vicenda così ampia e collettiva, adotta un approccio molto interessante, andando ad elencare presentandoli una lunga serie di documenti audiovisivi, probabilmente autoprodotti dal PCI e non solo, durante la sua esistenza.

Fa un percorso a ritroso partendo proprio dalle immagini filmate della svolta della Bolognina in cui Achille Ochetto condusse la trasformazione del PCI in PDS come prima di una lunga serie di trasformazioni e metamorfosi sempre più lontane dallo spirito che animava un movimento di massa di tale portata.

La voce di Luciana Castellina (nell’intervista) è una voce testimoniale di quelle vicende e la sua storia di espulsione dal partito con la formazione del Manifesto (1969), dà lucidità ad uno sguardo diretto e privo di superflue, in tale frangente, affettività, con cui critica, analizza, propone.

Luciana Castellina e gli audiovideo si alternano in modo leggero costituendo un flusso narrativo in cui trova posto anche la memoria personale dell’autore attraverso spezzoni familiari.

Vengono presentati in rassegna brani di registi  del cinema militante di quei tempi come Gregoretti, Bertolucci, Pontecorvo e altri, coinvolti nella vera e propria esistenza quotidiana del PCI.

Accanto a questo Piperno propone una serie di forme di audiovideo, rintracciate nell’archivio, realizzate come pura documentazione di eventi dell’epoca : incontri pubblici con Enrico Berlinguer, con esponenti della DC e confronti tra iscritti e simpatizzanti sui principali temi del lavoro, il femminismo, la salute mentale.

L’impianto non nostalgico di questo documentario è un suo punto di forza e l’altro, forse, è quello di un cinema sperimentale, dal basso ( sono le persone a parlare), empatico, che, inuno spezzone finale, Cesare Zavattini chiosa cosi : “Non un cinema di pochi per tanti, ma un cinema di tanti per tanti”.

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