di Michele Fumagallo
Adesso che è finita la festa, cioè l’anno di Matera capitale europea della cultura, e prima di un breve bilancio conclusivo anche di questa rubrica la settimana prossima, è forse utile porsi qualche interrogativo, vero o retorico non importa.
Per prima cosa, come mai, nonostante anni di “cultura” e poi la nomina europea 4 anni fa, e poi ancora l’anno appena concluso, la Biblioteca Stigliani che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della città dal punto di vista della documentazione libraria (ma anche d’altro) e della sua fruizione versa in condizioni a dir poco critiche? Se ne sono fatti interpreti i sindacati con una denuncia che mette il dito nella piaga (ma già lo avevano fatto docenti e intellettuali, citati anche in questo spazio): struttura spesso fatiscente, dipendenti che sono metà dei necessari, mancanza di un progetto alto di rilancio. Chi prenderà dunque in mano il destino futuro di questa struttura?
Altra domanda. Qualche giornale ha denunciato lo scempio di alcune chiese rupestri (scritte deturpanti sugli affreschi), il grande patrimonio di Matera che dovrebbe rappresentare un viatico di valore inestimabile ma che ancora non ha, in gran parte, né recupero, né percorso completo e interamente visitabile. Un limite inaccettabile ieri e ancor più oggi. Perché? Perché tutto il “blocco” delle chiese rupestri non è stato al centro del recupero e del ragionamento durante quest’anno? Perché non lo è ancora oggi nei progetti per il futuro?
Altro quesito: d’accordo su tutto il resto, ma Matera può andare avanti senza il suo retroterra rurale? Senza la nuova agricoltura che è il fiore all’occhiello del nuovo sviluppo? Nessuno, sia chiaro, dà una risposta negativa ma poi si scopre che i fondi europei ad hoc sono spesi soltanto per il 28%. Qualcosa dunque non funziona. E allora? Cosa si fa?
Si sono riunite a Matera le università delle città sedi di Capitali europee della cultura per rinsaldare e arricchire la rete. Resisterà? Si collaborerà davvero tra Erasmus e altro? E gli studenti saranno davvero al centro di questo scambio europeo?
Molti segnali, non solo quelli più eclatanti della zona del petrolio, riportano a galla molteplici inquinamenti in regione. Si rimetterà tutto a tacere in attesa di “risanamento” o si entrerà nell’ottica che un territorio a bassa densità di popolazione deve controllare ancor di più la sua natura cioè la sua ricchezza primaria e base di un nuovo sviluppo per il futuro?
Si è svolta a Matera, in chiusura di tanti dibattiti e incontri di quest’anno, la Conferenza internazionale per indicare in alcune parole chiave la strategia per le prossime capitali europee della cultura. Hanno partecipato studiosi di varie discipline con interventi anche molto interessanti. La domanda è: siamo così sicuri che queste conferenze aiutino la popolazione a farsi idee più chiare e non siano incontri autoreferenziali dove ci si passa la palla tra addetti ai lavori? Siamo certi che questi incontri, pagati dal denaro pubblico, siano utili “a prescindere”?