Matera 2019: ma che succede nella città dei sassi? Tutto e niente

20 Luglio 2019 /

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di Michele Fumagallo
Qualsiasi persona voglia intraprendere una “rivoluzione” o almeno un cambiamento che abbia la consistenza di uno spartiacque storico non può prescindere dal metodo. E il metodo in questo, ma anche in altri casi analoghi, è uno solo. Esiste un principio primo, diciamo meglio un motore che fa muovere la macchina, il resto è secondario e ubbidisce ai ritmi del motore. Senza questo metodo si rimane prigionieri dell’indistinto, in linguaggio politico si potrebbe dire che si rimane prigionieri dell'”amministrazione”, senza produrre quella rivoluzione o cambiamento che si ha in mente (ammesso che uno l’abbia in mente).
Questa premessa per inoltrarci nella “confusione” delle manifestazioni materane oggi che, oltrepassata ormai la metà del percorso di questo anno di Matera capitale europea della cultura, è forse utile cominciare a dire qualcosa su questa kermesse, naturalmente senza bilanci che si fanno solo alla fine.
Mi viene in mente un’espressione consueta che si usa quando è difficile districarsi in un mare di iniziative dove si intravede a fatica il capo e la coda. L’espressione è: “tutto e niente”. Forse è questa la risposta per ora più efficace e vicina alla verità: a Matera quest’anno accade tutto e niente. Le iniziative, tra città e paesi della regione, oscillano tra le 5 e le 6 proposte giornaliere di media. Indubbiamente un avvenimento che, in altre epoche storiche (mettiamo: nella Prima Repubblica), sarebbe stato non solo comprensibile ma anche utile.
Oggi, in un’epoca di crisi e post-progresso – questo è il termine corretto checché ne dicano i cantori della continuità delle “magnifiche sorti e progressive” – ci si sarebbe aspettati a Matera una scelta diversa che spostasse i termini della questione sulle “fabbriche” della cultura e non sui consumi. Insomma era giunta l’ora di concentrarsi sul lavoro e sulle strutture culturali che lo sorreggono e “dopo” (stanno insieme, lo so, non esiste un prima e un dopo ma tant’è) sui consumi. La scelta è stata nel solco delle manifestazioni alla moda che si tengono ovunque, con la caratteristica che qui sono più numerose dati i finanziamenti cospicui.
Mentre scrivo ci sono cose più o meno interessanti, tra il cinquantenario dell’allunaggio, aperture di mostre, convegni di architettura, manifestazioni nei paesi, teatro civile, festival di natura ambientale, eccetera. Tutto bene? Diciamo che molte cose sono di un qualche interesse, ma non è così che devono funzionare le grandi e ambiziose manifestazioni nell’anno di grazia 2019. Soprattutto in una città molto interessante ma debole, anche dal punto di vista culturale, com’è Matera. E non importa l’obiezione che tutti altrove fanno in fondo così, perché non è vero; non tutti sono spostati sui “consumi fine a se stessi”, qualcuno si distingue.
Chi vuole produrre avvenimenti dal sapore della data storica, tale è stato presentato l’anno di Matera, deve distinguersi in modo radicale dagli altri. E anzi dovrebbe avere anche l’ambizione di dare un nuovo esempio. A Matera si continua invece a macinare avvenimenti nel solco della “grande abbuffata” senza rendersi conto dei pericoli che possono venire da un pranzo disordinato. E’ un po’ come l’esaltazione del drogato: dopo c’è sovente la depressione.

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