Città o non luogo? (parte seconda)

di Silvia R. Lolli /
25 Gennaio 2022 /

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Il consumo del territorio di una città millenaria, ex agricola, universitaria, ancora in parte industriale non accenna a diminuire rendendo impossibile per i futuri anni la sostenibilità di un territorio sempre più devastato. Non c’è più neppure uno spazio esterno rimasto verde e non congestionato da cementi e asfalti. Rimangono pochi spazi verdi lungo la via Emilia su tutta la regione. Non s’intravede alcuna inversione politica, a nessun livello amministrativo, vista l’ultima approvazione del nuovo consiglio comunale di Bologna sul Passante di mezzo

Dovremo prepararci a decennali lavori che porteranno, sia in progress sia alla fine, maggiori inquinamenti; sono da aggiungere all’ennesimo cambio o aggiunta al tipo di mobilità pubblica. I lavori per i vari tram, preceduti in questi mesi dalla dovuta ristrutturazione del Pontelungo renderà la zona ovest di Bologna invivibile per la mobilità.

Non è servito a nulla vent’anni fa, quando tante aree verdi o ex industriali sono state costruite con massimo volume abitabile possibile, richiedere all’amministrazione anche nuove strade, nuovi spazi per la mobilità delle persone. La legge regionale sul consumo di suolo zero è lo specchietto per le allodole, anzi per gli allocchi!

A Bologna crescono i luoghi adibiti a residenze temporanee, oltre a B&B nelle sue varie forme, tanti i Campus presumo indirizzati solo agli studenti universitari extra-sede. Tuttavia la residenza di piazza Malpighi, ex palazzo Totocalcio, non è indicata sul sito di Campus college. Altri edifici centrali hanno avuto cambi d’uso a residenze temporanee; tanti ex negozi ora sono alloggi, impoverendo così qualitativamente la nostra tipologia abitativa; gli alloggi delle case popolari del comprensorio Treno alla Barca sono abitazioni di lusso confrontate a queste. Ma gli interventi pur se di consumo di territorio si sostenevano con un’altra cultura. Oggi questi vani, più loculi ricavati in pochi metri quadrati e poco finestrati, a pian terreno sono soprattutto spazi per temporanei abitanti del territorio, non certo per cittadini. Sono persone che riempiono il territorio, ma non votano; hanno esigenze e visioni diverse da chi è cittadino e resistente storico.

Oggi poi si aprono cantieri, forse programmati da tempo, per costruire su spazi verdi nuove scuole primarie o dell’infanzia, mentre si assiste da anni al calo demografico. Scuole dismesse, per esempio media Carracci da almeno dieci anni, aspettano per essere riqualificate; altre lo sono state troppo lentamente, altre sono dismesse. A Bologna le scuole sono sempre state nella mente degli amministratori, ma con una programmazione più efficiente di oggi; ora è sufficiente ripetere lo slogan dell’importanza di avere una scuola e non si guarda ad altro, si costruisce. Si pensa ancora con il paradigma dello sviluppo senza pensare alla sostenibilità e all’economicità degli interventi. Poi il ritardo di programmazione aiuta il consumo odierno, l’apolitica è un’Idra con tante teste che si rinnovano sempre uguali a se stesse, senza nessuna capacità di riformulare un programma in linea con i tempi. Poi si parla di flessibilità del lavoro, per i politici mai.

Le scuole superiori all’inizio dell’anno 2021/22 erano ancora senza aule a causa dell’incapacità politica metropolitana di programmare per tempo spazi che i numeri potevano già prevedere molti anni fa. Con il Covid e con la solita capacità italiana di arrivare in ritardo, le aule si sono prima messe in fiera, dando lustro soprattutto all’archistar Cucinella, più che ai bisogni degli studenti. Altre hanno avuto per mesi spazi provvisori ed oggi vediamo prefabbricati abitabili ad anno scolastico iniziato e con il solito consumo di suolo…Bovini nel 2016 previde, al di là del Covid, il bisogno di aule per questi alunni, perché nell’incontro organizzato dall’istituzione stessa per il suo pensionamento presentò le statistiche e le previsioni demografiche del Comune affermando fra l’altro: “…ancora per qualche anno ci sarà bisogno soltanto di aule per le scuole medie superiori di secondo grado”.

Oggi l’arrivo di tanti finanziamenti sbandierati del PNRR (ma non tutti sappiamo sicuri) ha dato il via a progetti decisi molto frettolosamente anni fa: solo slogan e incapacità di tornare indietro su scelte fatte.

Possiamo in questi giorni osservare lo scempio del parco attorno alle scuole medie ed elementari Dozza; dà bene l’idea della situazione, come le aule prefabbricate ricavate per il Liceo di Casalecchio di Reno finite poco prima di Natale. Si trovano in un piccolo spazio verde in fondo al corpo delle officine dell’IIS Belluzzi/Fioravanti, rimanente dopo la vendita da parte della provincia di manufatti oggi abitativi attorno al complesso scolastico e dopo la costruzione di aule e della palestra del Liceo Da Vinci sulla parte del grande parco ubicata nel comune di Casalecchio di Reno. Il piano regolatore degli anni Settanta aveva lasciato all’istituto Belluzzi un ampio spazio esterno senza recinzioni, come si faceva per molte scuole medie della periferia, e con spazi sportivi per campo polivalente e pedane per le discipline dell’atletica leggera!

Oggi è tutto perso; tutto sul territorio del Comune di Bologna è sempre più claustrofobico e, per la scuola, la cultura della sedentarietà permane anzi aumenta guardando gli spazi odierni; intanto si arriva all’estinzione dell’educazione fisica e sportiva che invece di trovare luoghi all’aperto si è fatta ancora più teorica in tempi di Covid.

All’estero le scuole si costruiscono con spazi all’aperto in genere più grandi; copiavamo queste culture solo negli anni Settanta a Bologna. Ma oggi vogliamo essere in Europa? E’ questa la sostenibilità per i prossimi anni?

Il problema poi è che i politici che fanno queste scelte territoriali li continuiamo a trovare sempre in posti di comando e non pagano mai per i loro errori, vedere le deleghe per assessori e per la città metropolitana.

Da anni per esempio a Bologna il comitato Rigenerazione no Speculazione come altri comitati cercano di far sentire la loro voce, ma nulla ormai serve. Le decisioni sono già prese e le partecipazioni dei cittadini, Urban Center docet, sono incardinate in queste; tutt’al più si può scegliere solo come abbellire gli spazi già decisi nei luoghi di comando. Intanto ai Prati di Caprara si sono già eliminati da tre anni due ettari di buon bosco per fare spazio ad una scuola primaria. Da lì a costruire nel resto come il progetto iniziale delle abitazioni il passo lo vedo molto breve. Intanto al parco Pozzati, delle scuole Dozza si sono eliminati almeno 10-12 tigli molto grandi per fare spazio alle nuove scuole dell’infanzia. Le vecchie scuole medie Dozza ormai hanno uno spazio esterno molto limitato, nella zona est anche per un riquadro destinato alla sgambatura dei cani.

Fra una scuola e l’altra poi ci sono cancelli e reti metalliche. Separazioni obbligate oggi anche fra le scuole! Cambiamenti culturali notevoli. Un colpo al cuore nel mio ricordo di grande parco verde senza confini se non le strade fra l’altro poco frequentate. Oggi fra parcheggi e scuole ci sarà sulle stesse strade di un tempo molta confusione negli orari di entrata ed uscita degli alunni. Negli anni qui attorno si sono costruite solo altre case, i percorsi pedonali o ciclabili sui soliti marciapiedi! Alle SM Dozza negli anni Ottanta c’erano almeno 5 corsi completi, 15 classi e molti corsi erano a tempo pieno. Oggi credo ci siano 2 o al massimo tre corsi, massimo 9 classi in genere solo al mattino. Al pomeriggio nelle scuole ci sono tanti progetti, spesso portati più da enti esterni alla scuola che da docenti interni. Una parte del plesso scolastico odierno è stata assegnata alla scuola primaria; altre aule decentrate sono date ad associazioni. Qualche anno fa si costruì una scuola dell’infanzia ed oggi si costruisce ancora. L’obiettivo forse è quello di diminuire o eliminare completamente le liste di attesa per le scuole dell’infanzia; però mi chiedo saranno sono statali o comunali? Le scuole devono poi essere abitate da personale qualificato. Per quelle statali il numero di organici è basso, e difficilmente aumenterà; già quest’anno il numero di bambini per classi è abbastanza alto. Quelle comunali sono da anni in difficoltà e si danno già molti servizi a cooperative esterne. Allora mi chiedo: la sostenibilità ambientale ed un sviluppo non in contraddizione e futuribile non dovrebbe passare anche dalla qualità? Qualità anche dell’ambiente attorno?

Oggi però ci sono i finanziamenti…. allora che importa se si agisce in contraddizione? Già l’approvazione del Passante di mezzo fa capire che è possibile tutto e il contrario di tutto: si costruisce mantenendo nel comune da un lato le stesse strade e le stesse tipologie, aumentando piste ciclabili sui marciapiedi spesso non manutentati, nel frattempo si amplia il percorso della tangenziale e dell’autostrada oltre che da tempo dell’aeroporto. L’asfissia non solo dell’aria mal sana, inquinata, ma anche di spazi vivibili. Ai claustrofobici è consigliato non passare più di qua…

Una vera sostenibilità scelta realmente dalla politica dovrebbe tener conto di alcuni principi: il riciclo, il risparmio, la programmazione complessiva di tutti i settori e magari un investimento per impianti fotovoltaici dalle scuole agli impianti sportivi ancora comunali, ma qui tutto tace, mi sembra! Sempre che si voglia ancora parlare di una città e non di un non luogo, magari mitico e trainato da un’università per pochi. Fra l’altro quale o quali università? Si sta ampliando l’università per le élite. A loro sono e saranno sempre più permesse invasioni territoriali su terreni vergini. Basta vedere lo sviluppo di tante facoltà che oltre al centro del comune si sono inserite. In tante zone più o meno limitrofe, creando spazi nuovi urbanizzati: Lazzaretto, spazio CAAB, Ozzano dell’Emilia, e qui siamo all’interno dell’Alma Mater. Dalle foto però si può vedere l’investimento sui colli, un po’ nascosto per la verità della Bologna Business School. Altro suolo verde consumato e al servizio di chi si può permettere un corso in questa scuola…

In tutto ciò speriamo che queste offerte possano essere veramente di qualità, cioè capaci ancora di creare oltre che competenze professionali elevate un senso etico e critico nei loro laureati. La democrazia ne avrebbe oggi esterno bisogno.

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