di Pier Giorgio Carloni
Raffaella Sutter è ottimista. Ravenna in Comune, il suo vascello pirata che raccoglie tutte le forze di sinistra e i movimenti in rotta di collisione con il Pd, tenta il 5 giugno di andare all’arrembaggio del galeone di Michele de Pascale. Da soli, lei e i suoi, non ce la possono fare, ma insieme con altri chissà. Tutte le opposizioni potrebbero costringere de Pascale e le sette liste che lo appoggiano al ballottaggio e poi… Poi la partita si riaprirà e sarà un terno al lotto, domenica 19 giugno.
Ma quanto vale la lista civica della Sutter? Difficile dirlo. La candidata Sindaca sente che c’è un’aria buona, un vento leggero che muove le vele del suo vascello, si aspetta un risultato positivo. Tanto da fare uscire una sorpresa dalle urne la notte del 5 giugno e da conquistare il ballottaggio? Qui ci vorrebbe la palla di vetro. E nessuno ce l’ha. Il vascello pirata non ha fatto nemmeno sondaggi – non ci sono i fondi per quelli – ma sente di godere di un certo seguito, ci sono segnali, e quindi spera. Sperare costa meno del condurre sondaggi.
Sutter, è stata una campagna elettorale lunga e faticosa. E non è ancora finita. Le sta piacendo questa campagna? È utile per Ravenna?
“Non saprei. Mi sembra una campagna diversa dalle precedenti. Questo sì. Con molti incontri all’americana fra candidati Sindaci in cui spesso ripetiamo le stesse cose e non riusciamo mai veramente ad approfondire nulla. Si rimane in superficie. È una campagna elettorale fondata poi sull’idea che i candidati sanno tutto e sono dei tuttologi, cosa impossibile e fuorviante. Ognuno di noi ha alle spalle dei tecnici e degli esperti. Ed è logico che sia così, non possiamo essere esperti di tutto”.
Nei confronti a 5 con gli altri candidati, lei e Michela Guerra, le uniche donne, siete sembrate a volte anche un filo timide e troppo gentili rispetto agli uomini. Siete apparse meno grintose, secondo certe logiche, meno competitive. Come la vede?
“Chi ha riflettuto sulle questioni di genere in politica cerca di assumere poi uno stile diverso. Non è lo stile dello spettacolo, dello show man, del politichese che va per la maggiore oggi. Io e Michela ci siamo anche accordate fra noi per non alzarci in piedi nei dibattiti, per rimanere sedute e composte, per non urlare, girare, sbracciarci. Abbiamo voluto affermare uno stile diverso”.
La gentilezza come valore?
“Sì, la gentilezza, l’urbanità, il tono più calmo, il non urlare e il non parlare solo per slogan. Per me sono cose molto importanti”.
Perché non ha messo la sua faccia sui manifesti ma ha preferito scegliere di comunicare se stessa con un disegno, in chiave sostanzialmente fumettistica?
“Per come siamo noi di Ravenna in Comune e per come sono io, abbiamo deciso di rappresentare il tutto, il gruppo, l’insieme, la coralità e non la donna sola al comando. È una scelta che abbiamo fatto coscientemente. Alla fine sono stata costretta a metterci la faccia, ma l’ho fatto in un modo diverso, con uno stile originale, con un trattamento alla Andy Warhol. Ce l’ho messa la faccia, non è che non lo voglia fare, ma ho cercato anche in questo caso di marcare una differenza”.
Fra i suoi competitori a chi si sente più vicina politicamente? E a chi più lontana? Insomma, con chi potrebbe allearsi un domani e con chi mai?
“Mi sento più vicina a Michela Guerra e alla lista CambieRà, anche dal punto di vista programmatico, per esempio sui temi della trasparenza e del reddito di cittadinanza. Ovviamente ci sono anche molte differenze. Quella da cui sono più lontana è Alberghini, perché sono lontanissima per valori e idee da Lega Nord e Forza Italia. Con CambieRà e la Guerra potrei stringere un’alleanza. Con Alberghini mai”.
Qual è la proposta dei suoi competitori che vorrebbe fare sua? E quella che boccia senza mezzi termini?
“Boccio certe prese di posizione e proposte fondate su forme di discriminazione e di velato razzismo che ha espresso la Lega, per esempio sulla ipotesi di chiudere la moschea o di eliminare la convenzione con Sprar per i richiedenti asilo. Invece la proposta che sento più vicina e che vorrei fare mia è quella del reddito di cittadinanza di Michela Guerra e di CambieRà”.
La sua lista è quella che raccoglie tutta la sinistra che ha preso le distanze dal Pd, perché qui c’è un giudizio politico negativo vostro su questo Pd ravennate e sul Pd di Renzi. Pensate che un vostro buon risultato possa far cambiare strada al Pd ravennate?
“Non sono molto fiduciosa in proposito. Se vinciamo noi, sì. Se abbiamo un buon risultato, non è detto. Dipende anche da ciò che succede a livello nazionale, per esempio nel referendum costituzionale di ottobre”.
Temete la concorrenza della lista Sinistra per Ravenna che invece appoggia il candidato del Pd?
“No. Io non la temo assolutamente. Le persone conoscono le differenze fra noi e loro. Noi diamo voce alla Ravenna critica e alternativa al sistema di potere Pd, a istanze di movimento e sociali che spesso non hanno voce. Loro hanno scelto di stare con il solito Pd”.
Come voterà nel referendum di ottobre sulla riforma costituzionale Renzi-Boschi?
“Ovviamente voterò No. In modo fermo e chiaro. Ed è un No condiviso da tutta la nostra lista. D’altra parte Ravenna in Comune collabora già con i Comitati del No”.
Quali sono i tre punti forti del vostro programma?
“I tre punti forti? Trasparenza e partecipazione. Legalità e dignità del lavoro. Solidarietà, diritti di cittadinanza e lotta alle povertà”.
Fra gli slogan di questa campagna elettorale che più hanno “bucato” e sono rimasti nella memoria di molti osservatori e curiosi di politica c’è il vostro slogan “Con la cultura di mangia”. Ce lo spieghi meglio.
“Con la cultura si mangia perché la cultura negli ultimi anni a Ravenna non è stata sufficientemente valorizzata e invece va valorizzata, alla lettera per creare valore. Perché con l’Università a Ravenna si può mangiare e attrarre cervelli, non solo farli fuggire. Con la cultura si mangia perché la cultura non è solo un passatempo e un hobby ma può e deve essere una professione, che dà lavoro a molte persone, soprattutto a molti giovani e noi vogliamo incentivare una maggiore professionalizzazione in questo ambito. Con la cultura si mangia perché il mix arte, cultura, turismo è fondamentale per il futuro di Ravenna”.
Avete proposto la mappa mentale di Ravenna. Una volta la sinistra voleva riformare la società, adesso voi volete riformare le menti?
“Un poco, non sarebbe male (ride, ndr). Con la mappa mentale abbiamo voluto dare un segnale forte per valorizzare un approccio intelligente e un’apertura alla complessità, contro l’idea di semplificare e frammentare la realtà. Più trasparenza, più capacità di mettersi in gioco, di decodificare le forme di potere, di capire la complessità del mondo a partire dal luogo in cui abitiamo. Più capacità di aprirsi agli altri anche. Di questo c’è bisogno”.
È un terreno difficile. Andate controcorrente. La politica tende a semplificare all’estremo oggi…
“Credo che la semplificazione sia uno dei peccati maggiori della politica attuale e anche uno dei pericoli maggiori che allontanano le persone dalla politica. Non è banalizzando tutto e semplificando in modo semplicistico ciò che è complesso che avviciniamo le persone alla politica e le rendiamo partecipi. Bisogna lavorare sulla complessità”.
Mi indichi tre persone che ha scelto per la sua squadra di governo se dovesse vincere le elezioni. E mi indichi i loro incarichi nella futura amministrazione.
“Ne indico 4. Prima di tutto i miei due portavoce, che verranno con me in amministrazione: Massimo Manzoli e Dora Casalino. Massimo Manzoli potrà impegnarsi sulla legalità in senso trasversale, dalla Polizia Municipale alla legalità sui luoghi di lavoro alla trasparenza degli appalti e così via. Dora Casalino è un’esperta di progetti sociali e un’attivista dei diritti LGBT: quindi si occuperà di servizi sociali, di diritti di cittadinanza e delle questioni di genere. Un’altra persona alla quale affiderò un incarico importante e Tahar Lamri destinato all’assessorato alla cultura. Infine abbiamo Roberto Fiorini, bolognese di nascita e ravennate di adozione, esperto in economia aziendale e in riorganizzazione delle macchine aziendali: dovrà occuparsi della riorganizzazione del Comune”.
Scenario 1: lei il 6 giugno è al ballottaggio con Michele de Pascale. A chi chiede i voti per batterlo? Scenario 2: lei il 6 giugno non è al ballottaggio. Pensa di dare indicazioni di voto per il secondo turno, come fece l’Altra Faenza che sostanzialmente “turandosi il naso” e con tanti mal di pancia disse all’elettorato di sinistra di votare Malpezzi?
“Nel primo caso sicuramente ci rivolgeremo agli elettori del movimento di Michela Guerra e poi cercheremo voti fra chi generalmente non vota. Nel secondo caso non daremo alcuna indicazione di voto. Lasceremo ampia libertà di coscienza nell’espressione del voto del 19 giugno”.
Un altro scenario. Il 20 giugno – il giorno dopo il ballottaggio – lei entra da Sindaca a Palazzo Merlato. Che cosa fa per prima cosa per far capire a Ravenna e ai Ravennati che l’aria è cambiata e che il partito al potere fino a ieri non governa più la città dopo quasi mezzo secolo?
“Chiamerei all’appello quella parte di cittadinanza che non si è mai sentita rappresentata e che non ha mai avuto voce. Sì, farei un grande incontro pubblico e chiederei a tutti quei cittadini di discutere con me e con noi come cominciare e continuare a lavorare insieme, con forme di partecipazione e di coinvolgimento vere non fittizie. È una cosa nuova, che vale la pena di fare”.
Questo articolo è stato pubblicato da Ravenna in Comune il 26 maggio 2016