Matera 2019: si ricomincia, sempre con ritardo purtroppo, a riparlare delle ferrovie

27 Luglio 2019 /

Condividi su

di Michele Fumagallo
Demagogia è affrontare quest’anno di Matera capitale europea della cultura parlando soprattutto d’altro. Ma parlare solo di cultura senza affrontare gli altri nodi dello sviluppo della città è cadere nella trappola opposta dell’astrazione. La cultura, che indubbiamente va analizzata nel suo specifico, ha senso se è dentro la civiltà complessiva di un territorio.
Abbiamo cominciato in qualche puntata precedente a delineare le incongruenze sul piano culturale nella città dei Sassi (il cinema, finora), oggi cominciamo a tratteggiare contraddizioni non meno forti sul terreno dello sviluppo civile. Per esempio sui trasporti e su quel nodo che rappresenta sempre la civiltà alta di un territorio che è il collegamento su ferro. Un nodo fondamentale soprattutto in Italia, dove un approccio sbagliato della Prima Repubblica, quindi del progresso “iniziale”, ha creato un peccato d’origine che ancora non riusciamo a correggere come si deve, cioè il primato del trasporto su gomma con il suo corollario di inquinamento, intasamento delle strade e dei centri storici, abitudine eccessiva all’automobile, preponderanza del viaggio delle merci su tir, incidenti stradali da vera e propria guerra camuffata, eccetera.
La questione ferrovia a Matera è sempre stata centrale se non altro perché è stato un caso raro di capoluogo di provincia sprovvisto di ferrovia statale. Ha funzionato infatti, sul versante adriatico, soltanto la ferrovia privata appulo-lucana verso Bari, adesso in via di ristrutturazione e velocizzazione. Sul versante opposto, verso Potenza a nord e il tragitto ionico-calabrerse a sud, è mancato il tratto, poco meno di trenta chilometri, che da Ferrandina porta a Matera.
Adesso una notizia apparentemente piccola ma in realtà spia di un interesse purtroppo tardivo (ma meglio tardi che mai) riaccende il dibattito, sempre troppo flebile e a strappi, sulla strada ferrata per raggiungere Matera dal versante ovest: l’apertura, anzi riapertura dopo anni di chiusura, del bar ristoro con annesse informazioni della Fondazione Matera 2019 alla stazione di Ferrandina. Grazie all’impegno di una cooperativa, di vari altri partner, e all’interessamento del Comune del paese, che ha promesso investimenti di restyling turistico, sembra che la stazione voglia rilanciare il suo ruolo di cerniera nel territorio in vista della costruzione del tratto che la collegherà a Matera. Una scelta saggia se si pensa che i viaggiatori provenienti dal nord Italia, anche attraverso la linea del freccia rossa, momentaneamente messa a disposizione (è un allungamento dell’alta velocità che si ferma a Salerno), si fermavano in una stazione del tutto sprovvista di qualsiasi ristoro, prima di proseguire con gli autobus il tragitto finale verso Matera.
Naturalmente il problema del bar ristoro è solo una piccola notizia nel mare dell’impegno nazionale e territoriale che dovrebbe una volta per tutte far uscire dignitosamente dall’isolamento ferroviario la città dei Sassi.
La cosa che mi ha colpito da tantissimi anni in questa vicenda della ferrovia materana è stata l’assenza di lotte adeguate da parte dell’ala progressista della politica, naturalmente con tutto il rispetto della minoranza civile che ha provato e ancora sta provando a lottare per questo decisivo baluardo di civiltà nei trasporti. E’ una forte contraddizione della sinistra del passato e del presente (se esiste). E a me pare la spia di uno smarrimento e una perdita di alfabeto elementare, popolare e civile che dovrebbe essere la postura di qualsiasi sinistra che si rispetti.
Non c’era bisogno di aspettare la proclamazione di Matera capitale europea della cultura per interessarsi, già molti anni fa, di un collegamento ferroviario per la città dei Sassi. Adesso sembra che i lavori che dovrebbero liberare dall’isolamento termineranno nel 2022. Speriamo sia la volta buona. E magari non sarebbe male accompagnare il tutto non solo con la consueta e saggia vigilanza per il rispetto degli impegni ma con una salutare discussione sugli errori del passato.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati