Matera: un inizio tra musica, bande e istituzioni, ma curiosamente "dimesso" nella diretta Rai

26 Gennaio 2019 /

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di Michele Fumagallo
Noi non ci soffermiamo troppo né amiamo le cerimonie di nessun tipo. Tuttavia quella inaugurale di “Matera capitale europea della cultura 2919”, trasmessa in Rai1 sabato 19 gennaio (ore 19), è stata davvero poca cosa, non all’altezza di un evento di questo tipo già annunciato da giorni di pubblicità e, tra l’altro, in eurovisione. Si è trattato, alla fine, di uno spettacolo dimesso mentre molti si aspettavano ben altro.
Basti pensare che il tono si è innalzato solo con il discorso finale di un uomo che tutto è tranne intrattenitore televisivo, cioè il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Certo per le strade di Matera si è snodato un corteo di musicisti e quant’altro accompagnato dall’entusiasmo comprensibile dei materani e dei turisti. Ma ciò che è rimasto nel grande pubblico nazionale e oltre è la trasmissione di questo spettacolo “minore”, curioso per un avvenimento preceduto da un forte battage pubblicitario. Ma tant’è.


Ciò che invece va registrato e sottolineato è il vero e proprio “corteo” istituzionale ai più alti livelli come non si vedeva da tempo in un avvenimento meridionale. Fosse davvero la spia dell’inizio di un’inversione di tendenza della nazione verso un Sud precipitato ai più bassi livelli della sua storia recente, saremmo i primi a rallegrarcene. Invece, se si esclude l’intervento di Mattarella, quelli degli “amministratori” (a partire dal più alto, il primo ministro Giuseppe Conte) non hanno brillato per programmi e progetti concreti ma hanno ricalcato la vecchia strada delle promesse generiche evitando un linguaggio chiaro sulle cose da mettere in cantiere.
“Dal riscatto di Matera parte il riscatto di tutto il Sud. Occorrono investimenti che il governo farà. Ma serve anche riappropriarsi del proprio destino: progettando ciò che vogliamo diventare da domani”: Conte dixit e magari qualcosa la farà, lo speriamo davvero. Ma la genericità cozza non solo con qualsiasi “governo del cambiamento” ma con la realtà drammatica meridionale e lucana. Ci resta, per ora, Mattarella con il suo discorso di profilo alto, europeista: “La cultura costituisce il tessuto connettivo della civiltà europea. Non cultura di pochi, non cultura che marca diseguaglianza dei saperi, e dunque delle opportunità, ma che include e genera solidarietà: e che muove dai luoghi, dalle radici storiche”. “Essere europei è, oggi, parte ineliminabile delle nostre stesse identità nazionali”.
“Matera è simbolo anche dei vari Sud d’Europa, così importanti per il Continente, perché nel Mediterraneo si giocheranno partite decisive per il suo destino e per quello del pianeta”. Un discorso alto, dicevamo, ma non immune da ottimismi eccessivi: “Matera è simbolo di un Mezzogiorno che vuole innovare e crescere. Qui ci si rende conto di quanto la fatica e il genio di una comunità siano riusciti a produrre, e si coglie anche il legame con un cammino più grande, quello dei popoli europei, orientato da valori comuni; da una cultura sempre più feconda e che ha consentito a tutti noi europei di compiere passi decisivi verso la libertà, la pace, il benessere”.

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