Matera 2019: c'è la consapevolezza e la responsabilità di essere un punto di riferimento?

31 Agosto 2019 /

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di Michele Fumagallo
In molti posti del Sud, ma non solo, una parte della classe dirigente (amministratori, sindaci, “politici”) guarda a Matera e alla Basilicata come a un punto di riferimento. Cosa che lascia contente tante persone a partire da chi scrive che, da svariati decenni, ha parlato (naturalmente inascoltato) dell’importanza “metaforica” di questa città ma anche del territorio regionale. C’è, però, un atteggiamento che non va nei “nuovi ammiratori” della città che, come tutti i neofiti, commettono l’errore dei dilettanti, cioè quello di entusiasmarsi senza spirito critico.
Quindi per loro Matera diventa un punto di riferimento ma non si sa perché. “Vanno a Matera” ma non si sa a fare cosa, a parte il piacevole viaggio turistico. E questo vale anche all’inverso. Si sponsorizzano, da parte della città, gemellaggi e incontri con vari posti ma non se ne capisce il senso profondo.
C’è un atteggiamento nelle classi dirigenti materane (e lucane) che lascia perplessi. Da una parte l’orgoglio (in gran parte illusorio) di essere punto di riferimento di tanta parte del Sud che vede in Matera una città del riscatto, del passo avanti decisivo che corregga le incongruenze del passato. Dall’altra un atteggiamento contraddittorio perché l’orgoglio vero, quindi non illusorio, è figlio della capacità di costruire un futuro fondato su strutture all’altezza del vivere civile più avanzato. E a Matera questo non accade se non in parte.
Si continua ad andare avanti con la logica spettacolare del consumo (un’orgia che presto finirà, tra l’altro) che ha già procurato tanti danni ovunque ma da cui sembra che nessuno voglia distaccarsi. Eppure non ci vuole molto per capire che la fine del “consumo” in grande stile rischia di lasciare l’amaro in bocca a tanti.
Per tornare agli “esterni” che guardano, con ammirazione e insieme invidia, a Matera e alla Basilicata, la domanda da porsi è: sono davvero un punto di riferimento reale? La risposta è amara (ma tutto si può correggere, sia chiaro): purtroppo no. Nonostante l’ammirazione per la città dei Sassi nessuno sa dire quale è l’insegnamento che viene da Matera. Si intravedono suggestioni, possibilità, ma non esempi forti sui due punti fondamentali della “capitale europea della cultura”, cioè appunto una cultura nuova e una nuova politica europea.
Ecco, forse Matera, anche per gli altri territori del Sud, avrebbe fatto meglio a “ripiegare” su se stessa per costruire un esempio di alto profilo, senza cerimonie e “aperture” inutili.
Continuare invece come si sta facendo finora, cioè con uno scambio di complimenti che non scende mai nel merito, può solo generare l’ebbrezza di un momento e poi precipitare nella consueta depressione.

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