di Maurizio Scarpari
A nome del costituendo «Comitato per lo sviluppo di una Sicilia meno sana e meno bella» [1] strenuo sostenitore di «Terna Rete Italia» siamo lieti di annunciare la prossima messa in esercizio dell’Elettrodotto 380 kV Sorgente-Villafranca Tirrena (realizzato nell’ambito della costruzione dell’impianto 380 kV in doppia terna “Sorgente-Rizziconi”), che attraversa i seguenti Comuni in provincia di Messina: San Filippo del Mela, Pace del Mela, Condrò, San Pier Niceto, Monforte San Giorgio, Torregrotta, Roccavaldina, Valdina, Venetico, Spadafora, Rometta, Saponara, Villafranca Tirrena. La messa in esercizio dell’impianto avverrà il giorno 16 maggio 2016.
Il nostro grazie va a tutti i Sindaci, Assessori, Consiglieri dei Comuni interessati, nonché ai responsabili della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Messina, della Provincia di Messina, della Giunta Regionale, degli Assessorati Regionali e dei vari ministeri preposti che hanno reso possibile, accettando sinergie e benefici di ogni tipo, questo successo dell’imprenditoria italiana, ma anche ai magistrati delle varie Procure locali e ai Tecnici dell’Arpa di Messina che hanno saputo rispondere con prontezza e in modo adeguato, fingendo a volte un disinteresse e una noncuranza che hanno sopito e scoraggiato ogni contestazione e animosità, ai numerosi tentativi di boicottaggio dei lavori da parte di sediziosi Comitati e Associazioni di liberi cittadini.
Questi fantomatici Comitati e Associazioni, in nome di una presunta tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, hanno operato per anni contro Terna, incapaci di comprendere il valore e le infinite potenzialità dell’opera: grazie ad essa la Sicilia potrà ora contribuire significativamente alla realizzazione del grande sogno renziano di un “Sud locomotiva dello sviluppo economico dell’Italia e dell’Europa”.
Le ricadute positive non tarderanno a manifestarsi, sia per le famiglie che per le aziende che già operano e, ne siamo certi, si svilupperanno numerose sul territorio: il costo dell’energia elettrica verrà immediatamente e drasticamente ridotto, forse abbattuto del tutto, rendendo possibile la creazione di molteplici attività imprenditoriali e di un polo industriale moderno e competitivo che, pur sacrificando le belle colline e le spiagge che guardano le isole Eolie, potrà affiancarsi alla Raffineria del Mediterraneo di Milazzo e, speriamo presto, al costruendo inceneritore della società Edipower, destinata ora alla chiusura.
La modifica del Piano Paesaggistico dell’Ambito 9 richiesto recentemente da Terna all’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, se accettato, eliminerà una volta per tutte gli ostacoli normativi che impediscono la realizzazione degli altri elettrodotti già in progetto, di nuovi inceneritori e di quant’altro necessario per trasformare un’area a vocazione agricola, artigianale e turistica in un distretto industriale moderno ed efficiente ad ampia diffusione territoriale. Ciò creerà decine di migliaia di nuovi posti di lavoro e un benessere senza precedenti, riscattando tutta l’area interessata dall’inevitabile declino a cui le attività agricole, artigianali e pseudo-industriali tradizionali e un turismo che stenta ad affermarsi l’avrebbero inesorabilmente condannata.
I giovani potranno finalmente guardare con fiducia al futuro, non saranno più costretti a emigrare per trovare un lavoro dignitoso. Sarà loro consentito di acquistare casa a prezzi contenuti e di crearsi una famiglia e una vita serena in un ambiente insalubre, povero di bellezze naturali e culturalmente arretrato ma moderno e industrialmente avanzato. Gli abitanti dei comuni coinvolti dal passaggio dell’elettrodotto non dovranno più preoccuparsi per la loro salute, venendo esposti a una radioterapia preventiva rispetto alle neoplasie a venire, nella speranza che, secondo il noto principio “chiodo scaccia chiodo”, le conseguenze derivanti dall’esposizione alle onde elettromagnetiche possano neutralizzare gli effetti negativi derivanti dalle attività, riconosciute nocive, della raffineria e di altre fonti di inquinamento.
Il nostro grazie di cuore va dunque a tutti coloro che con impegno e passione hanno lavorato in questi anni per rendere tutto ciò possibile, creando le condizioni per trasformare la Sicilia che tanto amiamo in un’isola meno vivibile ma più “ricca”, meno bella ma più “moderna”, meno ospitale ma più “funzionale” alla realizzazione di progetti che i politici locali e nazionali considerano “strategici” per lo sviluppo della Sicilia, dell’Italia e dell’Europa: grazie, grazie, e grazie ancora…
[1] L’idea di costituire un «Comitato per lo sviluppo di una Sicilia meno sana e meno bella» è nata anni fa su stimolo del Soprintendente ai Beni Culturali di Messina al quale mi ero rivolto, in maniera del tutto ingenua, per denunciare lo scempio che Terna stava attuando nel messinese e, in particolare, nel paese dove avevo preso casa, Venetico Superiore, e per chiedere il suo pronto intervento: “Caro professore – mi consigliò con quel tono amichevole, quasi paternalistico, di chi la sa lunga – se lei è venuto in Sicilia per starsene tranquillo a scrivere i suoi libri, venda allora la casa di Venetico e si trasferisca a Filicudi: sono più di 150 anni che noi qui ci adoperiamo per la distruzione sistematica del nostro territorio e della qualità della vita, e ci stiamo riuscendo molto bene…” Queste poche parole sono state sufficienti per farmi comprendere quanto malposta e malsana fosse la mia presunzione di contrastare un modus operandi che trae alimento da una tradizione culturale che, mi resi solo allora, non conoscevo affatto e forse mai sarei riuscito a comprendere.
Questo articolo è stato pubblicato da Inchiesta online il 4 maggio 2016