Elezioni, Piacenza verso il ballottaggio

di Pier Paolo Tassi /
14 Giugno 2022 /

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Meno di mille voti, tradotto 2,2 punti percentuali separano a Piacenza la coalizione del centro-destra da quella del centro-sinistra. Quest’ultima, a pochi chilometri dal confine ovest tra Emilia-Romagna e Lombardia, a scrutinio completato si trova in leggero vantaggio. Katia Tarasconi, attuale consigliera regionale del Pd, parrebbe insomma avere tutte le carte in regola per battere al secondo turno la sindaca uscente del centro-destra Patrizia Barbieri. Non fosse che il centro-sinistra, in questo capoluogo che conta poco più di 100mila abitanti ed è stato nelle ultime settimane preso d’assalto dai big nazionali – Bonaccini, Delrio, Beppe Sala, Elly Schlein da una parte, Salvini, Meloni, Gasparri e Bernini dall’altra – si è presentato diviso. Colpa di dissidi interni, specie sulla nomina del futuro candidato sindaco, che hanno portato nei mesi scorsi dopo vari tentativi di mediazione falliti, alla rottura definitiva.

La dirigenza cittadina e provinciale del Pd, reduce da congresso, non ha infatti digerito l’eccesso di “zelo” del proprio capogruppo in consiglio comunale Stefano Cugini che, pur protagonista di un difficile tentativo di unificazione delle variegate anime del centro-sinistra (a cui si è aggiunto infine anche il Movimento 5 Stelle), alla fine è stato tagliato fuori dai suoi. Troppo divisivo, troppo ambizioso, troppo protagonista. Soprattutto troppo votato al sociale. «Mi spiace, ma contro la Barbieri non hai chance», si è sentito dire, prima che la direzione del Pd virasse su un altro candidato, il sindaco di Cerignale (un minuscolo paese della Valtrebbia, sempre in provincia di Pc), Massimo Castelli. Peccato che nemmeno trascorsa una settimana, quest’ultimo sia stato arrestato (ora è ai doiciliari, dopo essersi dimesso dalla carica) nell’ambito di un’inchiesta della Procura su corruzione e appalti pubblici. Punto, partenza e a capo, il Pd nostrano si è guardato intorno, trovando in Katia Tarasconi (donna, moderata e vicina a quel cattolicesimo liberale che ha qui nell’ex sindaco Roberto Reggi e nel già ministro Paola De Micheli le sue punte di diamante), il profilo ideale per puntare alla vittoria. E lei – alla fine – nonostante la tragedia del figlio scomparso in un incidente pochi mesi fa – non si è tirata indietro, rispondendo positivamente all’appello e ricompattando un Pd in stato confusionale. La matematica, ora, sembrerebbe dare ragione alla scelta del Pd (primo partito in città con il 14,8%) e a chi, come la lista Piacenza Coraggiosa, Azione di Calenda e le altre civiche, ha deciso di sostenerla. Il 39,9% dei voti ottenuti, se sommati al risultato in doppia cifra della coalizione Alternativa per Piacenza di Stefano Cugini permetterebbero di avere gioco facile sul centro-destra, fermo al 37,7% e con l’incognita del voto dei Liberali di Corrado Sforza Fogliani (ottimo il suo 8,3% di protesta nei confronti dell’amministrazione uscente), sullo sfondo.

Ma i colpi di scena non finiscono qui. Tarasconi, a caldo, quando le sezioni scrutinate erano ancora meno della metà e il vantaggio sul centrodestra si aggirava attorno ai 5%, ha dichiarato – come già annunciato nelle settimane scorse – di non voler fare alcun apparentamento formale con la sinistra di Cugini. Riaprendo così completamente la partita che verrà decisa solo al ballottaggio del prossimo 26 giugno. Due settimane in cui anche Cugini assieme ai suoi (oltre al Movimento 5 Stelle, lo appoggiano Europa Verde e due civiche) avrà il tempo di meditare su questo ostracismo da parte del partito di cui ha fatto parte fino a qualche tempo fa e per il quale – oltre al ruolo di assessore al welfare della giunta di centrosinistra Dosi (2012-2017) – ha ricoperto anche quello di capogruppo. Oltre a potersi fregiare del titolo di consigliere anziano nella legislatura che sta per concludersi, rendendo un poco meno amara la débacle dei dem alla tornata elettorale del 2017 che premiò alla fine il centrodestra. E intanto c’è chi nel centro-destra, già sogna un apparentamento proprio con i “dissidenti” di Cugini, per riportare Patrizia Barbieri sullo scranno più nobile di Palazzo Mercanti. Fantapolitica? Lo scopriremo a breve.

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