A proposito del Po in secca, dell’«emergenza idrica» e di come raccontare quel che sta accadendo

di Wu Ming /
28 Giugno 2022 /

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Ci investe l’ennesima ondata di immagini del Po in secca, e ogni volta i media fingono stupore. Si parla di «emergenza idrica», ma l’espressione evoca uno stato di improvvisa eccezionalità ed è perciò falsante, sottilmente eufemistica e diversiva.

Ricordiamo che il futuro del Po, del suo delta, delle terre che circondano il suo corso tra Emilia e Veneto è proprio il tema del progetto Blues per le terre nuove, che Wu Ming 1 ha descritto qui.

Ricordiamo l’apparente paradosso di quel territorio: la siccità, insieme alla subsidenza del suolo e ad altre dinamiche in corso, agevola l’ingresso dell’Adriatico, che nel frattempo si innalza per lo sciogliersi dei ghiacci polari. La mancanza d’acqua prefigura un mondo sommerso. Di questo non parla nessuno. Riportiamo alcuni stralci del testo linkato sopra:

«L’Adriatico reclama già la costa. Ogni tanto divora decine di metri di spiaggia in un sol colpo irrompendo negli stabilimenti balneari. Lo fa sempre più spesso. In una di quelle occasioni, nell’inverno 2018, sul quotidiano La Nuova Ferrara ho letto l’ossimoro “fenomeni eccezionali sempre più ricorrenti”.

L’Adriatico reclama i corsi dei fiumi. Il Po è indebolito dalla siccità, dalla scomparsa dei ghiacciai e nevai alpini, dall’incuria… Durante l’estate il mare è più alto e più forte, e risale il fiume per chilometri e chilometri, creando problemi all’agricoltura – con quell’acqua non puoi irrigare i campi – e pericoli per la falda potabile. Nel 2017 l’intrusione ha toccato i diciotto chilometri, superando l’asta della Romea. Il record risale però al 2006, quando l’ingressione fu di trenta chilometri e mandò in tilt l’acquedotto di Taglio di Po. Dai rubinetti usciva acqua salata.

L’Adriatico reclama persino l’aria. La sua acqua sempre più calda favorisce il formarsi di trombe marine e tornado che si abbattono sulle coste con crescente intensità e violenza.»

Parte del progetto Blues per le terre nuove è stato un laboratorio di scrittura collettiva su territorio bassopadano e mutamenti climatici, tenutosi nella biblioteca comunale di Ostellato (FE) nel triennio 2018-2020. L’esito dell’esperimento è il libro Quando qui sarà tornato il mare. Storie dal clima che ci attende, un «romanzo a mosaico» firmato con lo pseudonimo collettivo Moira Dal Sito.

Uscito per le edizioni Alegre nell’ottobre 2020, il libro colse in pieno la «seconda ondata» di chiusure e restrizioni pandemiche, che dopo i timidi riavvii di quell’estate ricongelarono il mondo della cultura, bloccando l’organizzazione di eventi in librerie, circoli e biblioteche pubbliche. Non fu dunque possibile presentare l’opera, che faticò ad attirare l’attenzione. Per due anni l’unica emergenza di cui si poteva e doveva parlare era il Covid. «Del clima ne parliamo dopo».

Nel frattempo, il clima non ci ha aspettato, il dopo è arrivato e ci rendiamo conto di quanto altro tempo abbiamo perso, di quanto l’ossessione per la «guerra al virus» abbia peggiorato la situazione.

Negli ultimi mesi, a scoppio ritardato, molte persone e realtà collettive si sono accorte di Quando qui sarà tornato il mare. Arrivano inviti e si è riusciti a presentarlo già cinque volte. Il prossimo evento sarà a Bologna, il 27 giugno alle h.19, all’Arena Orfeonica di via Broccaindosso 50.

Sempre a Bologna, il 7 maggio scorso, per la precisione alla libreria Modo Infoshop, si è svolta una presentazione congiunta di Quando qui sarà tornato il mare e del libro Niente da vedere. Cronache dal Polesine e altri spazi sconfinati di Sandro Abruzzese e Marco Belli.

La discussione è stata parecchio interessante, ma la registrazione soffriva di un problema tecnico: si sentiva un costante sfrigolio, forse causato dalla “massa” di un microfono difettoso. Affidato a Giroweedz, che ringraziamo di cuore, il file è stato abilmente ripulito e così, finalmente, possiamo renderlo disponibile. Durata: 1h 37″. Buon ascolto.

Questo articolo è stato pubblicato su Giap il 18 giugno 2022

La foto in copertina è stata scattata nel 2017

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