Emilia Romagna: ai margini di questa tornata elettorale

29 Gennaio 2020 /

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di Silvia R. Lolli
L’Emilia-Romagna ha risposto un’altra volta a incultura e inciviltà, anche sessista, di una politica decadente.
La R-esistenza continua a vivere sotto corpuscoli inquinanti di sostanze non ancora ben identificate, ma che hanno continuato ad incenerire sotto la democrazia ed ora si vorrebbero rivitalizzare nel momento di crisi antropologica, culturale, oltre che economica.
La democrazia in E-R vuole mantenersi in vita e con essa quella partecipazione alla vita democratica che si esprime soprattutto con le elezioni, ma che qui ha trovato da molti anni, in forme più o meno legittimate in partiti nuovi, liste, comitati, movimenti, spazi vitali di confronto politico, appunto democratico: alla luce di questi risultati sta dando i suoi frutti. Il nostro sistema economico-sociale vuole continuare ad elaborare idee per un futuro più sostenibile.
Al di là del risultato elettorale che ha riportato Bonaccini alla guida della regione, occorre scavare fra i numeri e le presenze dei consiglieri che fanno parte del nuovo consiglio. Volti conosciuti, ma nuovi per questo livello amministrativo. Esperienza da non perdere; finalmente si è un po’ invertita la rotta e le competenze oltre che il lavoro continuo di questi anni con i cittadini e le esperienze sono state valorizzate!
In attesa della giunta, che dovrebbe essere fatta a breve, noi speriamo tanto che il presidente ascolti gli elettori, cioè le preferenze: ci risulta che Elly Schlein abbia avuto il numero di preferenze maggiore e ovviamente per tante ragioni ne siamo contente. Speriamo che guardi alle competenze delle persone anche di liste non sue dirette: la continuità di cui ha parlato subito pensando alla Giunta dovrebbe essere una continuità con il Governo centrale. Per esempio perché non un assessorato ad una consigliera del M5S? Sarebbe coraggioso e un ricostituente democratico importante per l’Italia.
Speriamo che non abbia promesse pre-elettorali da mantenere per componenti burocratiche di un partito che deve ancora assumersi le responsabilità di un vero congresso e neppure per la sua lista; sarebbe auspicabile cominciare a giocare fuori dagli schemi, questo sarebbe il vero rinnovamento della politica italiana che aiuterebbe a ri-consolidare la sovranità popolare della Costituzione, la fiducia per la rappresentanza verso chi governa ad ogni livello amministrativo.
Per esempio: chi ha avuto il maggior numero di preferenze in regione non può essere trattata da mera consigliera; chi ha collegamenti europei e sta portando avanti, con competenza, una nuova vita dei verdi con agganci appunto europei, non può essere esclusa, proprio per non vanificare in regione delle future best practice del New Deal ambientale che dall’ultima finanziaria il Governo Conte sta portando avanti.
Le questioni sinistra, M5S, visibilità politica di movimenti e partiti sono un’altra cosa, da seguire parallelamente alle amministrazioni, ma che non le devono invadere. Amministrare vuol dire fare il bene nella gestione quotidiana della cosa pubblica, certamente cercando i principi politici che i partiti (non le persone) indicano alle varie parti in gioco. Principi che devono essere da tanti corpi intermedi ancora ben chiariti e ben definiti.
Si è perso tempo con una personalizzazione della politica che queste elezioni in E-R hanno finalmente messo un po’ in subordine: la partecipazione è stata veicolata da piazze piene di sardine che non hanno dovuto essere riempite da nessuna bandiera, perché appunto erano già piene. Omega-3 è l’acido grasso importante per il nostro benessere; le piazze piene di sardine hanno portato a queste elezioni emiliano-romagnole un valido apporto per alimentare una politica che anche qui rischiava di diventare asfissiante e decadente.
Vitalità nuova speriamo per una giunta all’altezza di importanti trasformazioni per il futuro. Per esempio cominciamo a non cavalcare inutili idee di federalismo estranee alla nostra Costituzione e non certo in linea con le idee solidaristiche. Ma soprattutto sarebbe un colpo morate per rivitalizzare a livello nazionale l’istruzione. C’è la possibilità immediata di cambiare; abbiamo avuto un ricordo ieri, mentre arrivavano i risultati: ci siamo ricordate del bellissimo film del 2005 di Giorgio Diritti: Il vento fa il suo giro. Anche i contenuti, oltre al titolo, hanno per noi tanti collegamenti con queste elezioni. Forse i sogni possono diventare desideri e poi bisogni da soddisfare?
Un’ultima riflessione va per chi è stata messa sul patibolo e non ha vinto (per noi fortunatamente!), semplicemente per essere messa in disparte e solo utilizzata da un capo popolo arrogante, ignorante e sessista. Un capo popolo che ha fatto prendere vigore a quelle ceneri assopite e che ha permesso un buon risultato al partito della Meloni, prestatasi di buon grado a questo gioco, visto che le ha permesso di avere più consensi.
Mi dispiace per la persona Borgonzoni, anche per il modo in cui è stata trattata una donna; del resto però la politica personalistica, senza troppe idee di programma, porta a tutto ciò. Anche da sinistra l’abbiamo visto troppe volte in questi ultimi anni. Ora a lei la scelta, certo difficile: decidere su quale scranno stare nei prossimi anni, Regione o Senato? Secondo noi ci potrebbe a questo punto essere anche un’altra scelta: Lega o gruppo misto? Chissà.

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