Che cosa potrebbe essere l’inizio dell’estate, più appiccicosa di sempre e di ovunque, ovvero quella bolognese, se non ci fosse un evento come il Biografilm festival?
Essendo una fan, pardon follower della prima ora, faccio fatica come sempre succede in questi casi, a discernere una forte componente umorale e percettiva personale, dalla oggettività dei fatti e naturalmente, pur detestando il ruolo della laudator temporis acti, qualche rimpianto lo nutro, arrivati a quota 18 compleanni, quasi come se questa creatura ci fosse cresciuta all’improvviso sotto il naso e temessimo ci scappasse via.
Ma no, naturalmente, che il mix di sinergie, contributi e intelligenze che si è creato qui, sembra davvero difficilmente replicabile anche rispetto al calore umano che si genera da questo itinerare per luoghi filmici e non solo:tutta la Bologna che non puoi e vuoi mettere tra parentesi si mette in mostra, aprendo le danze per il mito dei cinephiles urbani, rappresentato dal Cinema ritrovato e il Cinema in piazza. Le eccellenze culturali della Dotta, sapientemente coltivate ed accresciute dagli anni 70 gloriosi, che sperimentavano il modello cineforum ovunque per tutti, sono diventate un’altra cosa, ma la voglia di raccontare e la tensione a rappresentare il mondo in una prospettiva di orizzontalità possibile è rimasta intatta.
Biografilm, il festival che celebra la vita delle persone e non au contraire, che vive di celebrità, anche se poi nel corso di edizioni a dir poco mitiche queste non sono mai mancate, si nutre di spirito dei tempi e bagni di realtà, avvicinando sempre più il nostro paese a quel genere particolare di impresa filmica che prende il nome di docufiction, cosi perfetto per entrare in contesti che sembrano sempre più sfidanti rispetto al famoso principio di realtà, specie oggi che entrano in gioco elementi di tecnologie social. Tecnologie che spingono sempre più in là i confini narrativi, ma anche il tema della autorappresentazione.
Nel corso degli anni Biografilm, attraverso party mitici, altrettanto mitici gadget, campagne di fidelizzazione che spalmandosi nel corso dell’anno hanno saputo ripopolare e rifondare persino in periferia sale che sembravano destinate a malinconici declini e chiusure annunciate, da spericolata novità, si è trasformato in tante altre cose: anzitutto una risorsa per la città, un motore di innovazione, una spinta per l’investimento culturale da parte di entità apparentemente lontane, distanti da questo mondo, un volano e uno stimolo per la Film commission, l’invenzione di una mondanità tutta popolare come solo in Emilia può esserci, inventata tra virgolette naturalmente da un non nativo, in base al principio del rinnovamento costante e percentualmente cospicuo della nostra popolazione in ossequio all’assioma di una migrazione interna verso la nostra città, strumentale al produrre sorti immaginifiche e progressive.
Oggi dal calderone creativo primigenio, abbiamo la solida realtà produttiva e redistributiva di I wonder pictures, che non sbaglia un colpo e puntando sulla creatività europea fa incetta di premi un po’ ovunque. Oltre a ciò, uno staff cresciuto anagraficamente ma parallelamente anche sotto ogni altro aspetto tecnico artistico che è legittimamente in grado di portare avanti la bandiera documentaria senza dimenticare la creatività della fiction, il rapporto con le serie on demand, con le nuove tecnologie, e contenutisticamente il rapporto con un mondo geopoliticamente sempre più difficile e complesso dal punto di vista della composizione delle soggettività.
Questi ultimi anni non sono stati facili per nessuno e Biografilm, come giustamente osservava l’Assessore regionale alle Politiche culturali Felicori in sede di presentazione del programma nella scorsa edizione, non può giustamente permettersi di considerare un ripiego le forme di fruizione e collegamento da remoto.
Si va verso un mondo di possibilità molteplici e ibride, che devono convivere come anche quest’anno: i pacchetti proposti, sia in presenza che non, sono molteplici, stante una scelta che spazia tra novanta pellicole, non il numero più alto in assoluto proposto dal festival, ma pur sempre una scelta più che ragguardevole e frastornante se non ci fossero le famose sezioni ad orientare un pubblico sempre curioso ed entusiasta.
Certamente i tempi pandemici ci hanno fatto perdere per strada i ricevimenti a sorpresa, i bomboloni di mezzanotte e oltre, le techno nights e la vertigine dei concertoni indie rigorosamente gratuiti sulle sponde del leggendario Cavaticcio, ma ci hanno fatto acquisire location come il chiostro di Santa Cristina alla Fondazza e consolidare le soggettività di genere all’interno delle programmazioni sia rispetto a tematiche che autori ed autrici.
Concluso il transitorio mandato di Lena Paasanen, alla guida della kermesse dopo l’abdicazione di Andrea Romeo, artefice e deus ex machina del festival, ora forse eminenza grigia, la direzione passa a Massimo Mezzetti già apprezzato assessore regionale alla Cultura e la direzione artistica ai veterani del vivaio Paolo Benvegnu e Chiara Liberti, sottintendendo che però il loro è stato e continua ad essere un autentico lavoro di squadra. Un lavorone che presuppone molti collaboratori non solo alla selezione e suddivisione delle opere in sezioni, ma su moltissimi altri aspetti logistici, organizzativi, comunicativi, cosa che ci fa comprendere come il tema della trasmissione di esperienze sia centrale nella storia del Biog. Tutto questo a partire dalla gloriosa ed efficace pensata di quella autentica falange che sono i Guerrilla staff, falange armata di sorrisi, pazienza e magliette colorate Una menzione particolare va a Caterina Mazzucato, responsabile della selezione italiana, della importantissima sezione Bio to be film industriali. Il valore aggiunto del festival è proprio quello della selezione dei talenti, del forgiare vocazioni, del favorire una formazione continua teorica e sul campo, del favorire l’incontro in forma pedagogica e seminariale con i protagonisti delle varie discipline tecniche ed artistiche. Il tutto sempre dentro una appassionata disamina dei contenuti. Dunque, meno vernissages mondani, ma molti più incontri con gli autori. Per una durata di dieci intensissimi giorni di eventi e presentazioni con addetti ai lavori, allargati appunto a molti più spazi cinematografici che agli esordi., grazie all’invenzione e conseguente coinvolgimento dei cosiddetti pop up cinema, ovvero sale per cosi dire mainstream della città, restituite allo spolvero delle anteprime di qualità e di successo dopo qualche anno di decadenza se non chiusura tout court. E comunque bisogna riconoscere un grandissimo merito a questa festa mobile delle proiezioni che sfida persino l’incedere di una stagione non sempre amica dei luoghi al chiuso specie di questi tempi e cioè di aver comunque promosso largamente la cultura documentaria, ora ben presidiata per tutto l’anno in diverse programmazioni presso un pubblico vasto e come si dice, intersezionale.
Senza contare che parlare di biografie, mette in luce il bisogno profondo di autonarrazioni che pervade le nostre società e consente di fare collettivamente i conti, in modo aggregante e pop, con questioni spesse come la memoria, l’oblio, la Storia, il ricordo, le Storie, la cronaca, la ricerca della verità, se essa mai possa oggettivarsi in qualche modo condivisibile. Non facile parlare del programma, senza tema di dimenticare qualcosa di cruciale, dunque, passo ad elencarvi le sezioni in cui il festival è suddiviso: Concorso Internazionale, Biografilm Italia, Contemporary lives, Art and Music, Europa oltre i confini, Gianni Celati poeta del Documentario, Maratona Ancarani, Cousins: viaggi nel grande cinema, Eventi speciali, Orwa Nyrabia, Diana El JEiroudi, Celebration lives award 2022 and many more, come si dice, quanto a premi e riconoscimenti.
Offrire sponde e consigli in questi casi è impossibile: da domattina nei magici spazi di Sympo, in via Lame, si attiva un punto press e info per tutti, sperando che molti dei turisti che stiamo vedendo in città, nonostante bizzarrie di un clima non sempre accattivante, siano qui proprio per questo, stante la presenza di cineasti famosi: Si comincia domani con proiezioni ed incontri per la stampa, già dalle 11 alle 16, ma il clou sarà rappresentato, dalla proiezione del docu The Princess, attesissimo reportage collage sulla vicenda della seconda principessa triste del la contemporaneità dopo l’esotica Soraya, la leggendaria Lady D, di cui crediamo ormai a torto di sapere tutto. Ma il Cinema dovrebbe insegnarci, che sono molto importanti i punti di vista per dare fuoco e consistenza alle informazioni e in merito quest’opera promette di essere sorprendente. Saranno presenti in sala il regista Ed Perkins a Simon Chinn, una vecchia conoscenza del Festival, in quanto producer di quel Sugarman, prototipo insuperato del biopic diciamo in forma investigativa o di ricerca, che poi di fatto segno l’inizio della luminosa strada prima distributiva e in seguito anche produttiva intrapresa da un segmento festivaliero.
Meriterebbe riguardo gli aspetti strutturali della manifestazione spendere molto inchiostro rispetto alla sagacia manageriale rispetto a collaborazioni, sponsorizzazioni, partnerships. Nel tempo, Biografilm riesce sempre ad intercettare teams manageriali di mente aperta che facciano da contraltare alle intuizioni e innovazioni espressive che si vogliono portare avanti ed ogni volta vanno insieme aspetti di sedimentazione e continuità che servono per radicarsi e stabilizzarsi accanto alle opportune new entries.
Ma al di là di tutto, la curiosità è l ingrediente primo del ricco piatto festivaliero, la capacità di andare un pochino più in là, dove ancora nessuno si è fatto vedere, e di percorrere con dinamismo lo sterrato necessario allo stare sul pezzo, li dove il bisogno di sapere si fa impellente, necessario, diffuso.
Pertanto, un omaggio al compianto Celati, come soggetto di pratica documentaria e oggetto lui stesso di esplorazione, risulta quantomai tempestivo ed opportuno, il focalizzarsi anche delle programmazioni su territori di conflitto, sin da venerdì 10, quando nel pomeriggio alle sedici al Lumiere, si proietta un biopic sull’eroe della indipendenza lituana. Promettono molti spunti anche i due film palestinesi, stante l’attualità straziante e perdurante di una occupazione di cui il mondo sembra aver smesso di interessarsi, ma che miracolosamente riesce a far scaturire cultura d’eccellenza anche tra macerie e risentimento.
Una novità importante, anche se la collaborazione con il mondo dei movimenti delle Donne è sempre stata un fiore all’occhiello del festival, è il fatto che S Cristina, complice la vicenda pandemica sia diventato un luogo meraviglioso di fruizione cinematografica a tema. E che tematiche! Ci saranno infatti dal nord Europa diversi film dedicati al mondo delle sex workers e diciamo sia anche questa una chiave di lettura importante rispetto ad un mondo sempre più indecifrabile nella sua velocità spesso rivolta all’indietro alla ricerca di presunte barre morali di stampo passatista e discriminante. Evidentemente operare scelte su scale valoriali è molto più difficile che segregare e marginalizzare persone.
Diciamo che questa edizione del festival, sceglie di guardare forse senza infingimenti e alleggerimenti le cose come stanno, ma non rinuncia ad una aspirazione di Bellezza, in quanto aspetto politico rivendicativo delle nostre esistenze e lo fa sin dalla cover, il manifesto simbolo ad opera del giovaneA artista Giuseppe De Mattia, che ha scelto di decorare con elementi pittorici tribali la testa di un cavallo: un atto rituale propiziatorio per infonderci quel coraggio, quella dedizione, quella generosità e quell’anelito libertario che sono propri di questo animale altamente simbolico. E questa aspirazione si rintraccia nella personale o meglio maratona, dedicata all’artista videomaker di origini ravennati Yuri Ancarani, che, se fossi in voi, non mi perderei per alcuna ragione al mondo o quasi. Se volete avere un saggio sul metissage dei codici linguistici visivi dell’oggi, godetevi Atlantide, ad esempio, primo lungometraggio del nostro, visto in anteprima qualche mese fa e ancora negli occhi di chi scrive, per la potenza ricreativa, surreale, immaginifica esercitata su un nostrano canovaccio acquatico da Gioventu bruciata, senza troppo volervi spoilerare. Insomma, a spron battuto come a cavallo, o tuffandosi in immersione, assaporate la tarda primavera di questa edizione, componendovi un palinsesto personalizzato delle vostre giornate e serate, anche in questo senso, pur messa un po da parte la formulazione follower, i carnets proposti sono tantissimi, cosi come le formule per le riduzioni e dunque, enjoy!