di Massimo Corsini
Il piano rifiuti appena approvato dalla Regione prevede il progressivo spegnimento degli inceneritori e una drastica riduzione delle discariche che entro il 2020 dovrebbero rimanere tre: Carpi, Imola e Ravenna. Eppure già da ora i conti faticano a tornare. Ha suscitato non poche polemiche la presentazione di un nuovo progetto di ampliamento della discarica di Baricella. Al centro della questione c’è sempre il comportamento ambiguo di Hera e Comuni coinvolti.
Sembrava, stando alle dichiarazioni del 2013, che ad Hera non interessasse più la discarica per cui aveva già ottenuto un permesso di ampliamento. Ai tempi aveva appena chiuso il sito di smaltimento di Galliera liberandosi dello stesso comune dalla società, Gal.A. S.p.a, con cui insieme a Baricella partecipava alla gestione economica: poi, chiusa la discarica finita la società.
Ora viene ripresentato un nuovo progetto di ampliamento proprio quando sembra dover fallire, in piena fase di valutazione di impatto ambientale, la richiesta di ampliamento della discarica Tre Monti di Imola (qualcuno ha scritto che se quest’ultimo progetto dovesse essere approvato si tratterebbe della discarica più grande d’Europa). I giornali che già si sono occupati del caso hanno giustamente osservato che le possibilità sono due: o i rifiuti sono improvvisamente aumentati a dismisura, nonostante una legge regionale ne imponga la riduzione, oppure ci sono fondati sospetti che il progetto d’ampliamento della discarica di Imola non venga approvato.
Perché? Colpa della discarica o colpa dei rifiuti? La discarica di Imola è vecchia di quarant’anni e non è in posizione idonea perché situata su dei calanchi, mentre Baricella in pianura si presterebbe maggiormente ad un ampliamento per un quantitativo grosso modo corrispondente a quello richiesto per Imola.
Probabilmente, allora, i fari vanno puntati sulla questione rifiuti. Il vecchio permesso di ampliamento della discarica di Baricella, infatti, non prevedeva il conferimento di materiali pericolosi. Nel nuovo progetto, invece, anche se sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia Romagna si trova scritto che l’ampliamento della discarica è finalizzato ad un aumento della capacità di stoccaggio per un quantitativo di rifiuti speciali non pericolosi pari a 1.147.000 metri cubi, ora viene contemplata l’entrata di “rifiuti speciali e non pericolosi e pericolosi stabili e non reattivi”. Strano ma vero, proprio a Imola l’Arpa ha registrato nei propri rilievi degli sforamenti per quel che concerne la presenza di percolato, ovvero metalli pesanti ( arsenico, cromo esavalente e nichel), nell’area intorno alla discarica.
Quindi? Quello che non si può portare a Imola lo si porta a Baricella? A quanto pare, di compensazioni, “royalty”, se ne deve ancora parlare, come ha fatto notare il sindaco di Baricella, Andrea Bottazzi. Tuttavia, poiché sembrava che il comune avesse un disavanzo di circa tre milioni di euro (anche se poi è stato dichiarato dallo stesso primo cittadino che si tratta di un disavanzo programmato dalla precedente gestione della discarica di Galliera), viene facile pensare che ora certamente un sistema per appianare i propri debiti lo abbia trovato.
L’eterno sospetto è che si faccia finta di seguire un percorso quando qualcuno è già all’arrivo e che a partecipare all’affare siano partecipate e comuni, un po’ meno i cittadini.