di Silvia R. Lolli
Ci corre l’obbligo del plauso verso l’amministrazione, verso l’assessore bolognese allo sport Lepore, che ha saputo trovare, con l’aiuto della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) e della Virtus pallacanestro Segafredo, una soluzione degna della Bologna città del basket: le ragazze che hanno vinto la A2 con il Progresso Matteiplast, grazie ad una wild-card, potranno giocare in serie A1 e lo faranno addirittura al PalaDozza, come Virtus donne e con lo sponsor FAAC, co-sponsor già della Virtus maschile.
Grazie infatti all’interessamento della Virtus Basket le ragazze storiche di due promozioni potranno assaporare il parquet della serie A1 e la Virtus avrà il settore femminile; quella pallacanestro femminile che nacque nel 1934 quando il cav. Achille Baratti, socio e se ricordiamo già allora anche dirigente SEF Virtus, decise di costituire la Fontana Cestistica Bologna che dopo al morte dello stesso pochi anni dopo confluì nella squadra di Civolani, in quanto la moglie di Achille, Valeria Buganza, decise di finire lì la sua avventura cestista, prima da giocatrice, poi da allenatrice ed infine da dirigente.
Oggi, anche se sappiamo che la continuità storica non può essere più la stessa, perché Civolani ha scelto con la squadra Matteiplast di ripartire dalla serie C – ci dispiace molto, ma rispettiamo tutte le decisioni – vogliamo però pensare che la squadra femminile, oggi in serie A1 con solo il diritto sportivo di accesso, abbia comunque una storia da portarsi dietro.
È una storia non solo cominciata nel 1934 dalla Fontana CB, ma poi costruita, e più volte negli ultimi anni, dall’odierno Progresso di Gianfranco Civolani che dopo la guerra ha calcato i parquet della serie A molti più anni rispetto alla Fontana CB con nomi di sponsor bolognesi.
Le componevano giocatrici di livello nazionale: oltre all’icona playmaker, poi allenatrice di giovanili alla polisportiva Irnerio, Viviana Corsini, o la pivot Carla Goggioli, tra l’altro unica giocatrice che ebbe il “lascia passare” da Baratti per giocare in un’altra squadra, e potremmo dire soprattutto in quella di Civolani; oltre alla Nannetti che giocava con la Buganza in serie A prima dell’arrivo dell’altra squadra ci furono anche Martini, Ceccato ed altre come si ricorda nel libro edito qualche anno fa. E da ricordare la squadra fontanina che annoverava Paola Dalla, anche lei nazionale, che con la squadra capitana da Patrizia Pagotto (figlia del giocatore del Bologna FC) negli anni Settanta stava per risalire nella serie A dalla B, allora le serie erano più semplici: A, B, C.
Sappiamo che negli anni Settanta ci fu una diaspora di giocatrici che si trasferirono nella nuova squadra, creando nei coniugi un po’ di rivalsa nei confronti dell’altra squadra che comunque rompeva il loro monopolio e cercava giocatrici senza avere un vero e proprio settore giovanile. Un settore giovanile che aveva i turni palestra per due o tre giorni la settimana prima dell’allenamento della Virtus di Porelli al palazzo dello sport con il settore minibasket. Quante bolognesi sono passate da qui come cestiste! Le partite furono giocate dalla Fontana al PalaDozza, finché la platea della serie A non fu appannaggio della squadra di Civolani che quindi prese il posto della cestistica al palazzo.
Fra i due dirigenti, lo ricordiamo bene, non c’erano mai pacate comunicazioni; da giocatrice e poi da allenatrice respiravo più un’aria di conflitto; poi verso la fine del secolo scorso quando appunto molte atlete della Fontana CB (che aveva un forte settore giovanile) sono confluite nell’altra squadra, le squadre si sono unite, più per la chiusura della Fontana CB. Una rivalità, come avemmo modo di sottolineare a Baratti nel 1984, senza senso, ma che spesso il mondo sportivo, nonostante i suoi proclami di fair play, mette spesso in campo.
Comunque una rivalità che non esisteva fra molte giocatrici, anche se i luoghi di allenamento e di partita erano diversi molte si trovavano e si trovano ancora fuori dal campo; la rivalità tuttavia era spesso fomentata da genitori e dirigenti. Personalmente l’abbiamo vissuta male, come abbiamo vissuto la non capacità di un uomo di sport come Baratti a rifiutarsi di organizzare in modo più consono alle nuove richieste del mondo sportivo la sua società.
In fondo, e anche la storia di oggi ce lo può confermare, i due “deus ex machina” delle “loro” società sono alla fine molto uguali: due persone che considerano la squadra, le giocatrici, la loro famiglia, quindi non possono far entrare al loro posto qualcun altro, e far decidere in modo assembleare le sorti della squadra e della società; non può essere nelle loro corde e per questo non ci permettiamo di giudicare l’operato di Civolani oggi.
In fondo ci siamo sempre sentite, come giocatrici della Fontana CB, tutte più che amiche, componenti di un sodalizio vissuto come una grande famiglia in cui avevamo due genitori in più: erano i C. B. (coniugi Baratti, anche se la sigla sta per Cestistica Bologna, ma chissà che il cav. Achille non l’abbia fatto apposta!).
Oggi ci piace dunque ricordare i fasti e i conflitti del basket femminile a Bologna, dopo la presentazione della squadra Virtus rosa al Palazzo di Varignana – location nella città metropolitana per ricordare che inizia un’altra storia, al passo con una città metropolitana; però vorremmo che fosse una storia nella quale non si perde la memoria.
Sono tante le storie della pallacanestro femminile a Bologna (non solo da raccontare di queste due società), dove i numeri delle praticanti – sport che al femminile è relegato in basse posizioni in Italia – sono sempre stati più alti, grazie appunto ad una storia che inizia nel 1934, cioè agli albori della “palla al cesto” italiana.
Oggi Tassinari, Tava, Cordisco, Nannucci, Rosier e l’allenatore Giroldi cominciano la storia nuova e con una palla che non è più la pallonessa degli inizi, oppure il n. 7 con cui ancora giocano i maschi, ma il n.6 per agevolare uno spettacolo maggiore del gioco. Il Palazzo dello sport o PalaDozza è però lo stesso in cui giocavano le loro colleghe dal 1957 fino agli anni Duemila! Vorremmo lo ricordassero.
Grazie e in bocca al lupo a tutti per giocare un bel campionato; non crediamo sia solo per salvarsi. La Virtus ha sempre avuto ed oggi ha ancora più alti traguardi.