di Luigi Rambelli, portavoce di Europaviva21
Certo che sulla telenovela del Passante Nord di Bologna non mancano le sorprese. Si tratta di una lunga storia: l’opera non era prevista dalla programmazione regionale delle infrastrutture. Infatti fin da prima della istituzione della Regione avvenuta nel 1970 il Comitato Regionale della Programmazione (CRPE) aveva scelto di sviluppare collegamenti che alleggerissero il nodo bolognese.
Con la “trasversale di pianura” (opera rimasta incompiuta) ci si preoccupava piuttosto dei collegamenti fra la Romagna e l’area della pianura bolognese, modenese e reggiana a metà strada fra la via Emilia e il Po in una logica che prefigurava una rete e non una centralizzazione soffocante sull’area bolognese. Poi con l’apparire della crisi di risorse si optò per un’autostrada rincorrendo accordi di concessione diretta alla società autostrade con le solite contropartite (aumento dei pedaggi, delle installazioni commerciali e della durata delle concessioni.
Ma la spinta delle forze economiche e politiche dell’area bolognese premeva per l’abbandono della logica della rete per rendere ineludibile il passaggio per il nodo del capoluogo già pesantemente congestionato non tanto dagli attraversamenti quanto dagli insediamenti a raggiera. In verità non mancano le testimonianze che indicarono come la Regione Emilia Romagna fin dall’inizio avesse inizialmente scelto un potenziamento in sede presentando un progetto in tal senso.
Si trattava di una scelta che avrebbe potuto non incontrare le opposizioni che poi si sono inevitabilmente manifestate anche da parte dell’Unione Europea. Ma le forze economiche e politiche dell’area bolognese che a quel tempo imposero a tutti una scelta scellerata di allargamento a macchia d’olio della conurbazione del nodo bolognese a fini speculativi, si sono trovate di fronte una resistenza che alla fine sembra poter evitare lo stravolgimento delle stesse indicazioni della programmazione generale e di settore; la violazione delle norme nazionali ed europee sugli appalti, la posizione negativa più volte manifestata dalla stessa società autostrade.
E oggi quel progetto si trova di fronte a un esplicito rilievo sul metodo dell’autorità anticorruzione, alla rivolta delle amministrazioni comunali, alle perplessità sorte nelle aree che pur puntando anch’esse sulla gomma si vedono tagliate fuori dalle infrastrutture stradali (vedi la bocciatura della mega autostrada E55). Le stesse manovre previste nella parte a nord ovest di Bologna sembrano risentire dei diversi equilibri politici e territoriali interni alla maggioranza che governa da qualche tempo la Regione Emilia Romagna.
Nonostante tutto questo rimane comunque una sorpresa positiva il prospettarsi di una rinuncia definitiva al mega progetto del Passante Nord di Bologna come si legge in questi giorni. Forse si è capito che la Commissione Europea non avrebbe potuto ignorare la violazione dell’obbligo di gara rappresentato dalla concessione diretta di una nuova autostrada e forse che sarebbe arrivato un nuovo diniego per la proposta di concessione diretta. Forse il combinato disposto del peso del NO! di molti comuni ha cominciato a pesare anche sulla contesa elettorale bolognese della prossima primavera. O, forse, speriamo, si è affermato un po’ di buon senso comune e una maggiore capacità di capire in quale direzione tira il vento e si è deciso di scrivere la parola fine per un’opera inutile, dannosa e assai costosa per il territorio e per le tasche dei cittadini.
Questo articolo è stato pubblicato su Europaviva21 il 12 novembre 2015