Bologna: sport al Porto Saragozza – Prima parte

17 Novembre 2017 /

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di Silvia R. Lolli
Mercoledì 8 novembre si è svolto l’ultimo incontro di quartiere su Bologna città dello sport alla presenza dell’assessore Lepore, del presidente del quartiere Porto Saragozza Cipriani e del consulente di Nomisma Dondi. Ci saremmo aspettati una presenza maggiore di cittadini, ma forse a questo punto dell’anno l’interesse è andato scemando.
Il Porto Saragozza è un quartiere, soprattutto il Saragozza, storicamente più deficitario di impianti sportivi pubblici se togliamo i grandi impianti come Stadio, Antistadio e Palasport. Oggi la situazione è forse un po’ cambiata con la presenza di un Cierrebi che è privato, ma sul quale il Comune ad agosto ha ipotizzato uno scambio con la nuova proprietà.
L’assessore Lepore ha tenuto a precisare nell’introduzione che le nuove società di gestione del centro, cioè quelle che più usano l’impianto, sono state scelte dal nuovo proprietario. Non capiamo come si possa considerare già proprietario a tutti gli effetti chi aveva all’epoca soltanto un compromesso per l’acquisto. Ipotizziamo comunque che la ricerca dei gestori sia avvenuta con l’interessamento del Comune, anche perché dai giornali abbiamo capito si trattasse di uno scambio di aree vicine: palazzetto Cierrebi con area del Corticelli, quella più vicina a Via Marzabotto, ora adibita a parcheggio.

Non pensavamo che l’ultimo incontro di quartiere ci permettesse di conoscere molte novità, ma speravamo che almeno ci fossero risposte precise alle domande o alle proposte del pubblico. La richiesta finale di attendere, almeno per il quartiere Porto Saragozza, a presentare il progetto finale di Bologna sportiva, è stata negata: l’assessore ha ribadito che entro la fine dell’anno il Comune di Bologna presenterà una relazione finale. Riassumerà il percorso svolto ed i bisogni raccolti con la ricerca che contestualmente il Nomisma ha condotto intervistando migliaia di soggetti sportivi sul loro uso degli impianti pubblici.
Si dovrebbero così delineare le tante tipologie d’impianti “di terra” con i loro relativi bisogni. In questo modo l’amministrazione sembra costruire la politica sportiva di Bologna e che si trova sul sito dedicato.
Una politica raccontata, fin dalla prima presentazione al quartiere Savena, anche con alcuni slogan, su tutti: “chiediamo a chi fa sport quali bisogni ha” (ma non si sono intervistati per esempio gli insegnanti di educazione fisica, i primi destinatari delle palestre scolastiche tranne quelle delle scuole elementari); “si tratta di un patto di collaborazione con i cittadini” (ma i cittadini non sono soltanto quelli affiliati alle federazioni e agli enti di promozione sportiva; per esempio anche la Consulta dello Sport di Bologna continua ad avere un deficit di conoscenza perché aperta soltanto al sistema Coni ed EPS); “faremo 7 mln di investimenti sugli impianti di base…stiamo aspettando il bando regionale per il turismo” (pensiamo che il bando sia quello per il turismo sportivo regionale di cui abbiamo già scritto; gli investimenti sono poi relativi a € 4 mln per l’intervento al PalaDozza – € 1,5 già spesi per l’impianto energetico, e € 3mln per le palestre popolari – centro Beltrame, centro Barca, centro Pizzoli); “non si parlerà degli impianti d’acqua, ma solo di quelli di terra” (togliendo dalla politica sportiva di Bologna quella, a nostro avviso, che ha aperto la strada alla perdita di sovranità pubblica sugli impianti sportivi, in primis le piscine fra cui emerge la gestione della piscina di 50 mt. dello Stadio, coperta contro ogni logica architettonica e strutturale, ma anche l’acquisto a caro prezzo della piscina dello Sterlino).
Quindi gli investimenti saranno prima di tutto per il PalaDozza (si propsetta un altro bando di gestione di tre anni più tre nel quale crediamo molti staranno in fila, viste le spese di manutenzione che si stanno facendo) e, appunto, per gli impianti di terra e saranno il contenuto della politica sportiva di questa giunta.
La ricerca di Nomisma, il cui costo dovrebbe essere di € 25.000, ci darà le conoscenze sullo stato dell’impiantistica sportiva. Ma se ne avvertiva così tanto il bisogno?
E’ una conoscenza che doveva essere già in possesso del comune di Bologna, almeno da quando i quartieri gestiscono i regolamenti e le stesse assegnazioni delle palestre e comunque da quando esiste l’Osservatorio regionale dello Sport. Sapere se l’impianto avrà bisogno di una riqualificazione da € 0 a 100.000, oppure di più di € 100.000 dovrebbe essere un patrimonio di conoscenza comunale.
L’intervento di Dondi ci è apparso più rivolto ad ampliare le richieste delle diverse discipline o per giustificare le scelte già fatte dall’amministrazione per alcuni utenti, neppure presenti all’incontro, più che una descrizione di novità o conferme che una ricerca potrebbe offrire. Non si può chiedere al sistema sportivo, come è stato fatto mercoledì, il suo bisogno, soprattutto in termini di impiantistica. Abbiamo ascoltato anche lamentele per le poche ore pomeridiane che le scuole concedono alle società sportive! Verrà sempre fuori che Bologna è deficitaria di impianti: ognuno vuole far costruire un impianto nuovo, oppure avere a disposizione, solo in alcune ore del giorno, un impianto estremamente funzionante, magari senza verificare come e da chi è ed è stato gestito. E’ da anni che il Comune si è tirato fuori dalla gestione diretta e ora possiamo dire che queste convenzioni non hanno diminuito le spese nel lungo periodo. Un sistema sportivo tra l’altro che sta avviandosi verso il default economico, visti i deficit delle diverse federazioni sportive.

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