Tra il dire e il fare dei ministri

25 Settembre 2017 /

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di Silvia R. Lolli
All’Opificio Golinelli, a Bologna, sabato 16 settembre, si è tenuta la conferenza “Intraprendenza ed emozioni. Idee per l’insegnamento”. Dopo la lezione magistrale sul ruolo delle emozioni nell’apprendimento, tenuta dal Prof. Maurizio Fabbri e dell’intervento sull’educazione all’imprenditorialità nel contesto della didattica per competenze della ricercatrice di European Schoolnet Anusca Ferrari, l’incontro è terminato con l’inaugurazione del Laboratorio Territoriale per l’Occupabilità della Città Metropolitana di Bologna alla presenza delle autorità cittadine e della Ministra Fedeli, nonché dei dirigenti Scolastici che hanno contribuito a creare questo polo formativo.
Abbiamo conosciuto così questa nuova sperimentazione, possibile grazie al bando finanziato dai fondi del MIUR previsti dalla L. 107/15. “Opus Facere – fare per capire” è un progetto educativo innovativo creato per mettere le scuole in rete e metterle: “in stretto rapporto con la nuova filiera per la formazione composta da istituzioni locali pubbliche e private, università, centri di ricerca e imprese, puntando sulle vocazioni produttive più all’avanguardia e trainanti per il futuro del territorio”.
Il virgolettato l’abbiamo copiato dal volantino che presenta il progetto e che è il biglietto da visita e ha costituito il leit motiv di tutta la seconda parte della mattinata, cioè gli interventi dei dirigenti scolastici promotori dell’iniziativa e le autorità presenti; in ordine di intervento: Stefano Versari Dirigente Ufficio Scolastico Regionale E-R, Francesco Ubertini, Rettore dell’Università di Bologna, Isabella Conti sindaca di S. Lazzaro di Savena, Virginio Merola sindaco di Bologna nonché qui in veste di Presidente Città Metropolitana, Patrizio Bianchi, assessore a coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, scuola, formazione professionale, università, ricerca e lavoro ed infine la ministra Miur Valeria Fedeli.

Un parterre consistente che, anche con l’aiuto del ritardato arrivo della ministra, ha evitato interventi dal pubblico, come del resto era ovvio in questa manifestazione che ha avuto diversi obiettivi, oltre alla presentazione del laboratorio reso possibile dai fondi messi a disposizione dalla L. 107/15 e dalla magninimità del fondatore della Fondazione che ha dato vita all’Opificio, Marino Golinelli. Il Miur fece un bando per i laboratori territoriali di € 750.000. Il Dirigente USR Versari ha spiegato che nella nostra regione sono 8.
L’incontro ha avuto lo scopo di presentare l’anno accademico (o scolastico, doppio lo scopo dei vari corsi) dell’Opificio che fra l’altro sta ampliando la sua struttura con la costruzione di un edificio che dovrebbe accogliere appunto i nuovi sviluppi di questo laboratorio territoriale per l’Occupabilità. Osserviamo: struttura nuova su territorio non costruito prima, c’era l’area parcheggio e l’entrata, altro evidente consumo di suolo a Bologna. Vicino c’è l’ex struttura dell’agenzia delle entrate che ci sembra molto vuota…e poi c’è sempre l’area della Sabiem da bonificare e recuperare.
L’iniziativa ha dato ai docenti l’opportunità di ascoltare gratuitamente la lezione inaugurale degli esperti intervenuti e l’informazione delle attività che l’Opificio fa per la formazione degli studenti e per l’aggiornamento e formazione dei docenti; molti a pagamento. Evento per il marketing formativo. Il laboratorio territoriale per l’Occupabilità è stato presentato dai tre dirigenti scolastici promotori, Fantinato per l’istituto statale Fioravanti- Belluzzi di Bologna, Ugolini per il paritario Malpighi di Bologna e Fiorini per l’istituto statale Mattei di S. Lazzaro di Savena. La presenza della sindaca di S. Lazzaro di Savena era necessaria per spiegare lo sviluppo territoriale immediato della rete che si sta costruendo: il comune metterà a disposizione uno spazio ulteriore nel quale sarà ubicato anche il centro per l’impiego territoriale.
L’idea, espressa da tutti gli intervenuti, ma spiegata bene dai dirigenti è quella di mettere a poco a poco in rete tutte le scuole del territorio della città di Bologna costruendo un sistema, che Bianchi auspica presto non più sperimentale, capace di innovare la scuola. Soprattutto è un’idea che, forte del nuovo corso dato dalla L. 107/15, cercherà di innovare per “uscire dai recinti” e condividere stando appunto fuori dagli schemi attuali. Fuori dalla contrapposizione scuola statale e privata, si tratta sempre di iniziativa della scuola pubblica; fuori dalla separazione degli indirizzi, licei e tecnici; fuori dalla contrapposizione scuola/lavoro; basta vedere solo le classi, occorre scompaginare ed aprire le classi.
In parte idee degli anni Settanta, ma con una valenza che ci pare molto più economistica. La scuola comunque deve stare al centro della filiera educativa. Su questo siamo d’accordo, sarebbe quel policentrismo auspicato negli anni Novanta, ma rimasto al palo per l’idea del sistema integrato della formazione. Chissà che sviluppi avremo? Intanto le altre idee e suggestioni emerse: i ragazzi potranno “contaminarsi” fra loro e con esperienze esterne alla scuola, anche verso un’uscita per il curriculum della vita; l’importanza dell’ambiente e del territorio; contribuire a sviluppare le divergenze delle intelligenze; l’apprendimento come respirazione.
Poi c’è la scuola Malpighi che apre il suo spazio esterno, giardino agli altri studenti: si tratta dei “martedì lab” ai quali vengono invitati gli studenti degli altri istituti. La collaborazione con l’opificio Golinelli è stata già quest’anno fondamentale e lo sarà nello sviluppo decennale del laboratorio territoriale e non solo pe ri nuovi spazi in costruzione; c’è per esempio il pulmino dedicato, serve ai ragazzi per spostare il materiale per i loro interventi nelle scuole primarie o medie.
Sono i laboratori per incentivare l’apprendimento fra pari. Negli spazi dell’opificio sono infatti presenti gli studenti e gli insegnanti delle scuole che hanno avviato questa rete con i loro primi prodotti; per esempio anche il logo ed il sito di questo laboratorio sono stati costruiti dagli studenti. Al termine tutti i presenti sono invitati a visionare i prodotti del primo anno. I contenuti del laboratorio sono in linea con lo sviluppo attuale del lavoro: meccanica, meccatronica, big data, agro-alimentare, salute e benessere.
Le scuole superiori di secondo grado finora interessate sono 10 e vengono citate alcune delle circa 30 aziende che hanno collaborato quest’anno. Ci sono anche 2 scuole medie. Si continuerà ad ampliare il laboratorio a tutti le scuole di secondo grado della città metropolitana. Viene spiegato che un elemento importante da sviluppare è l’orientamento e gli studenti delle superiori possono aiutare quelli delle medie intervenendo con metodo laboratoriale per spiegare alcuni contenuti di studio nei propri istituti.
L’idea è quella di creare una struttura piramidale per l’orientamento con l’aiuto dei ragazzi più grandi. L’intervento finale della ministra Fedeli ha sottolineato l’importanza di questi laboratori e della L. 107/15 che li ha permessi. Dopo i ringraziamenti a Golinelli e ai dirigenti, ha fatto le solite affermazioni sulle nuove tecnologie molto importanti per il futuro (e possiamo essere d’accordo solo se venissero usate con la parsimonia dovuta.); sugli studenti che sono più bravi dei docenti, affermazione in parte sentita anche da un dirigente nelle spiegazioni iniziali, quando ha dato l’immagine di “tutti assieme di nuovo rimbambini” (speriamo qui di non aver capito bene, anche perché ha fatto un’affermazione sugli strumenti che non condividiamo).
La ministra ha ricordato gli sforzi, anche economici, del ministero per aiutare la scuola a cambiare secondo le esigenze di oggi che sono certamente i cambiamenti auspicati nelle suggestioni iniziali dei dirigenti e che hanno fatto da leit motiv a tutti gli altri interventi; forse in misura minore si sono espressi Bianchi, che come sempre è stato più incisivo e divergente parlando dell’importanza dell’entusiasmo, e forse Ubertini, discorso corto e di carattere generale. Tanti i ringraziamenti a Golinelli che certamente li merita, al di là di tutto.
Alla ministra Fedeli però vorremmo suggerire di invitare martedì 19 settembre, giorno importante perché ha annunciato ci sarà la presentazione di un nuovo progetto per la scuola, con i ministri economici, partendo da quello del lavoro; le vogliamo suggerire di invitare anche il ministro dei beni culturali. Spieghiamo il perché.
Lo sviluppo di questi laboratori territoriali è visto anche come un modo per implementare, con minor fatica, l’alternanza scuola/lavoro; fu una parte della L. 107/15 che fu attuata subito, obbligatoriamente, dalle scuole di tutti gli indirizzi, nonostante, come scrivemmo, l’incertezza che poteva esserci nella sua interpretazione, ma il fervore con cui il populismo renziano sbandierava l’alternanza non poteva permetterlo. Fu dunque un obbligo per le scuole, ma nel contempo non si obbligava il sistema produttivo ad essere all’altezza della situazione.
Ora la ministra spiega che si sta pensando di formare 1000 tutor. E siamo già al terzo anno di alternanza. Spereremmo che arrivasse prima un buon contratto. Abbiamo infatti il timore i tutor si formeranno sulla base delle esperienze che i docenti delle scuole si sono fatti in modo molto gratuito: anche se c’erano risorse per l’ASL non sono state sufficienti per far fronte al lavoro, per esempio di tutor interno, almeno se si faceva secondo legge. Comunque abbiamo il timore che ancora una volta sia lo Stato, a sue spese, a far fronte a queste formazioni, magari di personale aziendale.
Del resto anche i contratti di lavoro per i giovani sono sempre previsti con la decontribuzione, che è cioè a carico totale dello Stato e di chi dovrebbe poi, come personale statale andare in pensione e avere la buona-uscita in tempi consoni all’età. Ora viene data con circa due tre anni di ritardo e sono soldi che i lavoratori dello Stato hanno versato e non possono ritirare prima come nel privato. Comunque al di là di queste riflessioni vorremmo chiedere alla ministra perché non ha nominato per l’incontro di martedì 19 il ministro dei beni culturali Franceschini?
Magari potrebbe ricordargli che gli studenti dei licei possono essere ospitati presso gli archivi o altri istituti statali culturali per imparare a fare ricerca a studiare in luoghi diversi e più a contatto con opere d’arte…, oppure potrebbero aiutare ad informatizzare i nostri beni culturali. Però, e ciò lo diciamo per la nostra esperienza, questi enti statali sono da anni sotto organico e con le ultime sortite del ministro hanno avuto gli ennesimi rimaneggiamenti per evitare di assumere il personale più qualificato; per esempio agli Archivi di Stato dovrebbero essere assunti molti archivisti per essere tutor dei ragazzi. E lo saprebbero fare, assieme ai loro docenti, senza ulteriori spese di formazione per lo Stato. In più potrebbe esserci un incremento di produttività negli uffici statali a zero spese. L’informatizzazione, se è vero che gli studenti sono più bravi di noi, non può essere un elemento da tener presente?
Nell’a.s. 2017/18 all’Archivio di Stato di Bologna non sarà più possibile ripetere l’esperienza di ASL dei due anni precedenti, di ricerca, perché una delle poche archiviste presenti andrà in pensione e non verrà sostituita, anche se l’organico è da anni ridotto all’osso. Non vorremmo che tutti gli sforzi di cui ci parla la ministra, ma che sono in fondo di noi lavoratori italiani, andasse solo verso le ennesime sperimentazioni casuali a favore solo dell’imprenditoria – nel convegno non se ne voleva parlare apertamente, ma era latente – , per un sistema che non è capace di guardare troppo avanti ed è legato alla solita economia italiana che solo in Emilia-Romagna ci sembra un po’ più avanzata.
Agli studenti presenti infine non si è parlato del lavoro che sarà meno per tutti, si è detto solo del lavoro che cambia e della sua qualità alla quale dobbiamo tendere. La qualità delle vite e la solidarietà dove si metteranno? Creare sbagliate aspettative agli studenti non dovrebbe essere compito della scuola, almeno non lo vedo mio compito di insegnante.

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