di Michele Fumagallo
Non c’è alcun dubbio che, se si trattasse di una gara, Ruvo del Monte, paese della zona del Vulture (nord della Basilicata) di circa mille e cinquecento abitanti, meriterebbe il primo premio per l’iniziativa messa in campo e presentata nella giornata del 13 agosto. Il Comune ha tradotto, per la prima volta in Italia, il romanzo autobiografico “Le strade d’oro” di Evan Hunter, nome reale (ma già legalmente modificato negli Usa da quello originario di Salvatore Albert Lombino) dello scrittore di gialli meglio conosciuto con il nome d’arte di Ed McBain, stella polare e mito della letteratura di genere per tanti.
Hunter / McBain ha lavorato anche per il cinema con, tra l’altro, l’intrigante e inquietante sceneggiatura de “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock. Salvatore Lombino, come ricorda il nome, è figlio dell’emigrazione italiana in America, e il romanzo che è stato tradotto per la prima volta dal lontano 1974, data della pubblicazione negli USA, parla tra l’altro del suo rapporto col nonno e con il paese d’origine, appunto Ruvo del Monte, trasfigurato nel romanzo in Fiormonte, da cui il vecchio partì per trovare fortuna in America, anzi “oro” come si diceva allora tra i contadini del Sud.
Si tratta, oltre che di un appassionante libro, di un ritorno alla grande narrazione italo-americana. Pieno di invenzioni, linguaggio moderno, ironia, durezza, attraversamento dei miti culturali americani dal jazz al cinema, “Le strade d’oro” aggiunge, e per così dire “completa”, la lunga carrellata di storie del prolifico giallista che ha rinnovato e arricchito il genere. L’iniziativa del Comune lucano, che per la verità su questo autore sta lavorando da tempo, si inserisce nel gioco delle “capitali per un giorno” che “Matera 2019” ha preparato per valorizzare i paesi della Basilicata.
In questa rubrica ho già scritto delle incongruenze e mancanze di questa iniziativa materana ma qui mi preme valorizzare il coraggio di un piccolo Municipio che ha proposto e attuato ciò che avrebbero dovuto già fare da anni i grandi editori italiani con cui McBain ha pubblicato, per esempio Einaudi e Mondadori. Come mai non l’hanno fatto loro e invece l’ha fatto il piccolo paese? Semplicemente perché è un merito del lavoro di alcune persone e dell’istituzione municipale che ci ha creduto.
A dimostrazione del fatto che pensare in grande, soprattutto nella cultura, paga. E anzi può aprire prospettive di sviluppo diverso in ambito culturale. La giornata del 13 agosto, con il convegno sul libro e sulle sue tematiche e, in serata, con la conclusione interessante della presentazione “jazzata” del libro da parte del pianista Enrico Pieranunzi e del traduttore Giuseppe Costigliola, ha davvero segnato una data per Ruvo del Monte. Ora c’è un solo, decisivo problema: andare avanti per questa strada, cioè mettere mano a una struttura che lavori attorno a questo autore e alla grande letteratura di genere. Insomma un grande centro culturale del territorio del Vulture.
Un centro di rilievo europeo che questo paese deve avere il coraggio di progettare senza cadere nel colpevole complesso di inferiorità tipico di molti piccoli borghi. Se non c’è questo, all’orizzonte si profila soltanto il ripiegamento nell’ennesima manifestazione, magari interessante, di “consumo fine a se stesso”, il tran tran che, privo della prospettiva strutturale di costruzione delle “fabbriche” della cultura, sta rovinando il futuro culturale dell’Italia e soprattutto della sua parte più debole.