Bologna Football Club a Granarolo: l'inganno del pubblico interesse

9 Aprile 2013 /

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Granarolo e il Bologna Calcio
Granarolo e il Bologna Calcio
di Andrea De Pasquale, direzione del PD di Bologna
Il 28 marzo scorso è stato firmato l’Accordo di Programma relativo al nuovo Centro Sportivo del Bologna Football Club a Granarolo, poi approvato il 4 aprile dal Comune di Granarolo, che comprende 12 campi da calcio (in parte sotto la linea dell’alta tensione a 220.000 volt) più ristorante, hotel, centro congressi, centro fitness, per una utenza che richiede oltre 480 nuovi posti auto. Si tratta di un’operazione esemplare per capacità di contraddire in un colpo solo tutti i principi urbanistici, ambientali e trasportistici a cui le amministrazioni locali (e le coalizioni di sinistra che le governano) affermano di ispirarsi.
In primo luogo, ci sono dubbi di legittimità riguardo il rispetto del Piano Paesistico Regionale e del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Tutta la procedura si basa infatti sul presupposto di un “rilevante interesse pubblico”, che nella fattispecie viene identificato con lo sviluppo del club calcistico, ovvero di una azienda privata, i cui obiettivi di business vengono automaticamente assunti come valore collettivo. Sono poi state fatte forzature interpretative per classificare l’intervento come di livello comunale (non metropolitano), e adottare quindi una procedura semplificata e accelerata (che non coinvolge alcuna assemblea elettiva se non il Consiglio Comunale di Granarolo), mentre il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale cita per ben 4 volte il nuovo centro sportivo del Bologna Football Club come “Polo Funzionale”, evidenza che viene negata a più riprese in tutta la procedura.
In secondo luogo, è evidente il forte squilibrio tra benefici pubblici e privati. Il comune di Granarolo cede “sottocosto” un patrimonio collettivo, limitato e non rinnovabile come il suolo agricolo, in cambio di un piatto di lenticchie: un campo sportivo a quasi 3 km dal paese e a soli 900 metri dall’inceneritore (il campo attuale è invece in pieno centro, a 300 metri dalle scuole), e un risparmio quantificato dallo stesso comune in 15.000 € all’anno.

Al contempo l’operazione genera per la parte privata un plusvalore milionario: la trasformazione di un’area agricola in edificabile, per 36.000 mq di nuova costruzione (equivalenti a 500 appartamenti medi), e in più la possibilità di costruire residenze nell’attuale campo sportivo di Granarolo, astutamente dismesso. Quindi, mentre ci affanniamo a scrivere in tutti i programmi elettorali e di governo che i nuovi insediamenti vanno ubicati nelle aree dismesse (la famosa rigenerazione urbana) e non su suolo vergine, qui si fa il contrario, ovvero si regala al costruttore la possibilità di occupare territorio agricolo, risparmiandogli così i costi di demolizione, rimozione e bonifica che comporta la ricostruzione su aree in disuso.
E siamo al terzo punto, ovvero l’impatto ambientale. L’intervento comporta 45.000 mq di suolo impermeabilizzato (pari a 7 volte piazza Maggiore, ovvero una superficie asfaltata grande quanto 9 campi da calcio). Consuma 225.000 mq di territorio, pari all’1,5% di tutta la superficie di pianura della Provincia di Bologna (ma escludendo la parte edificata, siamo intorno al 3% di quella libera). Va notato che la trasformazione di quel territorio è irreversibile: il ripristino dell’uso agricolo non sarà possibile nemmeno in futuro, dato che i 12 campi da calcio comportano vari strati di inerti, ghiaia e sabbia che non sarà semplice rimuovere, se non a costi altissimi.
In caso di fallimento di quel progetto, è facile prevedere che cambi l’uso (commerciale? produttivo? residenziale?) ma certamente non si tornerà indietro, ai campi coltivati. Inoltre sul tema elettrosmog nulla è stato risolto, in quanto l’interramento dei cavi “dopo” aver costruito il Centro non ha alcuna fattibilità tecnica (vorrebbe dire disfarne una buona parte con una trincea che taglia diagonalmente il comparto), tanto che Terna ha dichiarato di non avere ricevuto alcuna proposta né richiesta in tal senso. Anche perché, per ragioni di sicurezza, in caso di interramento il gestore chiede di avere accesso in ogni momento, di giorno o di notte, alla trincea con i cavi, per poter intervenire tempestivamente in caso di guasti: il che è evidentemente incompatibile con il progetto di campi, tribune e spogliatoi sul tratto interrato.
In conclusione, l’operazione BFC a Granarolo è un grande inganno a danno del pubblico interesse, e un precedente pericoloso per il futuro, perché va a legittimare ulteriori interventi simili. Ma soprattutto costituisce una scelta politicamente imbarazzante, di cui le forze politiche che governano gli enti locali saranno chiamate a rispondere, a partire dalle prossime elezioni (amministrative e non solo).
Temo in particolare che il PD finirà per essere inchiodato a questa operazione, di cui si è completamente sottovalutata la portata politica e simbolica. Quest’opera infatti smentisce tutti i principi e gli obiettivi urbanistici dichiarati in sede elettorale e programmatica: dallo stop al consumo di suolo (punto qualificante di tutti i programmi di governo, e anche delle recenti 8 priorità di Bersani) al contrasto alla dispersione insediativa (concentrare la crescita intorno ai centri, evitando la frammentazione urbana in campagna), alla diversione modale nel trasporto (spostare utenza dall’auto privata al treno, costruendo solo intorno ai centri serviti dalla ferrovia: ma Granarolo non ha alcuna ferrovia). Dopo tanta incoerenza, con quale credibilità ci presenteremo agli elettori?
Questa prova di incongruenza ci conferma come occorra salvare questa sinistra, e i valori collettivi in essa ancora presenti, dall’insipienza di amministratori e dirigenti furbi ma non saggi, che pensano che i cittadini non abbiano memoria, e credono di nascondere la verità dei fatti dietro una cortina di propaganda e di obbedienza. Non è più il tempo, non funziona più, soprattutto con in campo il Movimento 5 Stelle.
Bisogna che quanti hanno a cuore la sinistra e le istituzioni si mobilitino per difendere l’uno e le altre dal discredito a cui queste pratiche di uso del territorio opportunistiche e miopi rischiano di portarci. Quando verrà fatta piena luce su questa operazione (presto o tardi), facilmente qualcuno dovrà vergognarsi: dobbiamo lavorare da oggi affinché almeno qualcuno, tra i componenti delle forze politiche che governano i nostri territori, non debba arrossire, e possa presentarsi ancora a testa alta all’appuntamento con gli elettori. Per questo a chi, in nome di un miope opportunismo, ha voluto un “affare” come questo, diciamo: non in nostro nome. Non ci faremo trascinare nel disonore. Il prezzo elettorale che pagheremo grazie a queste geniali operazioni dovrà avere dei responsabili precisi, a partire dal sindaco di Granarolo e a finire con la presidente e il vicepresidente della Provincia di Bologna.

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