di Silvia R. Lolli
Al momento della pubblicazione queste riflessioni saranno vecchie. Bonaccini ha già deciso nomi e programmato politiche precise; ne sono contenta: la vicepresidente con deleghe per l’equità sociale e welfare, oltre che al clima, Elly Schlein; l’assessore al lavoro Colla, sindacalista, 2° arrivato alle recenti elezioni della CGIL; l’assessore alla cultura Mauro Felicori, un passato da dirigente per le politiche culturali al Comune di Bologna e recentemente direttore della Reggia di Caserta e ha contribuito alla sua rinascita turistica.
Persone competenti per assessorati precisi; unico dubbio, Colla, non ci risulta fra i candidati al consiglio. Assessorati importanti per costruire una sinergia fra le politiche, non si può fare nel chiuso di una singola delega. In una società liquida e flessibile non più industriale stabilire subito gli assi portanti per la regione, lavoro/ambiente/welfare/cultura, mi dà più tranquillità. Auspico, da emiliana-romagnola e da italiana che da qui si implementino politiche per il futuro con feed back continui con la politica nazionale, utili per le best practice.
Occorre continuare a riempire le caselle della neo Giunta con le stesse priorità: competenze ed esperienze pregresse delle persone nominate, così da mettere in campo sinergie e svincolarsi da biechi calcoli più partitici. Mi piacerebbe avere una giunta a maggioranza femminile, utopia? Così rappresentanza e storia regionale aprirebbero meglio il futuro.
In attesa, fatico ad accettare le proposte lette sui giornali. Se Bonaccini decide una delega per l’ambiente non può eliminare il nome di Silvia Zamboni, eletta col partito Europa Verde, pur se non con tanti voti, ma ha appoggiato Bonaccini fin dall’inizio. Anche la presenza di un’assessora M5S farebbe molto bene a questa Giunta e al Governo nazionale. Aiuterebbe le politiche che questi gruppi, pur se faticosamente, portano avanti da anni; un aiuto che diventa per tutti. La politica potrebbe raccogliere contributi, conoscenze e pratiche diversi, non solo provenienti dai partiti più strutturati (non per questo attualmente meno confusi dei movimenti!), ma da gruppi meno organizzati che negli ultimi anni sono riusciti a mantenere viva la partecipazione di cittadini spesso arrabbiati o sfiduciati.
Questi hanno dato un calcio alla pericolosa indifferenza, per la democrazia, nei confronti della politica. Ricordo che in questi giorni questo Governo, al di là delle sceneggiate sulla legge della prescrizione e nonostante il coronavirus e il PIL al ribasso ha ricevuto due riconoscimenti dai mercati finanziari positivi: si è abbassato lo spread, l’asta dei BTP a 15 a. ha avuto una domanda altissima che ha permesso di avere tassi più bassi. La giunta emiliana romagnola deve avere assessori competenti che siano chiaramente al fianco delle politiche governative e non sfilarsi per leggi che dietro le quinte non accettano.
Seguendo il toto nomi giornalistico non vorrei che si andassero a prendere a prestito donne non candidate, impegnate o a finire il mandato amministrativo in comune a Bologna (Priolo), oppure a lavorare in amministrazioni pubbliche rilevanti, Gibertoni passata dalla direzione dell’ O.Maggiore a quella del O. S. Orsola di Bologna.
Certo donne che darebbero la pari opportunità in giunta; mi chiedo però: perché Priolo dev’essere tolta alla Giunta di Bologna? A differenza dell’attuale vicesindaco Pillati non è stata candidata quindi eletta; poi Pillati che cosa sceglierà? Se la Regione sarebbe una perdita per la giunta comunale; i suoi elettori credo che si aspettassero il suo lavoro sui 5 anni.
Osservo da tempo molte candidature per nuove elezioni quando ancora si ricopre un ruolo amministrativo, tra l’altro importante; comportamento corretto? Per me poco. Per la Giunta preferirei che si trovassero all’interno del neo consiglio regionale le risorse umane in grado di portare competenze ed esperienze. Quindi Pillati, pur se a malincuore perché dovrà uscire dalla Giunta di Bologna, può essere tenuta in considerazione, ma le altre due possibili assessore, perché? Ragioni partitiche, come si può immaginare scorrendo altri nomi al maschile: il lavoro svolto per il partito automaticamente dà un posto di rilievo, poi la competenza si fa, ma è importante seguire le solite politiche e cambiare poco, perché si risponde meglio al capo che sceglie rimanendo sullo stesso binario di prima!
La mia proposta per la verde Silvia Zamboni, la conosco dal momento della sua presidenza al quartiere Reno nel periodo in cui sindaco era Guazzaloca, sarà utopistica viste le pratiche partitiche, ma può rivelarsi un segno di cambiamento dopo elezioni. Fra l’altro lei non fu ricandidata per il secondo mandato, non perché aveva sbagliato, ma solo perché non volle iscriversi al partito (il PD attuale) dimostrando correttezza ed etica politica, per me importante.
La Giunta si può consolidare se dò ruoli a chi ha precise competenze, esterne alla solita politica, e a chi fa o ha fatto parte di movimenti e gruppi che guardano al futuro. Anche la consigliera M5S Piccinini per me sarebbe una buona scelta. Non la conosco, per questo non parlerò qui di lei, però ha avuto molte più preferenze del suo candidato di lista. Da consigliera uscente è stata premiata dagli elettori, cioè l’esperienza acquisita sul campo le ha giovato: gli elettori M5S la sentono loro rappresentante,
Perché Zamboni? Intanto ha un’esperienza amministrativa: fu assessora all’ambiente con la Giunta Vitali, accettando un incarico politico che la riportava a vivere a Bologna dopo anni vissuti a Berlino e conoscenza di persone importanti come A. Langer (il muro doveva ancora cadere e ha conosciuto le due diverse realtà di quella città) e a Roma, lavorando come giornalista ambientale. Come presidente di quartiere ricordo, oltre che il continuo ascolto dei cittadini sulla scelta di mantenere un parco più intatto possibile per ubicare la nuova scuola dell’infanzia dell’IC 1 di via Veronese, la scelta di mantenere un parco agricolo ampio attorno alla Certosa; il parco ha purtroppo avuto bisogno, dopo di lei, di molti anni per essere attuato completamente.
Ricordo la sua capacità di riunire le associazioni del quartiere attorno ad un tavolo per migliorare l’integrazione fra loro e l’istituzione. In questo modo ha cercato di mettere in campo un Welfare State alle corde cercando nell’Welfare Society qualche proposta per mantenere livelli di aiuto alla cittadinanza con meno spese. Un tavolo di confronto che ha anche portato i tanti cittadini associati, e non, a conoscersi con lo scopo di costruire qualcosa di diverso rispetto a progetti spesso troppo autoreferenziali.
La ricordo poi, come semplice cittadina, in piazza Nettuno da dicembre 2011 a giugno 2012, assieme ad altri promotori fra i quali Morgantini, con la Costituzione in mano, per ricordare la democrazia da lì scaturita. Era il momento in cui Berlusconi con le sue elargizioni ai parlamentari ci impedì, assieme a Napolitano, di andare al voto, continuando le politiche corruttive ed anticostituzionali cominciate dal 1994 anche con le leggi sul falso in bilancio e prescrizione, leggi ancora oggi fatte per le caste e non per l’economia sana di questo paese. Ricordo poi Silvia alle tante assemblee di Unirsi che permisero al PD di tornare in comune a Bologna con Cofferati, dopo il poco simpatico intermezzo della commissaria Cancellieri!
Al di là delle separazioni pre-elettorali che E-R Coraggiosa, Ecologista Progressista si augurava di eliminare, avere ora una rappresentante dei Verdi in Giunta non potrà che aumentare le best practice regionali: collaborazione fra assessorati ed subito in chiave europea. La rappresentante dei verdi europei si è rimessa in campo con le elezioni europee per rivitalizzare l’asfittico partito italiana allo scopo di portare al parlamento europeo i verdi italiani. Non c’è riuscita, perché in molte zone d’Italia i verdi non esistono. È un partito che non ha mai avuto spazio in Italia, sia per la poca capacità dei suoi rappresentanti nazionali (hanno a volte solo insultato i loro elettori – ricordo Pecoraro Scanio!), sia per la storia italiana di sinistra. I verdi fanno parte dello schieramento di sinistra in Europa; sono numerosi in Germania, ma anche in altri paesi. Da noi fa fatica ad esistere in tutta Italia, l’elettorato è abbastanza simile a quelle delle tante sinistre o del M5S, stesso bacino elettorale.
La sinistra, e faticosamente, solo ora, mette fra le sue politiche e al centro la sostenibilità ambientale, perché (e qui l’Ilva di Taranto docet) finora ha costruito una politica mirata al lavoro e a combattere la disoccupazione. Per molti anni e ricordo mio padre tornitore specializzato, ed era fuori dal coro, mi spiegava che in fabbrica sindacati e sinistra preferivano mettere in piattaforma solo incentivi economici e non miglioramenti delle condizioni ambientali sul posto di lavoro. Forse la difficoltà che oggi anche il Governo trova è proprio per il non ascolto, negli anni del boom economico e dello statuto dei lavoratori, da parte di molta sinistra dei problemi ambientali che l’accelerazione dello sviluppo industriale nel dopo guerra portava con sé. Le risoluzioni che devono oggi essere messe in campo hanno origini lontanissime! Troviamo queste difficoltà nell’osservare il paesaggio italiano distrutto per poche sensibilità anche da parte di gruppi di sinistra. Conflittualità continua che ho vissuto e vivo tuttora per esempio nel comitato rigenerazione nospeculazione di Bologna.
Mettere assieme le differenze ha sempre fatto bene alla nostra giovane Repubblica e spero lo possa fare ancora partendo dall’Emilia-Romagna.