Nella giornata di oggi si terà la mobilitazione nazionale per la scuola contro le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo ciclo di istruzione. Potete scaricare le locandine con le varie iniziative che si terrano a Bologna (QUI, QUI e QUI). Pubblichiamo qui di seguito il comunicato di lancio della mobilitazione della Rete per la scuola pubblica Emilia Romagna, seguito da un testo di presentazione della Rete e della sua storia. Conclude l’articolo l’appello alla mobilitazione per le realtà firmatarie. Buona lettura!
Comunicato stampa per la mobilitazione nazionale del 18 ottobre.
Sabato 18 ottobre si terrà una mobilitazione nazionale contro le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo della Scuola dell’Infanzia e del Primo ciclo di istruzione. Le Indicazioni Nazionali sono un testo di indirizzo per la progettazione del curricolo scolastico e la redazione dei libri di testo.
Numerose sono le città che stanno organizzando la mobilitazione in difesa della scuola pubblica. L’appuntamento della Rete per la Scuola Pubblica- Emilia Romagna è a Bologna, in Piazza del Nettuno, alle 15.30.
Il testo delle Nuove Indicazioni emanato dal MIM ha suscitato profonde perplessità nel mondo della scuola e della ricerca fin dalla prima stesura (11 marzo). Il suo iter di approvazione ha recentemente subito una battuta di arresto in seguito alla “sospensione del parere” da parte del Consiglio di Stato (17 settembre). Tale rinvio è dovuto alla presenza di diverse criticità tra le quali il mancato recepimento delle osservazioni del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione; la mancata analisi d’impatto e l’assenza di giustificazioni solide rispetto alla necessità di modificare il quadro normativo precedente; il rischio di aumentare la forbice tra studenti prodotto dall’introduzione dell’insegnamento del latino.
Come Rete riteniamo questo documento inaccettabile in quanto etnocentrico, classista, sessista, non inclusivo e ideologicamente autoritario.
È etnocentrico perché insiste sull’identità nazionale e sulle appartenenze culturali, distinguendo sempre tra un “noi” e un “loro” e piegando la storia a narrazione di un mito nazionalista e suprematista che esalta l’Occidente, rimuovendo il ruolo del colonialismo e negando i rapporti coloniali tuttora esistenti.
È classista perché rifiuta completamente l’idea di una scuola in cui si apprendono i saperi insieme e si costruiscono per tutti e tutte opportunità di riuscita, indipendentemente dal contesto socio-culturale ed economico di partenza. Si insiste sul talento come innato “potenziale cognitivo” da stimolare per garantire l’affermazione individuale in una società competitiva e frammentata. Viene introdotto lo studio del Latino dai dodici anni ripristinando così una selezione precoce delle carriere formative.
È sessista perché, a partire dalla sottolineatura del ‘Maestro’, maschio e con la ‘M’ maiuscola, rifiuta di riflettere profondamente sulle ragioni patriarcali, culturali e strutturali della violenza di genere e nega la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità, parlando, invece, di una vaga “educazione del cuore”. Riproduce, inoltre, l’idea di binarismo di genere con frasi come “questo tipo di educazione […] allena bambine e bambini a ‘capirsi’ nella complementarietà delle rispettive differenze”.
Non è inclusivo perché la personalizzazione della didattica si riduce alla realizzazione dei propri talenti e non viene nominato il lavoro e la figura dell’insegnante di sostegno come garante dell’inclusione in classe.
È ideologicamente autoritario perchè autorità, reverenza e rispetto sono dovuti solo al Maestro e l* student* sono rappresentat* come “tracotanti piccoli tiranni” che, dileggiando le scuole e sporcandone le pareti, sono unici responsabili del cedimento valoriale dell’istituzione.
Per questo motivo il 18 ottobre scendiamo in piazza e proponiamo una diversa idea di scuola attraverso un intero pomeriggio caratterizzato da iniziative di sensibilizzazione, dibattito e laboratori per tutte le età. Non mancate!
Contatti:
Enrico SIlvano: 3409805001 – Diletta Diazzi: 3493690981 – Luca Fabris: 3472194904
Rete per la scuola pubblica Emilia Romagna su instagram: https://www.instagram.com/rete_scuolapubblica_er/
Per approfondire, di seguito inseriamo una breve storia della Rete per la scuola pubblica Emilia Romagna, l’appello sotto cui abbiamo riunito tutte le realtà che ne fanno parte, l’elenco delle realtà firmatarie.
Storia rete per la scuola pubblica
La Rete per la Scuola Pubblica Emilia Romagna è nata lo scorso maggio in seguito alla pubblicazione della Bozza delle Nuove Indicazioni Nazionali, su iniziativa del gruppo territoriale di MCE Bologna, con l’intento di aprire uno spazio di confronto e di approfondimento e di avviare un’azione di contrasto all’entrata in vigore delle NIN. Fin dall’inizio la costruzione della Rete si è caratterizzata per un’impostazione inclusiva e partecipata, aprendosi a una pluralità di soggetti attivi nel mondo della scuola, dell’educazione, dell’attivismo sociale e studentesco sul tema dei diritti civili, della tutela del lavoro a scuola, del mondo accademico e scientifico e delle reti di famiglie e genitori. La prima assemblea pubblica ufficiale della rete si è svolta il 23 maggio presso il Centro Katia Bertasi e ha visto la partecipazione attiva di numerose realtà territoriali, le quali hanno contribuito in modo significativo alla costruzione di un dialogo aperto e costruttivo. Nel tempo, il nucleo iniziale di soggetti coinvolti si è ampliato, alimentato da un dibattito pubblico sempre più vivo, capillare e diffuso, che ha dato voce a nuove sensibilità e prospettive, rafforzando la rete e rendendola un punto di riferimento per chi crede in un’educazione democratica, inclusiva e partecipata. Una delle decisioni condivise durante l’assemblea al Centro Katia Bertasi è stata quella di ritrovarsi nuovamente prima dell’estate, per dare continuità al percorso appena avviato. E così è stato: un nuovo incontro si è tenuto con un gruppo già cresciuto, arricchito dalla partecipazione di altre realtà che, nel frattempo, hanno scelto di entrare a far parte della rete. Questo allargamento ha confermato la vitalità del progetto e la volontà comune di proseguire insieme nella costruzione di un’alleanza educativa e sociale sempre più ampia e radicata nei territori. Attualmente la Rete per la Scuola Pubblica Bologna (i firmatari dell’appello di chiamata alla manifestazione del 18 ottobre) è costituita dalla seguenti realtà:ADL COBAS Emilia Romagna Area scettica (storia), Assemblea comunità educante Appennino, Assemblea precaria universitaria, associazione Hamelin, Arci Guernelli, Casa della pace “La filanda”, Cassero scuola, Cesp Bologna, Cobas Bologna, Collettiva Chiriku,Comitato Besta, Comitato genitori IC5, C.R.A Pionieri, Coordinamento student storia, Doposcuola solidale Guernelli, Doposcuola Vag61, Doposcuola Làbas, Doposcuola TPO, Doposcuola Offside Pescarola (Municipi Sociali di Bologna), Educare alle Differenze, Famiglie arcobaleno Emilia Romagna, FLC CGIL Emilia Romagna(Tavolo nazionale per la scuola democratica – Bologna), Fondazione scuola di pace Monte Sole, Libera Bologna, MCE Bologna, Orlando centro delle donne Bologna, OSa-opposizione studentesca d’alternativa Bologna, Plat, rete genitori Spazzacomin, rivista gli Asini, Scuola delle donne del Pilastro, Smaschieramenti, Rivolta pride, USB. Durante questa seconda assemblea estiva, la rete ha compiuto un ulteriore passo in avanti, strutturandosi in sottogruppi di lavoro tematici, con l’obiettivo di approfondire le diverse linee di azione emerse nel confronto collettivo. Tra i mesi di giugno e agosto, i gruppi hanno continuato a mantenere attivi i contatti, collaborando in modo costante alla stesura, revisione e condivisione di documenti, proposte e riflessioni, ponendo così le basi per un’elaborazione comune sempre più solida e partecipata. I gruppi di lavoro sono i seguenti e mantengono attiva la collaborazione anche attraverso un canale Telegram: coordinamento, comunicazione, materiali, politiche locali,eventi e laboratori. Ad oggi, sia il Consiglio Superiore dell’Istruzione sia il Consiglio di Stato hanno bocciato il testo, seppur emendato rispetto all’ iniziale Bozza. Questo significa che la pressione della società civile è stata ed è tuttora necessaria per mantenere alta l’attenzione sulla tutela scientifico disciplinare dei contenuti dell’insegnamento e pedagogica e dell’impostazione democratica della scuola pubblica garantita dalla costituzione. Con questa consapevolezza e con la determinazione nel voler difendere una scuola pubblica, laica, inclusiva e aperta al mondo la Rete si prepara alla mobilitazione del 18 ottobre che vedrà un presidio in Piazza Nettuno fatto da vari angoli tematici e di approfondimento dei testo delle NIN ma anche di riflessione e dibattito su alternative possibili e percorribili e su l’idea di scuola che desideriamo costruire e preservare. Per diffondere questa azione, la Rete, insieme al Tavolo Interassociativo Emilia Romagna, ha redatto un documento che si chiede, a chi crede nel percorso intrapreso fino ad ora e nell’impegno per una scuola e quindi una società democratica, inclusiva e plurale, di sottoscrivere.
Appello per le realtà firmatarie
“IL 18 OTTOBRE LA SCUOLA PUBBLICA SCENDE IN PIAZZA CONTRO LE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI, PER LA SCUOLA DI TUTT*
Lo scorso luglio, il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha pubblicato il testo delle nuove Indicazioni Nazionali della scuola del primo ciclo di istruzione (infanzia, primaria e secondaria di primo grado). Il documento cambierà l’impostazione della scuola pubblica e democratica per i prossimi decenni.
Cosa sono le Indicazioni Nazionali e perché sono così importanti? Sono il documento fondante della scuola pubblica italiana. Hanno sostituito i vecchi programmi ministeriali e stabiliscono cosa e come si insegna a scuola. Sulla base delle Indicazioni Nazionali l* insegnanti preparano le loro lezioni; le case editrici scrivono i libri di testo; le docenti in formazione studiano per superare i concorsi pubblici; le scuole organizzano i loro progetti educativi.
PERCHÉ QUESTO DOCUMENTO È INACCETTABILE?
- Va contro oltre 50 anni di ricerca educativa e pedagogica. È un testo ideologico che ignora del tutto i più recenti studi scientifici sull’apprendimento, sposta il baricentro didattico più sui contenuti che sui processi e interrompe il percorso di democratizzazione della scuola pubblica portato avanti negli ultimi decenni nonostante i tagli e le contraddizioni dell’autonomia scolastica e della didattica per competenze.
- Propone un’idea di scuola autoritaria e antiquata. Alunni e alunne tornano a essere soggetti passivi, a cui si chiede obbedienza cieca e non partecipazione attiva. La scuola diventa un luogo dove si trasmettono nozioni, non dove si costruiscono insieme i saperi.
- È un testo etnocentrico, classista, sessista, non inclusivo e ideologicamente autoritario:
Etnocentrico: perché insiste sull’identità nazionale e sulle appartenenze culturali, distinguendo sempre tra un “noi” e un “loro” e piegando la storia a narrazione di un mito nazionalista e suprematista che esalta l’Occidente, rimuovendo il ruolo del colonialismo e negando i rapporti coloniali tuttora esistenti.
Classista: perché rifiuta completamente l’idea di una scuola in cui si apprendono i saperi insieme e si costruiscono per tutti e tutte opportunità di riuscita, indipendentemente dal contesto socio-culturale ed economico di partenza. Si insiste sul talento come innato “potenziale cognitivo” da stimolare per garantire l’affermazione individuale in una società competitiva e frammentata. Viene introdotto lo studio del Latino dai dodici anni ripristinando così una selezione precoce delle carriere formative.
Sessista: perché, a partire dalla sottolineatura del ‘Maestro’, maschio e con la ‘M’ maiuscola, rifiuta di riflettere profondamente sulle ragioni patriarcali, culturali e strutturali della violenza di genere e nega la necessità di un’educazione all’affettività e alla sessualità, parlando, invece, di una vaga “educazione del cuore”. Riproduce, inoltre, l’idea di binarismo di genere con frasi come “questo tipo di educazione […] allena bambine e bambini a ‘capirsi’ nella complementarietà delle rispettive differenze”.
Non inclusivo: perché la personalizzazione della didattica si riduce alla realizzazione dei propri talenti e non viene nominato il lavoro e la figura dell’insegnante di sostegno come garante dell’inclusione in classe.
Ideologicamente autoritario: perchè autorità, reverenza e rispetto sono dovuti solo al Maestro e l* student* sono rappresentat* come “tracotanti piccoli tiranni” che, dileggiando le scuole e sporcandone le pareti, sono unici responsabili del cedimento valoriale dell’istituzione.
Il documento, contraddittorio, poco coeso e scritto con uno stile volutamente ambiguo, ha già sollevato l’indignazione e la mobilitazione spontanea e diffusa di insegnanti di ogni ordine e grado, student*, di docenti e ricercator* universitari*, associazioni, famiglie e movimenti che si occupano di educazione. Anche il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione ha rilevato criticità sul testo e non ha espresso un parere favorevole. Il Consiglio di Stato ha sospeso l’espressione del parere sullo schema di regolamento delle nuove Indicazioni Nazionali. La posta in gioco è altissima. Mobilitarsi significa difendere una scuola pubblica democratica, inclusiva, attenta alle differenze e impegnata nel contrasto degli stereotipi e delle discriminazioni, che valorizzi la partecipazione attiva degli studenti e la co-costruzione del sapere, contrastando visioni antiquate, elitarie ed escludenti. Significa difendere il diritto a una scuola che sia uno spazio pubblico per costruire fiducia e legami, non solo un presidio di saperi immutabili. Per questo invitiamo student*, cittadin*, docenti, famiglie, associazioni, gruppi e sindacati a sottoscrivere questo documento e a partecipare alla giornata di mobilitazione del 18 ottobre 2025.”
REALTA’ ADERENTI
ADL COBAS Emilia Romagna Area scettica (storia),
Assemblea comunità educante Appennino, Assemblea precaria universitaria,
Associazione Vanvera Amelin,
Arci Guernelli,
Casa della pace “La filanda”, Cassero scuola
Cesp Bologna, Cinnica,
Coalizione Civica Bologna Cobas Bologna,
Collettiva Chiriku,
Collettivo Autonomo Studentesco di Bologna (CAS Bologna)
Coordinamento precari sul sostegno di Bologna e Voce delle Lotte-Fir
Comitato Besta Comitato genitori IC5
C.R.A Pionieri
Coordinamento student storia, Doposcuola solidale Guernelli, Doposcuola Vag61,
Doposcuola Làbas, Doposcuola TPO, Doposcuola Offside Pescarola (Municipi Sociali di Bologna)
Educare alle Differenze,
Famiglie arcobaleno Emilia Romagna, FLC CGIL Bologna,
Fondazione scuola di pace Monte Sole,
Gruppo Prometeo – Collettivo politico di studentx di medicina UNIBO,
Libera Bologna,
LUnA – Laboratorio Universitario d’Autogestione MCE Bologna,
Orlando centro delle donne Bologna,
OSa-opposizione studentesca d’alternativa Bologna, Percorsi di Pace “la filanda”
Plat,
rete genitori Spazzacomin, Rete della FLC Cgil di Rimini rivista gli asini
Smaschieramenti e rivolta pride, Scuola delle donne del Pilastro, Scuola Popolare di Musica Ivan Illich,
Tavolo nazionale per la scuola democratica – Bologna. USB
DIPARTIMENTO Scienze dell’ Educazione “Giovanna Maria Bertin”
Alessandro Tolomelli, Professore ordinario Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Carla Marulo, dottoranda Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”
Fulvia Antonelli, ricercatrice a tempo determinato tipo a), Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Marco Fincardi, Professore ordinario Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: HIST 03/A Storia contemporanea.
Michela Schenetti, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale
Pietro Corazza, Ricercatore RTT, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Salvatore Messina, ricercatore a tempo determinato tipo a), Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale
Beatrice Borghi, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: HIST-01/A Storia medievale
Luca Fabris: dottorando 38esimo ciclo, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” Settore Scientifico Disciplinare PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale
Elisa Truffelli, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/B Pedagogia Sperimentale
Monica d’Argenzio, docente a contratto, Dipartimento di Scienze dell’Educazione “G. M. Bertin”
Silvia Demozzi, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Marta Ilardo, Ricercatrice RTT, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Marta Salinaro, Assegnista di ricerca, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-01/A Pedagogia generale e sociale
Federica Zanetti, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale
Elena Pacetti, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale
Manuela Fabbri, Professoressa associata, Dipartimento di Scienze Dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin”, Settore scientifico disciplinare: PAED-02/A Didattica e Pedagogia Speciale