Emilia-Romagna, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

di Pier Giorgio Ardeni /
19 Febbraio 2024 /

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La nostra regione è seconda nella graduatoria regionale dei “produttori” di CO2, con quasi 40 milioni di tonnellate. L’Emilia-Romagna riesce a produrre un decimo dei gas serra dell’Italia quando il suo Pil regionale è meno di un decimo, e così la sua popolazione. In sostanza, noi emiliano-romagnoli produciamo, in proporzione, più gas serra degli altri.

Come recita il detto, «non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire». E pare proprio tanto pertinente, oggi, per i nostri governanti locali e regionali.

Non era bastato che l’Emilia-Romagna apparisse tra le prime nelle graduatorie regionali per il consumo di suolo nel rapporto Ispra con dati al 2022. Non era stato abbastanza chiaro che fosse il momento di dire basta dopo aver visto la nostra regione prima in Italia per il consumo di suolo per quelle infrastrutture particolari che sono le piattaforme per la logistica, che nel 2023 è arrivato il nuovo insediamento a Crespellano, 93mila metri quadri destinati a magazzini coperti, per più di metà ricavati da terreno agricolo. Giusto un esempio, da far gridare vendetta.

Nell’anno che ha visto la Romagna e parte del bolognese travolte da pioggia di insolita potenza, con la conseguente alluvione che ben ricordiamo, i nostri governanti sono riusciti ad ammettere che, certo, il cambiamento climatico c’è e noi «non possiamo farci niente». Il che non è vero, perché anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare molto.

Un suolo cementificato, impermeabilizzato, non solo non assorbe acqua ma non assorbe nemmeno anidride carbonica. Perché ci dimentichiamo che un suolo vergine o naturale – uno strato più o meno sottile di terra vivo – è un ecosistema e anch’esso assorbe la sua parte di gas serra, come fanno alberi e foreste. Far morire un suolo coprendolo o calpestandolo con mezzi pesanti lo altera in modo quasi irreversibile. Che poi si paga: suoli incapaci di assorbire acqua, dunque anch’essi responsabili del minor assorbimento di CO2, che la nostra regione sta ora subendo. Morale: dobbiamo fermare il consumo di suolo!

La nostra regione, ricordiamolo, è in testa nella graduatoria regionale dei “produttori” di gas serra, con quasi 40 milioni di tonnellate di CO2, dopo la Lombardia, che però ha il doppio degli abitanti e un volume di Pil molto maggiore. L’Emilia-Romagna in quella bella classifica riesce a produrre un decimo dei gas serra dell’Italia quando il suo Pil regionale è meno di un decimo, e così la sua popolazione. In sostanza, noi emiliano-romagnoli produciamo, in proporzione, più gas serra degli altri.

Come mai? La quota più rilevante viene dal trasporto su strada, che contribuisce per quasi un quarto. Più di noi, di gas serra emessi dal trasporto su strada ne producono i residenti di Lombardia e Lazio (per via delle due metropoli Milano e Roma). Se guardiamo ai dati circoscritti alle città metropolitane, però, noi riusciamo a fare meglio di Milano e Roma. Il contributo dei trasporti su strada alle emissioni complessive di CO2 di Bologna è infatti pari al 50%, seconda solo a Firenze (70%), Genova (64%) e Catania (61%). Nella produzione pro capite di CO2 dovuta ai trasporti Bologna è al primo posto in Italia, con ben 2.383 kg a testa, più di Firenze (2.055), Milano (1.569) e Roma (1.561).

Il trasporto su strada include motocicli, automobili, veicoli commerciali piccoli e grandi, autobus. L’Emilia-Romagna ha più auto della media nazionale, ma Bologna è in linea con quella media (746 contro 666, Rimini ne ha 868) e ha anche una buona quota di autoveicoli a basse emissioni (ma Parma, per esempio, fa meglio). Il problema è che a Bologna il 28% delle emissioni dei trasporti è dovuto a veicoli commerciali pesanti e autobus e il 12% a veicoli commerciali leggeri, per un 40% totale che è quota molto più alta delle altre città. È il sistema che va cambiato: sono i veicoli commerciali che alimentano il traffico autostradale e sono il motore della logistica. Si aggiunga che a Bologna, per muoversi, il 55% dei residenti usa mezzi privati (più di ogni città a sud di Roma), il 6,4% usa la bici (meglio di ogni altra città tranne Venezia) ma solo il 12,4% usa mezzi pubblici. Una ragione ci sarà.

Le morali sono varie, ma le riassumerei così. Cari governanti, smettetela di parlarci di neutralità climatica (che di questo passo raggiungeremo). Il consumo di nuovo suolo, il taglio di alberi più che decennali e tutto ciò che contribuisce all’assorbimento di CO2 deve essere zero, da subito. L’uso dei mezzi privati e commerciali deve essere ridotto e ciò può avvenire solo potenziando il trasporto pubblico, possibilmente a basse emissioni, e su rotaia (non certo le arterie autostradali). Sarà anche utile multare chi supera i 30 all’ora, ma se non gli date un’alternativa continueremo a essere tra i maggiori produttori di gas serra in Italia, un primato che avremmo tutti i mezzi per lasciare ad altri. Ma si tratta di volerlo.

Questo articolo è stato pubblicato su Canitere Bologna il 18 febbraio 2024

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