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Matera 2019: il 22 giugno 2018 moriva Leonardo Sacco, lucida memoria storica della città

di Michele Fumagallo
L’anno scorso ci lasciava, all’età di 94 anni, Leonardo Sacco, davvero per tanti una memoria storica della città e della regione. Ricordo di averlo conosciuto (al telefono) negli anni 70 del secolo scorso quando gli ordinavo la sua rivista “Basilicata” e i libri che pubblicava per l’omonima casa editrice: un piccolo catalogo di tutto rispetto pieno di studi inediti e anticipatori sia nel campo sociale, con le denunce sui vari aspetti del territorio a partire dalle questioni urbanistiche (ovviamente con i Sassi in cima ai pensieri), che in quello letterario con la pubblicazione degli inediti di Rocco Scotellaro, del carteggio tra Carlo Levi e Natalino Sapegno, e tantissimo altro. Poi ci siamo rivisti spesso a Matera o nei convegni sparsi in regione e fuori. Ho in mente sempre i suoi lucidi interventi su Levi, Scotellaro, Olivetti, la storia del suo territorio con i “rapporti” sui sacchi urbanistici. Celebre il suo pamphlet “Il cemento del potere – Storia di Emilio Colombo e della sua città” dura requisitoria su Potenza e le sue devastazioni edilizie.
Ho frequentato a volte questo militante dello studio, della cultura e della politica, nella modesta sede di “Basilicata” a Matera, piena di libri e riviste. Quando ci si perdeva di vista non era mai un problema perché non era facile “liberarsi” di Leonardo. Spesso ti piombava addosso con la sua voce squillante: “Devi venire immediatamente a Matera. Dobbiamo fare un servizio importante”. Uno degli ultimi che feci procurò anche una crisi al Comune allora gestito dal centro sinistra.
Era accaduto questo: un gruppo di intellettuali e militanti di una certa età decise di impegnarsi e di mettere il bastone tra le ruote dell’amministrazione su questioni urbanistiche. Usarono come “clava” la rivista “Basilicata”, che saltuariamente continuava a uscire e, come megafono nazionale, “Il manifesto”. Al primo posto c’era naturalmente Leonardo, “azionista” e “olivettiano”, assieme a Raffaele Giura Longo di tradizione “comunista”. Ma ne vidi altri impegnati in quei giorni a diffondere la mia pagina de “Il manifesto” fotocopiata a mo’ di “volantone”: per esempio Domenico Notarangelo, fotografo e da giovane segretario della federazione del Pci. Allora capii il perché della crisi al Comune e mi permisi persino una battuta affettuosa sulla rivolta dei “vecchietti”.
È solo uno dei tanti episodi che mi viene in mente del mio rapporto con Leonardo Sacco che non le mandava a dire a nessuno, soprattutto ai comunisti. Il suo saggio “L’orologio della Repubblica” sul romanzo politico di Carlo Levi “L’orologio”, ne è un esempio. E, del resto, un po’ ne ho fatto le spese anch’io. Una volta, forse particolarmente incazzato col mondo, mi chiese se ero ancora comunista. Avevo capito dove voleva andare a parare. Gli risposi di sì ma anche di non preoccuparsi: ho un’altra educazione politica, Leonardo, non mi appartiene il bagaglio autoritario e arretrato di quella storia. Naturalmente lo sapeva ma era soltanto una ricerca di conferme al suo spirito polemico e alla sua morale di “azionista”. Era un’intelligenza viva, Leonardo. E se lo cito qui è per ricordare, a noi stessi e ai poteri distratti, di consegnare alla città il suo archivio al più presto. È una ricchezza culturale che le nuove generazioni non devono trascurare. Lì possono trovare grande informazione e lucida vis polemica.
Ecco, oggi mancano molto a Matera personalità di questo tipo. E si fa male a non riprendere in mano i suoi studi per sottoporli ad analisi critiche.
Leonardo Sacco ha raccontato recentemente la sua esperienza olivettiana a Matera nel volume di Ettore Vadini e Federico Bilò “Matera e Adriano Olivetti” edito da Comunità. Su Matera e gli antichi quartieri dei Sassi occorrerebbe procurarsi almeno il suo libro “Matera Contemporanea – Cultura e Società” pubblicato nel 1982 per le edizioni di Basilicata e rileggerlo. Una lettura davvero salutare.

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