Accordo per Bagnoli: quando si può arrivare a un buon risultato

25 Luglio 2017 /

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di Vezio De Lucia
Non ci posso credere, spero di non sbagliarmi, ma l’accordo su Bagnoli sottoscritto nei giorni scorsi a Napoli fra il ministro De Vincenti e il sindaco de Magistris sembra un buon accordo. Conferma le scelte di fondo del piano regolatore e del piano attuativo formati negli anni ormai lontani di Bassolino e rimaste impantanate per successivi errori e ripensamenti.
Se davvero si smantellano i 20 ettari della colmata a mare (formata da loppe d’altoforno e altri materiali) che nell’ultimo mezzo secolo hanno deformato la linea di costa; se davvero non c’è nessuna riduzione della superficie del parco e nessun aumento di cubatura rispetto alle previsioni comunali; se davvero i tre chilometri della spiaggia di Coroglio sono restituiti alla balneazione; se davvero è stata recuperata la continuità fra il parco e la spiaggia; se finalmente si arretrano a monte di via Coroglio i volumi della Città della scienza da ricostruire dopo l’incendio del 2013: se queste cose sono vere, allora penso di poter tranquillamente dichiarare che siamo di fronte a un esito più che soddisfacente.
Aggiungo subito che secondo me non tutto è risolto, a partire dalla localizzazione del porto a Nisida – ci torno in seguito – ma nel complesso un risultato importante è stato raggiunto e penso di poter dire che sono stati decisivi le opposizioni, le preoccupazioni e gli allarmi espressi negli ultimi tre anni per far capire al governo (prima Renzi, poi Gentiloni) che non c’erano le condizioni per mettere le mani su Bagnoli.

Resta ovviamente ferma la mia più netta opposizione al fatto che il governo nazionale s’intrometta nelle scelte urbanistiche dei comuni, un precedente pericolosissimo. E tanto più grave se si ricorda che la decisione di sottrarre al comune di Napoli la competenza urbanistica fa parte dell’orribile decreto Sblocca Italia voluto da Matteo Renzi nel 2014: “una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro”, si legge sulla copertina di Rottama Italia, un librino a più mani di altraeconomia del 2015.
L’art. 33 del decreto riguarda la bonifica e la rigenerazione urbana di Bagnoli. Ottima cosa che il governo decida di occuparsi direttamente della bonifica, materia di sua competenza, fino a quel momento condotta in modo pasticciato e poco trasparente. Ma la bonifica è solo un pretesto per estendere i poteri commissariali anche alla “rigenerazione urbana”, cioè all’urbanistica, un boccone prelibato per palazzinari e speculatori di ogni risma.
Il governo e i suoi ispiratori locali (il quotidiano Il Mattino, di proprietà Caltagirone, e gran parte del mondo degli affari) avevano però sottovalutato la forza e la capacità contestativa di Napoli. Cominciarono subito le proteste di movimenti radicati in particolare a Bagnoli (la manifestazione del 7 novembre 2014 fu violentemente attaccata dalla polizia). Dissentì Italia Nostra. Fiorirono comitati e associazioni contro il commissariamento, fu fondata una Costituente cittadina per Bagnoli verde, popolare, produttiva. Il sindaco de Magistris interruppe i rapporti con il governo e mise mano ai ricorsi, in parte accolti, per far dichiarare l’illegittimità, anche costituzionale, dello Sblocca Italia. Poi ha deciso di trattare, e mi pare che abbia saputo farlo.
Tutto ciò ha evidentemente indotto Renzi e Gentiloni a fare marcia indietro e spero che serva anche a far capire che è urgente indirizzare altrove l’azione governativa: imponendo finalmente un vero stop al consumo del territorio, varando energici provvedimenti per la difesa del suolo e del paesaggio (devastati prima dagli incendi, poi dalle alluvioni) e contro l’abusivismo (giustificato invece dalla regione Campania).
Torniamo all’accordo firmato oggi. Dicevo che non mi convince il porto turistico a Nisida, luogo favoloso che non può continuare a essere snaturato dal turismo nautico, pianificato o abusivo che sia. Se Bagnoli è il posto più bello del mondo (è una recente definizione di Romano Prodi), Nisida è il nocciolo di quella bellezza. Infine, manca negli accordi l’importante capitolo delle infrastrutture, in particolare dell’accessibilità su ferro, di cui il presidente De Luca ha chiesto lo stralcio e l’argomento è rinviato a un prossimo incontro. Questo perciò è solo un primo parziale commento, ci sarà tempo e modo di sviluppare un’approfondita discussione di merito nelle prossime settimane.

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