Quali piani e quali progetti per il futuro della scuola a Bologna?

di Milana Benassi, Giuseppina dell’Era Destro, Gino Fabbri, Fioretta Gualdi, Stefano Magagni /
30 Maggio 2023 /

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Negli anni ‘70-‘80 la giunta Zangheri ha promosso la costruzione di una serie di edifici scolastici – nidi, materne, elementari e medie – che nell’arco di una decina di anni hanno più che raddoppiato il patrimonio di edilizia scolastica del Comune di Bologna[1].

Questo fu fatto in base ad un accurato e complessivo Piano di Edilizia Scolastica, per tutta la Provincia di Bologna, redatto dall’Arch. Novella Sansoni Tutino, approvato nel 1968. Questo piano aveva evidenziato le carenze degli edifici scolastici e in base ad esso erano state individuate aree ancora libere, da destinare a scuola. Si decise allora di assegnare alle aree scolastiche lo standard di 40 mq ad alunno, per consentire attività all’aperto varie e libere, in un parco e su prato erboso. Queste aree furono poi vincolate da una variante al PRG.

Il Piano teneva conto della forte richiesta di rinnovamento nella Scuola, dei Febbrai Pedagogici che venivano organizzati tutti gli anni, ed evidenziava la necessità di edifici per la nuova Scuola Media unica, per i nuovi Asili Nido (fino ad allora c’erano solo gli Asili OMNI) e per colmare le carenze di scuole Materne ed Elementari.

IN quegli anni il Comune assunse dieci Architetti e Ingegneri sia per il Piano Regolatore che per la progettazione delle scuole.

A livello statale, negli anni successivi, furono varate nuove norme con standard di progettazione per le scuole e Leggi di finanziamento (641 e 412).

La progettazione degli edifici scolastici si è quindi inserita nell’ambito della richiesta di rinnovamento di quegli anni, con frequentazione dei “Febbrai pedagogici”, utilizzando la collaborazione dei pedagogisti a disposizione dell’Assessorato all’Istruzione, conoscendo le esperienze delle nuove architetture che si andavano sviluppando nelle scuole del nord Europa, disponendo delle aree grandi, previste dal PRG, in cui inserirle, con progettazioni successive e utilizzando l’esperienza precedente via via acquisita.

Si era coscienti che i metodi di insegnamento sono soggetti a continuo aggiornamento e possono cambiare di anno in anno, e quindi della necessità che gli ambienti debbano avere la possibilità di trasformarsi, per organizzare lo spazio in modo diverso.        
E si era constatato che tutte le attività che sono necessarie in una scuola alternativa non possono disporre di uno spazio a sé stante, da utilizzare per poco tempo, perché ciò comporterebbe un dimensionamento eccessivo dell’edificio, non consentito dai mq della normativa e dai finanziamenti. Era quindi necessario che il medesimo ambiente potesse essere utilizzato per più funzioni durante la giornata.

Una richiesta, degli insegnanti e dei pedagogisti, era quella di poter disporre di uno spazio adiacente all’aula, ben raggiungibile e sorvegliabile dall’insegnante, chiamato “Atelier”, caratterizzato da un uso polivalente.       
In generale lo schema prevedeva: lo spazio classe con espansione  verso l’interno nell’atelier poi gli spazi comuni, e l’espansione verso l’esterno nell’aula all’aperto e poi negli spazi comuni alle altre classi.

Con il PRG del 1985, che confermava lo standard di 40 mq/Alunno per le aree scolastiche, è stato approvato il nuovo Piano di Edilizia Scolastica che razionalizzava l’utilizzazione degli edifici scolastici, assegnando a ciascuno una capienza ottimale, che comprendesse i nuovi spazi necessari, eliminando le affittanze e gli edifici considerati inidonei in base a criteri stabiliti, tra cui l’inquinamento (da traffico) e l’area esterna troppo piccola, che non consentisse attività all’aperto.

In seguito a informazioni e voci allarmate su interventi di demolizioni di alcuni edifici scolastici, e ristrutturazioni di altri, si è cercato di capire cosa stesse succedendo e quali fossero i criteri di scelta di questi edifici, constatando che altri, in situazioni assolutamente carenti, non venivano considerati. Non si è riusciti ad individuare un piano organico alla base di tutto ciò, per cui, dopo una petizione al Sindaco firmata da un gruppo di esperti in difesa del nido Roselle, con una lettera successiva si è chiesta la redazione di un nuovo vero Piano di Edilizia Scolastica, che stabilisse i criteri da utilizzare e che  prendesse in esame tutti gli edifici – anche quelli costruiti prima del ’70 – e ne valutasse l’idoneità, per capire quali fossero le reali carenze e necessità di intervento, come era stato già fatto per il Piano di Edilizia Scolastica adottato da Consiglio Comunale il 22 luglio 1983.

La vecchia struttura del Nido Roselle, costruita negli anni Settanta

Non è arrivata alcuna risposta, ma recentemente è uscito solo un elenco di interventi, per cento milioni di euro, relativo ad una parte degli edifici  scolastici, senza nessuna spiegazione sui criteri adottati. In particolare, sembra sparito lo standard di mq/alunno per le aree scolastiche, nelle quali, data la superficie ridotta in cui sono confinate, l’erba non cresce più a causa del calpestio (a volte si cerca poi di porre rimedio con prati artificiali di plastica). È sparita anche la dimensione minima di due cicli nelle scuole dell’obbligo, che consente le attività tra classi parallele (dello stesso anno), esempio: 10 classi la minima dimensione per le elementari.

Il Comune di Bologna prevede di spendere 30 milioni di euro per la sostituzione di 2 scuole medie, Besta e Dozza,  costruite tra il 1978 e il 1983, scuole pubblicate nei manuali di edilizia scolastica e nelle maggiori riviste di architettura[2], visitate da numerose delegazioni da tutta Italia e dall’estero, sia per la qualità architettonica e l’organizzazione dello spazio, che per le sperimentazioni didattiche di avanguardia che hanno potuto svolgervi, in particolare nei primi 20 anni di attività. Scuole progettate per potere accogliere nel tempo le possibili organizzazioni di una scuola futura, in rinnovamento.

Queste scuole, quasi uguali tra loro, sono costituite ciascuna di: 2 plessi per 12 classi, 300 alunni ciascuno, che possono avere una autonomia: ognuna ha un proprio ingresso e le proprie dotazioni di spazi, vi è una palestra doppia, spogliatoi e uffici-insegnanti-biblioteca, nella parte centrale comune. In tutto (per600 alunni) 24 aule normali, 10 aule speciali-laboratori-artistica–musica-informatica- altro…e proiezioni-auditorium; Le aule speciali sono finalizzate ad attività integrative e/o curriculari a seconda delle esigenze.

Scuola media Besta (sezione)

Inoltre, adiacente a ciascuna aula e aula speciale, ci sono un “atelier” esterno e uno interno, per attività collegate alle esigenze della programmazione didattica e alle esigenze individuali e collettive degli studenti, attività che consentono l’individualizzazione dell’insegnamento.   L’atelier come luogo di lavoro e di studio ha fornito negli anni una notevole ricchezza di possibilità per la realizzazione di una didattica individualizzata, dilatando lo spazio a disposizione a seconda delle esigenze. L’atelier interno ha permesso agli insegnanti, presenti nelle aule, di vigilare e intervenire sullo svolgimento delle attività svolte dai ragazzi nello spazio adiacente, costituito da pareti-libreria mobili componibili e chiudibili. La versatilità degli spazi polifunzionali ha favorito la promozione di una didattica innovativa e flessibile, ha permesso l’espandersi delle attività laboratoriali in un’ottica di costruzione di apprendimenti trasversali pluridisciplinari tramite lavori di gruppo o individuali.

L’atelier esterno ha la stessa funzione, con anche la dilatazione di attività a contatto diretto con la natura, da cui trarre anche spunto.

La flessibilità degli spazi si coniuga intrinsecamente con la flessibilità didattica.

Adesso qui si parla di “scuola Innovativa”, ma ciò che si può desumere dai progetti realizzati ultimamente o presentati, presentano soluzioni ben diverse da quelle a cui pur si fa riferimento: “Linee guida del MIUR, Norme tecniche-quadro” del 11/04/2013, le Linee guida per  i finanziamenti del PNRR, la ricerca INDIRE 2019 “The Classroom has Broken”, che, invece, sembrano molto più aderenti alle scuole esistenti che si vuole sostituire, progettate in un clima ben diverso, nel 1980 in vista dei possibili cambiamenti futuri. Le, ne confermano l’impostazione:         
• “La matrice della scuola è pensata in modo da lasciare sempre una possibilità di variazione dello spazio a seconda della attività desiderata, così da trasformare la gestione dell’ambiente… in un tessuto continuo fatto di piazze, sezioni, angoli di lavoro…”

• “La flessibilità degli arredi e la polifunzionalità degli ambienti permette di aumentarne il tempo di utilizzo grazie alla possibilità di riconfigurazione finalizzata allo svolgimento di attività diverse. Poter riconvertire un ambiente garantisce la possibilità di poter utilizzare uno spazio per l’intera durata del tempo disponibile eliminando i tempi morti.”

• “l’eliminazione degli spazi di mero passaggio in favore di spazi sempre abitabili dalla comunità scolastica per lo svolgimento di attività didattiche… permette di aumentare la vivibilità della scuola.”

• “Le aule… diventano un luogo di appartenenza importante ma non autosufficiente, consentono attività in piccoli e grandi gruppi ma anche individuali. Pareti scorrevoli consentono di coinvolgere spazi interclasse o di allargarsi negli spazi comuni rendendo i confini della sezione sfumati e flessibili”.
Così anche le linee guida per i finanziamenti del PNRR: FUTURA , esempio “ 6 – la progettazione degli spazi in chiave pedagogica”…”Il ripensamento parte dall’aula, che si trasforma da spazio rigido e stereotipato a fulcro di un sistema in grado di ospitare diverse configurazioni e allargarsi agli spazi limitrofi… Gruppi di aule possono essere aggregati e resi comunicanti con uno spazio centrale, utilizzabile come estensione dell’aula stessa o per attività comuni a più classi”…

È tutto ciò che è contenuto in queste scuole, pensate per i possibili sviluppi futuri e per il superamento delle scuole tradizionali così come erano state costruite prima di allora: ovvero aule e corridoio.

La costruzione (del 1983) è in cemento armato, con pilastri e travi costruiti in opera e solai e pannelli esterni prefabbricati. Le finestre hanno i doppi vetri e i coperti una buona coibentazione.

Si pensa di demolirle[3] per ottenere cosa? Quello che si può capire dal progetto presentato, l’8 giugno 2022, delle nuove scuole Besta, è che sono previste 18 classi e 450 alunni, quindi 6 classi e 150 alunni in meno rispetto alla scuola attuale, ma con gli stessi metri quadri di Superficie Utile Lorda (SUL), circa 5.000.           
Nel nuovo progetto ci sono 18 aule normali, 9 Laboratori, 1 biblioteca, 8 spazi per attività integrative separati dalle aule, difficilmente controllabili dall’insegnante e che necessitano quindi di personale in più, 1 sala mensa, 1 auditorium, 1 palestra e spogliatoi. Di nuovo aule separate e collegate da corridoi. È questo che si intende per “scuola innovativa”, per scuola del futuro? Un particolare colpisce: tutte le aule sono disegnate con una porta di accesso di fronte alla cattedra, e davanti a questa, in file, tutti i banchi, in una concezione ormai superata di lezione frontale, sulla destra degli alunni le finestre, da cui proviene la luce: è per ragazzi tutti mancini?

È previsto che la nuova scuola venga costruita nella zona tra la scuola attuale e la via Serena, dove oggi c’è un bel parco, i cui grandi alberi dovranno essere quasi tutti abbattuti. Anche la scuola attuale dovrà essere abbattuta, andranno asportate le fondazioni, e tutto il sedime, di 3.266mq, dovrà poi essere rinaturalizzato, ma la scienza ci dice che un suolo di 1 metro di profondità impiega 20.000 anni per formarsi.

Costo previsto: 13.600.000 del Comune di Bologna e 2.000.000 del PNRR, in tutto 15.600.000

L’area di costruzione (in rosso) della nuova scuola Besta, al posto del parco

Nella scuola Besta esistente da anni non viene fatta manutenzione, ad esempio: le tende non vengono aggiustate, creando difficoltà per la visione delle Lavagne Interattive Multimediali.
Hanno convinto gli abitanti con l’argomento che, se invece avessero ristrutturato la scuola esistente, avrebbero dovuto spostare i bambini altrove per tutto il tempo dei lavori, con grande disagio per i genitori, e che così, invece, avrebbero poi avuto una scuola tutta nuova.

Tutto questo perché? La spiegazione: non è adeguata dal punto di vista sismico e del risparmio energetico.

Ma, contemporaneamente, alla scuola media Guercino, identica alla scuola Besta, costruita nel 1980, già adeguata dal punto di vista sismico[4], sono in corso lavori di efficientamento energetico con riqualificazione dell’involucro: sostituzione infissi, installazione di schermature, coibentazione esterna, realizzazione cappotto esterno.      

Il lavoro viene svolto in due tempi: prima in uno dei 2 corpi aule, mentre gli alunni  di 17 classi della scuola continuano a frequentare nell’altro corpo aule, poi i lavori si sposteranno nell’altro plesso mentre i ragazzi andranno nel primo. Il tutto in sei mesi: da gennaio a giugno. Costo complessivo  3.229.763 €, di cui 2.730.570 € per la riqualificazione dell’involucro edilizio, e senza rovinare il parco circostante.        
Perché non si è pensato di prevedere gli stessi interventi nelle scuole Besta e Dozza?

Si spenderebbero € 12.370.237 in meno rispetto ai lavori previsti nella scuola Besta (€ 15.600.000), dove ci sono oggi 17 classi, e dove quindi si potrebbe utilizzare lo stesso sistema (spostare le classi in uno dei 2 plessi mentre si coibenta l’altro) con lavori molto più brevi, meno impattanti e rumorosi.
E si spenderebbero € 13.120.237 in meno rispetto ai lavori previsti, di 16.350.000 €, nella scuola Dozza. In tutto si potrebbero risparmiare € 25.490.474 quasi tutti (meno € 2.000.000 del PNRR) del Comune di Bologna, i lavori richiederebbero molto meno tempo e non sarebbe necessario devastare dei parchi.

Una piccola parte di questi finanziamenti risparmiati potrebbe essere utilizzata per dotare le due scuole di pannelli solari, da inserire sui coperti superiori non utilizzabili dai ragazzi, 1421 mq, con impianti da 280 KWh in ciascuna scuola.

Tutto il resto dei finanziamenti potrebbe essere meglio utilizzato per adeguare dal punto di vista sismico, energetico e anche pedagogico tutti gli altri edifici scolastici, in particolare quelli costruiti prima degli anni ’70 (prima e dopo la guerra) che, tranne qualche caso, non sembra siano stati presi in considerazione, come le scuole Marconi, Cappelletti, Giordani, Viscardi, Casaralta, Bombicci, XXI Aprile, Raffaello Sanzio, Garibaldi, Jean Piaget, e molti altri.  In linea di massima si tratta sempre di edifici energivori, incapaci di reggere sollecitazioni sismiche, oltre che di tipo tradizionale aula-corridoio, quasi tutti collocati su aree che non solo sono sottodimensionate ma sono spesso esposte all’inquinamento acustico e ambientale.

I lavori in corso alla scuola media Guercino

Questa Amministrazione dichiara “vogliamo fare le nuove scuole su aree belle”, ma non individua le relative aree nei nuovi provvedimenti urbanistici, e neanche nelle aree militari che si sono liberate (come l’area della ex Caserma Mazzoni, in cui la progettazione ha eliminato le scuole che pure vi erano previste dal POC[5]), per  ricollocare quegli edifici scolastici (come la scuole elementare e materna Tambroni, nei pressi della Caserma Mazzoni, praticamente priva di area esterna) che abbassano il livello qualitativo di tutta la rete, ma si limita a demolire e sostituire le scuole costruite nelle aree individuate nei piani urbanistici precedenti, senza preoccuparsi di quelle più antiche (costruite dal ‘900 al 1960), in situazioni ben peggiori.

Anche nel settore infanzia le cose vanno nello stesso modo, per esempio, a Savena, dove vengono impegnati circa 8 milioni di euro, restano in al di fuori di qualsiasi programma di riqualificazione i peggiori servizi del quartiere: il Nido Carli e la Materna Scarlatti, inoltre, malgrado i tanti soldi investiti, la direttrice Murri-Toscana resta senza un solo nido pubblico, mentre si spendono 4.146.000 € per aumentare l’offerta di soli 24 posti di nido la zona Gallia dove ci sono già il Nido Mazzoni, il Nido Pezzoli, il Nido Cavazzoni e il nido Spazio, sostituendo e demolendo il nido Cavazzoni progettato dall’Arch. Enzo Zacchiroli.

E siamo così sicuri che, valutando in particolare le scuole Besta, il cui nuovo progetto è stato presentato, dal punto di vista del risparmio energetico alla fine il bilancio sia positivo? Si è pensato a quanto sia minore l’impatto ambientale della riqualificazione dell’edificio esistente rispetto alla sua demolizione? In aggiunta, si è pensato all’impatto ambientale relativo alla costruzione del nuovo edificio, considerando sia l’edificio in sé, sia la demolizione di quello esistente, sia la CO2 che non sarà più assorbita a causa della distruzione del parco al posto del quale sarà costruita?

Il Preservation Green Lab della National Trust for Historic Preservation ha coniato un nuovo slogan: “L’edificio più green è quello che è già in piedi” che, in questo caso, sembra perfetto.      

Milana Benassi (ex insegnante scuole Dozza), Giuseppina Dell’Era Destro (preside scuole Besta dal 1983 al 2002), Gino Fabbri (ex insegnante scuole Besta), Fioretta Gualdi (progettista, responsabile scuole dal 1984 al 1990)  Stefano Magagni (responsabile scuole dal 1996 al 2008).


[1] In quegli anni, dal ’70 al ’83, sono state progettate e costruite scuole idonee per 751 classi o sezioni di asili nido, materne, elementari e medie, contro le 681 preesistenti.

[2] I criteri utilizzati per la progettazione di queste scuole sono ampliamente spiegati in numerose pubblicazioni e riviste di architettura, tra cui: Il “Manuale di Edilizia Scolastica, NIS, 1982”, “Il Comune di Bologna per la scuola 1970-1975”, “Il Comune di Bologna per la scuola 1975-1980”,”Inarcos n.369”-1976,“Casabella 447/448”giugno 1979(e copertina), “L’edilizia scolastica, NIS, 1994”, “Bologna Moderna 1860-1980” pag.274, “Bologna Guida di architettura” 2004.

[3] Elenco interventi previsti:
  Scuola media Besta: (1980 e 1983) sostituzione, 13.600.000 € del Comune di Bologna e 2.000.000 € del PNRR.
  Scuola media Dozza: (1978) sostituzione, 16.350.000 € del Comune di Bologna.
  Scuola media Guercino: (1980) 3.229.763 € appalto di riqualificazione dell’involucro edilizio, durata 6 mesi.

[4] Gli elementi prefabbricati sono stati tutti bloccati a suo tempo con elementi metallici dopo il terremoto del 2012, cosa che potrebbe essere eseguita anche nella Besta.

[5] Piano Operativo Comunale.

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