di Loris Campetti
“Crepa sporca ebrea” sulla porta di casa di Maria, figlia di una partigiana torinese. “Sieg heil” con tanto di SS e svastica, sempre a Torino, sul campanello di una militante dell’Anpi. “Jude” e stella di David a casa di Marcello, ebreo, attivista del movimento delle Sardine, ancora a Torino. A Mondovì altra stella di David e la scritta “Juden Hier”, qui c’è un ebreo, che evoca la notte dei cristalli, sulla porta di Aldo, figlio di Lidia deportata a Ravensbruck; e Lidia neanche era ebrea, era una partigiana. Del resto, i neonazi italiani non fanno che imitare gli originali che nei lager spedivano, con gli ebrei, gli antifascisti, i rom, gli omosessuali. Un prete in una sede Caritas aveva scritto “Qui abita un ebreo, Gesù”, e quella sede nella notte è stata saccheggiata e devastata. Nel ghetto di Roma sono state spaccate alcune pietre d’inciampo poste davanti alla casa di ebrei uccisi ad Auschwitz, stessa sorte in giro per l’Italia a lapidi in memoria dell’olocausto o di stragi naziste.
Sconfiggere il seminatore di odio Salvini in Emilia non basta certo a invertire una tendenza culturale che da tempo imbratta l’Italia alla ricerca dello sdoganamento definitivo del fascismo. Fanno riflettere le parole della ministra degli Interni Luciana Lamorgese a un quotidiano: «Non voglio rassegnarmi a questa cultura imperante». Lamorgese denuncia la deriva razzista e xenofoba soprattutto ma non solo nel web e il linguaggio violento che va per la maggiore in politica, chiede attenzione su questi fenomeni e promette la loro repressione. Andrebbe riletta questa intervista, ogni volta che lo sconforto per la mancanza di coraggio del governo giallorosa nell’avviare una svolta netta – in particolare immigrazione e sicurezza – spingerebbe a dire “vada pure al diavolo ‘sto governo”. Meglio chiedersi: è lo stesso se agli Interni c’è Salvini o Lamorgese?
Le minacce a Scalfari arrivano per posta, in rete quelle rivolte alla senatrice Liliana Segre, sopravvissuta al lager e oggi costretta a vivere sotto scorta; anche gli insulti ai giornalisti che si occupano dell’estrema destra (o delle mafie che con la destra flirtano) viaggiano in rete. Agli attacchi contro i migranti africani si sommano quelli contro chi ha la pelle gialla, il coronavirus e le paure connesse stanno provocando reazioni razziste contro i cinesi o presunti tali, al punto che la sindaca di Torino deve mostrarsi a pranzo con la comunità cinese. Il presidente Mattarella ha preso l’iniziativa lodevole di far visita a una scuola romana in un quartiere a forte presenza cinese e si è fatto fotografare con i bambini di tutti i colori.
Del razzismo negli stadi si è detto e scritto quasi tutto, fatto quasi niente. Sono le organizzazioni neofasciste come Casapound e Forza Nuova a organizzare, talvolta a rivendicare, assalti, pestaggi, scritte ingiurianti e sono Salvini e Meloni a coprirli per conquistarne voti e pubblico. «In Italia non c’è rischio d’insorgenza razzista», parola di Meloni. A ricordare che non c’è memoria condivisa sui crimini del passato è il linguaggio di tutti i giorni della politica, perché in Italia non esiste una destra pulita, non c’è una Merkel che impone al governatore della Turingia eletto con i voti della destra estrema di dimettersi. In Italia neanche sulla strage di Stato di piazza Fontana c’è una memoria condivisa, tant’è che la lapide a Pinelli, il ferroviere anarchico fatto volare dal quarto piano della questura di Milano, è stata presa a picconate.
A una Costituzione che mette al bando il partito fascista fanno riferimento leggi troppo poco applicate, e le organizzazioni dichiaratamente fasciste non vengono messe al bando. Vedremo se alle parole della ministra seguiranno i fatti. Speriamo che il palazzo comunale romano occupato da Casapound venga presto bonificato.
Poco tempo fa è stato il giorno del ricordo delle foibe, per non dimenticare la tragedia che colpì migliaia di italiani in Jugoslavia dopo l’8 settembre del ’43 fino alla liberazione dal nazifascismo e oltre. Finirono infoibati, cioè gettati vivi e morti nelle spaccature delle rocce del Carso, non solo fascisti e militari italiani colpevoli e complici di atrocità contro la popolazione slovena e croata ma anche persone colpevoli solo di essere italiane. Altre decine di migliaia furono costrette ad abbandonare la Jugoslavia. Giusto ricordare e schierarsi dalla parte delle vittime civili, e male ha fatto la sinistra a rimuovere le responsabilità di Tito, regalando le vittime allo sciacallaggio della destra.
Inaccettabile è però nascondere gli atroci crimini italiani, le stragi durante l’occupazione fascista di Fiume, Istria e Dalmazia, il tentativo di sostituzione etnica e i campi di concentramento ai danni delle popolazioni slave. Crimine non giustifica crimine, ma oggi si vuole cancellare quelli commessi dagli italiani, le cerimonie commemorative hanno visto un revival di propaganda fascista al punto che il Pd è stato costretto a ritirare la sua delegazione. Purtroppo, anche il discorso di Mattarella non si è distaccato da una inaccettabile riscrittura della storia. Del resto, se l’Ue sentenzia che nazismo e comunismo sono la stessa cosa, allora Hitler, Stalin e Tito per noi pari sono. Sono colpevoli allo stesso modo il 3° Reich che ha ideato Auschwitz e l’Armata rossa che l’ha liberata. Vittime e carnefici, tutti sulla stessa griglia. Se in Italia soffia un vento fetido, non è che in Europa splenda il sole.
Questo articolo è stato pubblicato da Area Online il 13 febbraio 2020