Tari, l’ultimo balzello affinché non cambi niente

di Renato Rizz e Sebastiano Correggiari /
4 Dicembre 2024 /

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Per fare una riflessione sulla nuova tariffa che dal 1° gennaio verrà applicata nel comune di San Pietro in Casale, non si può non partire da un ragionamento sul perché siamo arrivati a questo e specialmente, come siamo arrivati a questo.

Poco più di un anno fa San Pietro in Casale ha corso il rischio del commissariamento per gravi problemi finanziari, per il susseguirsi di gestioni diciamo forse un po’ “superficiali”. Nei mesi che hanno preceduto le elezioni, l’Amministrazione uscente ha cercato in tutti i modi di indirizzare il dibattito della causa di tutto ciò verso il mancato pagamento da parte dei cittadini delle tariffe e in special modo la TARI ed ecco che oltre a un aumento assai consistente di quelle a domanda specialmente quelle legate al mondo del sociale, si è voluto procedere in modo deciso nell’applicazione della “tariffa puntuale” ossia di quella tariffa calcolata in base al principio “tanto conferisco, tanto pago”.

Quando è stata presa tale decisione non si poteva più procedere per l’anno immediatamente successivo ossia l’anno corrente, per cui tutto è stato spostato al 2025 così il Comune ha utilizzato l’ultimo anno della TARI per “coprire” i buchi derivanti dalle somme insolute, in poche parole  l’utenza sta sopportando un indistinto aumento della tariffa per gli errori della precedente amministrazione, di cui l’attuale sindaco era esponente, che ha, scientemente, sottovalutato il rischio, non accantonando le somme necessarie a coprire i mancati incassi.

Tutto questo continuando a negare la propria palese inefficienza perché anche nell’ultima assemblea che si è svolta pochi giorni orsono il Sindaco ha affermato che l’aumento dell’anno 2024 “non deve essere imputato alle somme insolute” quando invece andando a rileggere il Piano di Riequilibrio tutto ciò è sotto gli occhi di tutti: “Relativamente all’anno 2024, si prevede un aumento del PEF di circa il 7%, funzionale a porre a carico degli utenti del servizio un costo legato al rischio di inesigibilità per euro 125.000, con conseguente aumento delle tariffe TARI che sarà deliberato una volta aggiornato il PEF da parte di Atersir”.

Ecco che per evitare guai peggiori o per meglio dire, per scaricare su altri le prevedibili lamentele sulla nuova tariffa il successivo, naturale, passaggio altro non poteva essere che quello di eliminare dal bilancio del Comune tale voce e demandare il tutto al gestore HERA.

Intanto però bisognava decidere come procedere con la nuova tariffa e la scelta oltre a una nuova denominazione, TCP (Tariffa Corrispettiva Puntuale), ha portato anche a una modifica del numero dei conferimenti minimi in base ai componenti del nucleo familiare su cui si calcolerà la quota base e i meno virtuosi, coloro che sforeranno tale numero, pagheranno € 2,88 per ogni conferimento eccedente; la somma ricavata dovrebbe andare a essere ripartita tra i più virtuosi.

Tutto bello vero? A parole sembrerebbe di sì…a parole! Perché metti il caso in cui tutti i nuclei familiari fossero capaci di rispettare i conferimenti non ci sarebbe alcuna somma da ripartire ossia nessun premio. Risultato: siamo stati bravi a fare ciò che ci è stato chiesto ma non ci verrà redistribuito nulla. Chi ci guadagnerà allora? Questo riusciremo a vederlo solo tra un po’ di tempo di una cosa però possiamo essere certi. Questo sistema non è stato pensato per agevolare il processo epocale della transizione ecologica, ma per nascondere con qualche pennellata di verde brillante, la volontà di conservare lo status quo del consenso politico, la modalità di raccolta consigliata dal Piano regionale ed il medesimo valore totale della produzione.

Per sostenere la transizione e ridurre la spesa delle utenze, non è sufficiente cambiare la modalità di calcolo della tariffa, rassicurando i cittadini che null’altro cambierà; è invece necessario disporre del coraggio politico per sostenere una forte critica all’attuale modello di consumo e sfruttamento delle risorse, individuando come soluzione la drastica riduzione della produzione del rifiuto sia indifferenziato che differenziato, attraverso la prevenzione ed il riuso dei materiali e la conseguente significativa contrazione delle risorse impiegate nella raccolta.

Una significativa riduzione della tariffa può avvenire solo attraverso la riduzione del PEF, incidendo sui costi operativi e di smaltimento. 

La crisi climatica e sociale non perde occasione per ricordarci di agire, mentre la nostra Amministrazione lunedì ha perso nuovamente l’occasione per fare la differenza.

Quante volte ancora potremo permetterci di perdere questa occasione?

Parleremo di questo ma anche di ciò che abbiamo fatto e ciò che vogliamo fare in un’assemblea pubblica che si terrà il giorno 11 dicembre alle ore 20.30 presso la Sala Polivalente via Galliera sud 95/A (dietro il TIGOTà)

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