Come a Bologna, anche a Firenze il settore dello student housing privato è in forte crescita. Sostenuti oggi dai finanziamenti del PNRR, gli “studentati di lusso attraggono popolazione dinamica e creativa come piace ai sindaci dem, mentre contribuiscono a scacciare i residenti di lungo corso verso le periferie. Rappresentano inoltre un valido escamotage nei confronti del blocco all’apertura di nuovi alberghi, che il Regolamento urbanistico fiorentino vieterebbe entro la cerchia dei viali.
È dedicato a questi temi il nuovo ebook di perUnaltracittà: Turismo di classe. Studentati di lusso e selezione sociale a Firenze, curato (oltre da chi scrive) dalla politologa Francesca Conti. Il libro, che raccoglie scritti prodotti durante le vertenze in città e frutto del lavoro di attivisti-ricercatori, è scaricabile gratuitamente dal nostro sito.
Dopo la pandemia, i flussi turistici nel capoluogo toscano crescono decisamente. E decisamente riprende forza l’economia dell’arricchimento (di pochi) che mette a profitto i beni non delocalizzabili (di tutti): storia, arte, paesaggi. A partire dal corso istituito da Renzi sindaco, e confermato dal delfino Nardella, su Firenze sono stati sperimentati tre lustri di politiche estrattiviste. E a nulla valgono i promessi impegni anti-turistificazione del sindaco PD, che, dopo aver corteggiato il presidente emiliano-romagnolo, strizza ora l’occhio a Elly. E che nel frattempo silenzia la consultazione popolare contro gli studentati di lusso promossa dalle realtà di base fiorentine.
Quindici anni di turistificazione e di deregolamentazione urbanistica hanno riconfigurato i quartieri centrali. Da una parte svuotati di residenti, di attrezzature e servizi pubblici, dall’altra inondati di bar e ristoranti, di alberghi e appartamenti destinati ad affitti turistici, sono oggi recinti per turisti. Di massa o di lusso, i recinti e i ghetti si distinguono in base al censo dei visitatori paganti.
Inteso come settore di minimo investimento e massima resa, il turismo produce sfruttamento e bassi salari malgrado l’alto numero di presenze, mentre crea occasioni di profitto per imprenditori favoriti da miopi scelte politiche che fanno dell’attrattività il loro principale obiettivo politico, da raggiungere attraverso strategie di richiamo rivolte a “investitori esteri” d’ogni tipo, multinazionali (tra cui la Multinational Division South della Nato, che si insedierà a Firenze), università e alta formazione, studenti stranieri, convegnisti, crocieristi, mercanti in fiera.
Gli studentati privati, dietro la cui facciata molto cool si celano grandi strutture alberghiere e grandi imprese capitalistiche, rappresentano il tassello più recente di questo fenomeno. Un tassello rilevante a Firenze, poiché qui – unico caso in Italia – gli studentati godono di uno status particolare: tali strutture infatti ricadono nell’uso “direzionale privato” anziché essere inquadrate in quello “turistico-ricettivo” come indicherebbe l’orientamento attuale di TAR e Consiglio di Stato.
La diffusione delle cosiddette “residenze studentesche” private, sommata a quella degli affitti brevi, infine mette in crisi diritto alla casa e diritto allo studio, in una città dove nei fatti gli studenti non trovano alloggio e le residenze studentesche pubbliche non coprono il fabbisogno.
Tra vendite al ribasso degli edifici pubblici, mercificazione del patrimonio culturale, laissez-faire nei confronti dei grandi player globali, e securitarismo inflitto invece a chi resta ai margini della Firenze del lusso, il libro prova a fare il punto della situazione in città – vi si vedano le analisi di Ornella De Zordo, Adriana Dadà, Paolo degli Antoni, o le denunce di Sunia e collettivi studenteschi – offrendo alternative progettuali delineate dagli urbanisti-architetti Roberto Budini Gattai e Daniele Vannetiello.