Matera 2019: niente paura se il paesaggio diventa luogo di scontro

14 Settembre 2019 /

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di Michele Fumagallo
L’inaugurazione di un complesso museale contadino nei Sassi è stata l’occasione per interrogarsi sul destino culturale e turistico della città.
È stato aperto al pubblico nel Sasso Caveoso il “Vicinato a pozzo”, un pezzo di quel famoso museo demo antropologico di cui si parlo’ tanti anni fa (fu coinvolta Gae Aulenti) e che poi, come tutte le cose al Sud, venne in parte relegato nel regno del futuro. Adesso è in costruzione, sotto il nome di “Parco della Storia dell’Uomo”, un intervento simile che ne vuole ripercorrere le dinamiche e perlustrazioni ma in un contesto del tutto mutato da quello di allora. Perché circa trent’anni fa i Sassi, ancora vuoti, potevano essere “letti” e indirizzati verso un’antropizzazione culturale fatta di persone e lavori nuovi e non solo di alberghi, ristoranti e locali. Oggi tutto è più difficile con la vera e propria invasione (in stile Disneyland, ha detto qualcuno) che si sta appropriando di questo patrimonio affascinante della nostra Italia.
Il “Parco della Storia dell’Uomo”, ideato dal Comune, si divide in 4 itinerari: “Preistoria”, “Civiltà Rupestre”, “Civiltà Contadina”, “Città delle stelle”.
Il “Vicinato a Pozzo” di Rione Malve, adesso restaurato e fruibile, è un’espressione della civiltà contadina in cui leggere le articolazioni più interessanti dei Sassi. Un’aggregazione di case e servizi con al centro un pozzo in comune, e al di sotto, le cavità preistoriche su cui si è formato il nuovo insediamento. Un centro in cui si sviluppa la comunità con tutte le cose positive (solidarietà, trasmissione di saperi) e negative (controllo sociale, conflitto “estremo”) di questo tipo di civiltà.
Il museo a cielo aperto è raccontato dagli anni 50 del secolo scorso, periodo in cui Matera fu al centro di studiosi e antropologi che ne portarono alla luce la vitalità popolare e la saggezza di un passato da cui non si può prescindere. Studiosi e viaggiatori che portano il nome di Carlo Levi e Henri Cartier-Bresson, Lidia De Rita e Friedrich Friedmann, Ludovico Quaroni e Adriano Olivetti che cercò di portare la “filosofia” del vicinato nei nuovi insediamenti de La Martella dopo lo sfollamento dei Sassi. E le voci di ragazzi e donne, le visioni cinetelevisive di allora, i rumori, i canti sono la struggente “introduzione” alla inesorabile fine di un contesto simile col passare degli anni, l’avvento veloce di una società del benessere col boom economico e la fuga dei giovani da quel luogo considerato oppressivo e angusto.
Al convegno di presentazione del blocco museale è emerso, sia pure nei termini appena accennati di una discussione breve, oltre allo scontro sempre presente sul valore delle culture comportamentali del passato, l’imprescindibile domanda di tutte le generazioni: quale è il rapporto corretto col passato?
Adesso a me non importa dare un giudizio sull’incontro e neanche sul tipo di lavoro intrapreso per portare alla luce l’essenza della civiltà contadina del vicinato. Mi interessa molto di più (e, per la verità, è venuto fuori in parte in questa assemblea) l’impatto che un discorso sul parco demo antropologico può innestare su una pratica e una filosofia turistica dall’impronta schiettamente liberista (il mordi e fuggi che con Matera e la sua conoscenza profonda non ha nulla da spartire). Il punto è questo: tutto quello che sta avvenendo nella città dei Sassi in termini di moltiplicazione abnorme di localini ovunque, grotte e ipogei usati per qualsiasi cosa, residenze alberghiere moltiplicate in modo incredibile è, concessa la sua parte di positività, sicuramente preoccupante perché ha il sapore amaro del mercato senza guida, o meglio del “libero mercato liberista”, ma è anche una sfida che non va considerata già persa come invece pensano in tanti (troppi).
E non solo perché Matera ha lo stesso problema del disordine mercantile di tutte le località turistiche (si pensi a Venezia), e quindi è in buona compagnia nel senso che può intraprendere e inserirsi in una lotta comune. Ma perché soltanto uno sciocco può farsi intimidire dalla “tigre di carta” del mercato turistico attuale. Perché, come raccontava Pasolini, c’è un solo modo per abbattere il presente ed è il passato (si riferiva naturalmente alla parte migliore del passato). Basta non restarne prigionieri e guardare al futuro con fiducia. Una fiducia che poggia sul concime fruttuoso tra il meglio del passato e il meglio del presente. Quasi una bomba esplosiva che può mettere ko le oppressioni (e illusioni) liberiste.

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