di Michele Fumagallo
Un’altra buona notizia fa capolino nel mondo della nostra fintamente agitata ma tutto sommato conformista industria editoriale: si ripubblicano alcune opere fondamentali di Leonardo Sinisgalli, l’ingegnere e poeta di origini lucane (Montemurro, in Val d’Agri, a cui fu sempre legato e dove opera la Fondazione che porta il suo nome) che unì magistralmente le cosiddette due culture, la scientifica e l’umanistica. È uscita da qualche settimana la nuova edizione di “Furor mathematicus”, mentre si preparano altre tre uscite indispensabili.
Parlo di un’altra buona notizia perché già mesi fa fu un avvenimento la pubblicazione di “Tutte le opere” di Rocco Scotellaro, poeta di Tricarico dove agisce il Centro di documentazione che porta il suo nome, e, online per la Sapienza University Press, di “Tutte le poesie” di Vito Riviello, altro campione letterario vissuto tra Potenza, la sua città, e Roma. Si dovrebbe poi parlare di un altro grande poeta, di originale invenzione linguistica dialettale, come Albino Pierro, originario di Tursi, tra i calanchi del materano, dove opera un Parco Letterario a suo nome. Su Pierro uscì già anni fa, per le Edizioni Salerno, la raccolta completa delle sue poesie.
Se cito alla rinfusa questi grandi della letteratura del 900, che hanno avuto col loro luogo d’origine rapporti molto stretti (“Caldo com’ero nel tuo alvo / mi attacco alle tue reni / madre mia. Io sono / il tuo frutto e a te ritorno… / Dormiremo come una volta, / le mie piante premute / contro il tuo cuore” cantava Sinisgalli), così come ho già citato in precedenti puntate altri nomi di personaggi legati alla Basilicata e a Matera (Carlo Levi, Adriano Olivetti, Ernesto De Martino), è per focalizzare l’attenzione su almeno due cose. La prima riguarda il funzionamento di Centri culturali locali che si richiamano ai sunnominati autori ma anche a quelli che qui ho trascurato; la seconda è più strettamente legata ai programmi di “Matera 2019”.
Sugli autori e i personaggi che hanno “attraversato” la Lucania con la loro vita e la loro opera, senza dubbio un buon lavoro lo fa la fondazione Sinisgalli di Montemurro. Con le sue pubblicazioni, mostre, convegni e incontri con le scuole, si situa un po’ avanti in rapporto ad altri centri studi. Dopo c’è il Centro Levi di Matera che ha svolto sempre, con alti ma anche molti bassi, un ruolo di presidio della memoria dello scrittore torinese. Proprio in questi giorni è andato il convegno “Carlo Levi e la crisi della civiltà” incentrato su quel gran libro che è “Paura della libertà” scritto su suolo francese mentre imperversavano i venti di guerra. Il libro è stato l’anno scorso ripubblicato da Neri Pozza con una splendida introduzione di Giorgio Agamben.
Alcuni Centri non brillano per notevoli iniziative, ed è un limite grave. Spesso si addebita tutto questo alla mancanza di fondi pubblici, ed è vero, ma bisognerebbe cominciare a corteggiare anche i privati. Tuttavia l’altro grosso handicap nella gestione di queste sedi di studio è la mancanza originaria di progettazione alta intorno all’Autore.
La seconda cosa è che se “Matera 2019” avesse avuto come “guide” tutti questi scrittori e intellettuali che hanno lasciato un segno forte sulla Basilicata e la città dei Sassi, quest’anno straordinario avrebbe avuto ben altri significati e sparso ben altri semi.