Catalogna, il caso speciale 20907/2017: cos'ha di tanto speciale?

14 Febbraio 2019 /

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di Fulvio Capitanio
Si è appena avviato a Madrid il processo per il caso speciale 20907/2017, il processo contro i prigionieri politici catalani. Facciamo un poco d’ordine in questa complessa vicenda e cerchiamo di capire chi sono le persone processate, quali sono i capi d’imputazione e le richieste delle accuse. Inoltre, per evitare confusione, sarà necessario spiegare alcune differenze importanti del procedimento penale spagnolo rispetto a quello italiano.
Ricordiamo innanzitutto chi sono gli imputati in questo processo. Oriol Junqueras, Jurdi Turull, Joaquim Forn, Raül Romeva, Dolors Bassa, Josep Rull, rispettivamente ex vice presidente ed ex membri del governo della Catalogna, Carme Forcadell ex Presidente del Parlamento della Catalogna, Jordi Cuixart, presidente della associazione culturale “Omnium Cultural” fondata nel 1961 con oltre 130.000 soci e infine Jordi Sanchez, ex presidente dell’associazione di promozione civica e politica Assemblea Nazionale Catalana fondata nel 2011 e con circa 100.000 soci.
Tutti attualmente in prigione preventiva, alcuni di loro da 15 mesi. Merixell Borràs, Carles Mundó, Santi Vila, tutti ex membri del Governo della Catalogna, imputati anche loro in questo processo sono invece in libertà condizionale sotto cauzione. Poi, essendo stato il processo sdoppiato in due tronconi, altri sei ex parlamentari in libertà condizionale saranno invece giudicati dal Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna.

Inoltre vi sono altri ex membri del Governo e del parlamento catalano che non saranno processati perché assenti, avendo scelto di non presentarsi all’ordine di comparizione del giudice istruttore e per i quali è in vigore un ordine di ricerca solamente nel territorio spagnolo, avendo il giudice istruttore emesso e ritirato l’ordine di ricerca e cattura internazionale in due occasioni. Si tratta di Carles Puigdemont, Toni Comín, Clara Ponsatí, Meritxell Serret, Lluís Puig, rispettivamente presidente ed ex membri del governo catalano e di Marta Rovira e Anna Gabriel, ex parlamentari.
Queste persone non verranno giudicate nel processo che inizia il 12 febbraio, perché nel procedimento penale spagnolo non è previsto il processo in contumacia. L’articolo 786 del codice di procedura penale stabilisce infatti il requisito obbligatorio della presenza in aula dell’accusato e del suo avvocato. La scelta dell’esilio non è comunque una scelta facile, visto che nel peggiore dei casi, per gli accusati del reato più grave, la prescrizione non interverrebbe prima di 20 anni.
Un’altra caratteristica peculiare del processo risiede nelle parti che rappresentano l’accusa. Oltre al Pubblico Ministero in Spagna esiste una figura denominata “Acusación Popular” che non va confusa con la “parte civile” come la conosciamo in Italia. La costituzione di parte civile, infatti, è volta a ottenere dall’imputato e dal responsabile civile il risarcimento dei danni prodotti dal reato, il rimborso delle spese di giudizio e la restituzione dei beni di cui il danneggiato sia stato eventualmente privato in seguito al reato.
Nel processo penale spagnolo, l’azione o l’accusa popolare è una figura procedurale criminale che conferisce a qualsiasi persona che invochi la violazione della legge da parte dell’imputato (senza dover giustificare il proprio interesse a farlo per aver subito un particolare danno causato dall’agente della condotta denunciata) una legittimazione attiva, cioè il potere di essere un querelante o accusatore in un processo.
Questa figura esiste in pochi paesi europei e viene introdotta nell’ordinamento giuridico spagnolo per controbilanciare la dipendenza gerarchica del Pubblico Ministero dal governo che lo nomina. In Spagna, infatti, si sottolinea spesso la dipendenza del Pubblico Ministero dall’esecutivo e i rischi che ne conseguono per quanto riguarda l’imparzialità del suo giudizio.
Normalmente si costituiscono come Accusa Popolare gruppi di cittadini o associazioni che rappresentano un collettivo i cui interessi possono considerarsi lesi dagli imputati o essere interessati dal verdetto del processo. Nella causa speciale contro il movimento indipendentista catalano, molto scaltramente e opportunisticamente, si è costituito come “Accusa Popolare” un partito politico di estrema destra (VOX) che aveva a quel tempo una presenza marginale in una mezza dozzina di comuni. Nello scorso dicembre, però, Vox ha ottenuto 12 seggi nel parlamento regionale in Andalusia ed ora appoggia il governo delle destre del Partido Popular e Ciudadanos in quella regione grazie alla pubblicità mediatica che ha ottenuto durante i mesi di istruzione della causa speciale.
Anche se riguarda solamente la fase istruttoria della causa, preme ricordare un’altra differenza sostanziale nel procedimento penale spagnolo rispetto a quello che conosciamo in Italia, che risiede nella mancanza di separazione delle funzioni del Pubblico Ministero e del Giudice delle Indagini Preliminari. In Spagna Giudice istruttore e Pm coincidono. É del tutto evidente come questo rappresenti un fattore che incide molto negativamente sulla correttezza del processo.
Se riuniamo insieme questi fatti oggettivi:

  • Il Pubblico Ministero dipende gerarchicamente dal Procuratore Generale che a sua volta è di nomina governativa.
  • I magistrati arrivano Tribunale Supremo o Costituzionale grazie alla nomina del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ l’equivalente del CSM italiano) e che TUTTI i membri del CGPJ sono di nomina politica.
  • L’avere sottratto la causa al giudice naturale (il Tribunale Superiore di Giustizia di Catalogna) per portarla al Tribunale Supremo, sta privando gli imputati di alcuni importanti garanzie, tra queste, la possibilità di ricorrere in appello, essendo il Tribunale Supremo organo di Cassazione.
  • L’essere tuttora in carcerazione preventiva sta limitando enormemente il lavoro di preparazione della difesa e costringerà gli accusati ad un trasferimento quotidiano, di almeno un paio d’ore per ogni tragitto (due ore dal carcere al tribunale e altrettanto al ritorno).

Basta quanto detto per rendere quantomeno plausibili i dubbi sulla regolarità in cui si è svolta la fase istruttoria. E sono già emersi significativi problemi anche in questa fase preliminare al dibattito, che vanno a discapito del diritto di difesa. Della lista dei testimoni e degli elementi probatori presentati, il tribunale ha accettato:

  • Tutti quelli richiesti dal Pubblico Ministero e dall’Avvocato dello Stato.
  • Tutti quelli richiesti dall’Accusa Popolare (VOX) tranne quattro.
  • Ha rifiutato oltre 40 fra testimoni e perizie presentate dalla difesa, tra i quali la testimonianza del principale protagonista dei fatti, l’ex presidente catalano Carles Puigdemont. Invece ha ammesso la dichiarazione del ex presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy.

Fra le richieste della difesa respinte dai magistrati, troviamo specialmente grave il rifiuto a riservare 5 posti a sedere nella parte della sala adibita al pubblico per permettere ad alcune associazioni a difesa dei diritti umani di essere presenti durante il dibattimento, come ad esempio Amnesty International e, per l’Italia, l’Associazione Antigone.
Invece, con una decisione senza precedenti, l’organo di governo della magistratura ha deciso di assegnare due giudici permanentemente ad assistere, consigliere ed aiutare i giornalisti della stampa estera a risolvere eventuali dubbi interpretativi e rispondere alle domande che possano sorgere. Un vero e proprio ufficio stampa del tribunale dedicato a preparare le “veline” da passare ai giornalisti.
Il processo che comincia si svolgerà sotto gli occhi attenti dell’opinione pubblica internazionale e l’immagine internazionale della qualità democratica dello stato spagnolo rischia di uscirne ulteriormente deteriorata. Oppure, ed in molti sperano che sia così, se la Sala Seconda del Tribunale Supremo di Madrid riuscisse a mantenere il procedimento dentro l’alveo della tutela assoluta del principio della presunzione d’innocenza e delle garanzie di difesa degli imputati, potrebbe essere l’occasione del riscatto per una giustizia che fino ad ora non ha mostrato la sua faccia migliore.
Ma se in buongiorno si vede dal mattino…

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