A Bologna la 7^ Festa Romasintagagiana

di (Comunicati) /
16 Ottobre 2025 /

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Sabato 18 ottobre a Bologna, dalle10 alle 18 presso la Zona Ortiva in via Erbosa 17 si terrà la 7^ Festa Romasintagagiana “Abitare culture memorie”. Proprio la funzione della memoria occupa un posto centrale nella celebrazione che ricollega, attraverso il tema del genocidio, il Porrajmos di rom e sinti, la Shoah e lo sterminio in corso del popolo palestinese. Condividiamo la locandina dell’evento (QUI) e pubblichiamo qui di seguito il comunicato di lancio della 7^ Festa Romasintagagiana

“La memoria non è un possesso. È una responsabilità. E oggi, davanti a Gaza, noi abbiamo il dovere di assumerla”. 

Djana Pavlovic 

Il 2 agosto 2025, così si esprimeva Djana Pavlovic sugli stermini che hanno segnato lo scorso secolo ma che ancora si ripetono.  

«Oggi ricordiamo il Porrajmos, il genocidio del nostro popolo: oltre 500.000 rom e sinti sterminati dal nazismo e dai suoi alleati in tutta Europa. Ricordiamo i nostri bambini uccisi, le donne sterilizzate, i corpi bruciati ad Auschwitz-Birkenau nello Zigeunerlager. Ricordiamo, come ogni anno, in un silenzio che ancora oggi accompagna la nostra memoria dimenticata dalle istituzioni e dai libri di storia. Ma … il Porrajmos ci obbliga a guardare Gaza — senza ipocrisie…. 

La memoria della Shoah e del Porrajmos non autorizza nessuno a trasformare la propria ferita in strumento di genocidio. Il senso di colpa di chi si sente responsabile oggi per il genocidio ebraico non può essere il motivo che giustifichi il genocidio a Gaza. 

A Gaza oggi si muore come si moriva nei Lager. Si muore bruciati vivi nelle tende dei campi profughi bombardati, si muore per prendere un sacco di farina, di fame e di sete, si muore tra le macerie, nei corridoi degli ospedali distrutti. Si vive senza acqua, senza cure, senza elettricità, senza scampo. 

Gaza è un luogo chiuso, circondato, bombardato, dove si uccide con impunità. È, a tutti gli effetti, un campo di concentramento contemporaneo. Lo dicono i fatti, non le emozioni. Politici israeliani chiamano pubblicamente i palestinesi «animali», «insetti», «non umani».  

I bambini israeliani vengono ripresi mentre cantano: «elimineremo tutti i palestinesi entro un anno». I missili colpiscono deliberatamente ospedali, campi profughi, scuole, ambulanze.  

Si usano armi a guida remota per uccidere civili.  

Si spara in testa a bambini che piangono e chiedono aiuto.  

Intere famiglie vengono annientate mentre cercano riparo. 

Noi rom non siamo particolarmente affezionati alla filologia, siamo poco interessati alla burocrazia delle definizioni precise. Sappiamo bene cosa è genocidio perché l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle e possiamo dire: questo è genocidio. È la distruzione sistematica e deliberata di un popolo. È la disumanizzazione assoluta trasformata in politica di Stato.  

È ciò che abbiamo subito noi. È ciò che oggi subiscono i palestinesi. 

Chi ha conosciuto Auschwitz e non riconosce Gaza ha smesso di capire Auschwitz. 

I palestinesi oggi sono gli ebrei e i rom di ieri. E l’Europa, ancora una volta, tace. 

Noi, che siamo stati trattati come rifiuti umani, oggi riconosciamo le stesse parole, gli stessi meccanismi, la stessa logica genocidaria applicata a un intero popolo…» 

Queste sue parole vogliamo farle diventare il nostro manifesto per la «7^ Festa Romasintagagiana» che si terrà a Bologna il 18 ottobre 2025, dalle 10 alle 18 alla Zona Ortiva – via Erbosa 17 – Bolognina (Bo). E farle diventare lo spunto per momenti di riflessioni comuni sulle sofferenze e gli stermini di ieri e di oggi. 

Il Porrajmos ci obbliga a guardare Gaza perché troppo simile è la logica che lega le due efferate politiche e pratiche genocide. 

Nella notte del 2 agosto 1944 circa 4.300 donne, bambini e anziani rom e sinti venivano bruciati nei forni di Auschwitz-Birkenau. Erano gli ultimi dei circa 7.000 che il 16 maggio si erano rivoltati contro le SS che dovevano liquidare il campo degli zingari (lo Zigenuerlager) per far posto a un trasporto di 4.000 ebrei ungheresi inviati da Adolf Eichmann. 

Dopo la rivolta le persone ancora in forze vennero inviate in altri Lager e le 4.300 rimaste liquidate in una notte sola. 

Nella Palestina, alla lunga Nakba (catastrofe) fatta di espulsioni della popolazione palestinesi dalle loro case e terre, occupate dallo Stato israeliano, fa seguito una ventennale apartheid, con relativa occupazione militare e coloniale delle rimanenti terre palestinesi.  

Dopo il 7 ottobre, giorno dello sciagurato massacro di Hamas (una risposta reattiva, che alcuni come pogrom altri come resistenza, per noi ulteriori ferite profonde alle due società (ebraica e palestinese) che trovano cause nella prolungata colonizzazione, nel disprezzo del suprematismo ebraico verso le popolazioni palestinesi che loro chiamano arabe, nelle costanti recinzione e sottrazione di terre, nelle violenza dei coloni protetti dall’esercito israeliano), si esplicita così in modo evidente il razzismo dello Stato d’Israele, a cui s’accompagna l’abbandono definitivo dei diritti umani fino a quel momento solo formalmente considerati, l’abbattimento di case e di piante di olivi nelle campagne palestinesi, gli incessanti bombardamenti ed invasione militare che trasformano Gaza in campo di battaglia e in un cumulo di rovine; prima di tutti vengono colpiti i luoghi e le infrastrutture civili, quali scuole e ospedali, poi interi quartieri.  

Umiliazione e razzismo di stato s’abbattono sulla inerme popolazione, e donne, uomini e bambini diventano corpi-cavie su cui testare ogni sistema d’arma; e non viene certo meno l’atroce sperimentazione di massa nei vari checkpoint e negli spazi di concentrazioni, così come negli improvvisati accampamenti allestiti in fretta e furia dopo trasferimenti esodi causati dai bombardamenti. 

Si tratta di forme avanzate digitali di sorveglianza e controllo totale e militare (Auschwitz alle telecamere) che si traducono in produzione di sofisticati dispositivi e software di cui Israele è leader a livello mondiale, paragonabile ad altre sperimentazioni in altri tempi su altre popolazioni, come quella eugenetica, medica e militare nazista ad Auschwitz, sugli ebrei, i rom e i sinti. 

Dall’ottobre 2023, il numero di vittime palestinesi è di circa 67.000, con oltre 155.000 feriti, quasi tutte vittime civili. Gaza City è stata oggetto di oltre seimila bombardamenti e l’area di Khan Yunis (sempre nella striscia di Gaza) di altri quattromila e cinquecento attacchi. 

Il dichiarato programma di eliminazione e/o deportazione della rimanente popolazione palestinese (pulizia etnica o genocidio che dir si voglia) per fare spazio all’espansione su tutta la Palestina dello Stato d’Israele, lo si sta attuando anche con un’altra atroce sperimentazione di massa quale l’affamamento o la fame estrema attraverso la razionalizzazione del cibo per ridurre la resilienza e la resistenza dei palestinesi sia a Gaza che in Cisgiordania, rimasti senza risorse e con  impedimenti all’arrivo degli aiuti umanitari. 

La «7^ Festa Romasintagagiana» non potrà che unire alla memoria del Porrajmos e alla shoah anche la Nakba ed il genocidio del popolo palestinese. 

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