“La proroga delle concessioni ai gestori del servizio idrico integrato fino al 2027 decisa dal Consiglio Regionale appare un’inaudita forzatura, oltre che poco trasparente e antidemocratica. O si torna indietro o si chiedano forti garanzie al gestore per compensare le azioni conseguenti a questa scelta”.
Così Legambiente Emilia-Romagna in appoggio al presidio previsto per mercoledì 3 novembre alle ore 14:30 sotto ai palazzi della Regione.
L’associazione ritiene infatti che una decisione di tale portata per i territori della regione non doveva essere presa alla chetichella, senza una comunicazione pubblica e un confronto preventivi.
Risulta infatti che nemmeno i sindaci – soci di maggioranza delle società di gestione del servizio idrico – abbiano partecipato a tale confronto, o che abbiano ricevuto indicazioni preliminari. E, se così è, la norma si configura addirittura come illegittima, avendo la giunta regionale avocato a sé un potere che non è previsto da nessuna normativa.
La piena attuazione del PNRR, a cominciare dalle previsioni in campo ambientale, è di interesse di tutti e Legambiente è in prima linea per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo. Ma proprio per la natura strategica di tale strumento, non si possono usare scorciatoie. Lascia perplessi, poi, il fatto che tale decisione sia stata presa senza un chiarimento su quali sarebbero state le possibilità offerte dal PNRR alla gestione del servizio idrico nella nostra regione, e a quali priorità verrà destinato.
“Quello che fin da subito appare certo è comunque che viene fatto un grande regalo alle multiutility di natura privatistica quotate in Borsa – sostiene Legambiente. Ma la decisione pone altre domande. Con il prolungamento delle concessioni, i gestori guadagneranno anche sull’attuazione del PNRR? E gli interessi dei cittadini e le potestà dei sindaci come saranno tutelate?”
Per questo è fondamentale che la politica si ponga come garante assoluto nell’indirizzare le scelte strategiche delle multiutility, a partire dalla necessità di ammodernare il sistema di distribuzione idrica senza costi aggiuntivi per gli utenti, visto che ancora oggi circa un terzo dell’acqua disponibile in acquedotto viene perso per guasti alle infrastrutture e insufficiente manutenzione.
Legambiente ritiene che sulle scelte relative a un settore come quello dell’acqua sia necessaria la massima informazione dei cittadini e il pieno coinvolgimento della società civile, in particolare alla luce dei pesanti effetti dei cambiamenti climatici sulla disponibilità di questa risorsa, effetti che potranno causare conflitti legati al suo utilizzo e alla sua gestione.
Esempi di poca trasparenza su questo versante si stanno già vedendo in alcuni territori, come nel caso dei fabbisogni idrici delle province di Reggio e Parma e del progetto della diga di Vetto, un progetto su cui le vere decisioni sembrano prese ancora una volta in sedi non proprie – in questo caso il Consorzio di Bonifica – mentre Contratti di Fiume non prevedono un confronto con la società civile nonostante si tratti della gestione di una risorsa fondamentale per tutta la comunità.
Questo articolo è stato pubblicato su Carta Bianca il 2 Novembre 2011