di Roberto Musacchio
255.740. Sono i berliner, i berlinesi, che hanno dato il loro voto alla Linke. Sono il 15,6% dei votanti, per altro con una affluenza in decisa crescita ben oltre il 60%. Erano stati 171.050, pari all’11,7% cinque anni fa. Voglio partire dalle cifre assolute, dalle persone in carne ed ossa perchè sono quelle che contano. Contano, o dovrebbero contare sempre, anche se la politica di oggi, quella dell’alto e senza alternative, le vorrebbe escluse.
Ma oggi, in Germania, ognuno deve e può contare in quella che è e sarà una vera e propria discussione di civiltà. Che pesa molto, perché molto pesa la grande Germania in una Europa sempre più tedesca. E se parli con le compagne o i compagni che quella campagna elettorale, quella di Berlino, l’hanno fatta ti dicono di cosa significa prendere i voti difendendo i profughi e chiedendo di cambiare la Germania e l’Europa.
La Linke di voti ne ha presi tanti. Il 23,7% nelle zone ad Est della città. Il 10,2% in quelle ad Ovest dove nelle precedenti comunali era sotto il 5%. E li ha presi contro tutti i muri. Sta al 16% tra i lavoratori, al 13% tra quelli autonomi, al 17% tra i pensionati e al 14% tra i disoccupati. Sono cifre, ma in realtà coscienze importanti. Si pensi che il voto al partito dell’alternativa per la Germania, l’Afd, sostanzialmente tutto sui migranti, arriva al 14,2% ma sfonda il 28% tra i lavoratori e il 22% tra i disoccupati. E il 17,1% a est e l’11,8% a ovest.
Dunque la Linke è in prima fila nel contrastare questa deriva, un po’ come è stato in Grecia per Syriza rispetto alle destre. E lo fa senza ammiccare sui temi sensibili ed anzi rovesciando il punto di vista. D’altronde non fu un atto di rovesciamento quasi temerario presentarsi al voto per le Europee sostenendo in Germania il greco Tsipras? Per altro la politica in Germania non è fatta di colpi di teatro e di immagine ma si combatte molto materialmente. Il che non vuol dire che la Merkel non abbia creato una immagine della Germania modellata su di sè, la “mutti”, la madre, in una sorta di paternalismo declinato dal suo punto di vista.
Ma questa egemonia ora subisce dei colpi. E quello di Berlino è particolarmente duro. La Cdu cade pesantemente e passa da 341.158 a 288.002 voti, dal 23,3% al 17,6%. 39 mila dei suoi elettori traslocano verso l’Afd. Ma 28 mila si depositano sui liberali della Fdp che così tornano nella rappresentanza di Berlino. Due mila poi scelgono la Linke. Ma se la Cdu piange, non può certo ridere la Spd con cui condivideva il governo di Berlino come condivide quello federale. Anzi la Spd perde addirittura di più. Aveva 413.332 voti e scende a 352.369, dal 28,3% al 21,6%, e questo disponendo del sindaco.
Ben 20.000 dei suoi vecchi elettori scelgono stavolta la Linke. 24.000 l’Afd e 11.000 ciascuno la Cdu e il liberali. In attivo tre mila voti dai verdi, sette mila dai pirati. I quali pirati crollano ed escono dalle istituzioni. I verdi perdono alcuni punti, dal 17,6% al 15,2%, e vanno da 257.065 consensi a 248.243. Anche loro vedono 21 mila ex elettori preferire questa volta la Linke. La Linke dunque guadagna un po’ da tutti. Abbiamo detto dei ventimila voti in entrata dalla Spd, dei ventuno mila dai verdi e dei due mila dalla Cdu. Altri ventidue mila arrivano dai pirati e 16 mila dal non voto.
La Linke è dunque capace di attrarre da moltissime direzioni. Cosa che fa, purtroppo, anche l’Afd che ha travasi di 24 mila voti dall’Spd, 39 mila dalla Cdu, 4 mila dai verdi, 12 mila dalla Linke, 12 mila dai pirati, 4 mila dai liberali, 69 mila dal non voto e 46 mila da altri e cioè le molte liste di destra che non superavano lo sbarramento. Dunque la Linke combatte un corpo a corpo importantissimo per Berlino ma anche per il futuro della Germania. è riuscita in campagna elettorale a porre al centro il tema dell’abitare che è stato, per gli analisti, preminente.
Per altro un tema importante anche per riflettere sulla vecchia esperienza di governo che la Linke aveva avuto con la Spd nel passato. Non ha ceduto di un millimetro sui profughi e ha tenuto un profilo europeista, naturalmente alternativo, culminato anche in una iniziativa tra il proprio candidato a sindaco, Klaus Lederer, e Gianis Varoufakis. Ora la prospettiva di un governo rosso-rosso-verde per la Capitale è apertissima. D’altronde il sindaco uscente della Spd aveva già dichiarata conclusa la coalizione con la Cdu. Come sempre in Germania le scelte politiche e programmatiche sono frutto di processi non improvvisati. Oggi poi di fronte alla sfida della Afd c’è bisogno di un cambio radicale, che è quello che la Linke chiede.
Forte dell’essere l’unico partito della possibile coalizione ad essere cresciuto e di aver superato anche i verdi. Si vedrà cosa faranno Spd e Grunen. Per altro la discussione su una possibile alternativa è ormai aperta anche a livello nazionale. E in più nel Bundesrat, la camera dei Land, già i numeri della grande coalizione non vacillano, ma anche la sua tenuta politica. è poi significativo che un importante organo di stampa conservatore scriva che cresce il consenso alla Linke tra l’intellettualità per ragioni etico-morali.
Parlare di un cambio rosso-rosso-verde per la Germania è cosa assai complessa. Sappiamo di quante responsabilità ha la Spd nella situazione attuale di quel Paese e della intera Europa. I Grunen poi oscillano molto tra le prospettive più diverse. E poi c’è la crescita impetuosa dell’Afd e per altro bisogna pensarci bene prima di dare la Merkel per sconfitta. Ma intanto di questa alternativa si comincia a parlare ed è merito della Linke che ha tutte le intenzioni di fare la propria battaglia.