Biogas: la sospensione di Bondeno (Ferrara) e le sue contraddizioni

28 Aprile 2015 /

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Impianto a biogas di Bondeno
Impianto a biogas di Bondeno
di Massimo Corsini
Teoricamente l’impianto a biogas di Bondeno, nel ferrarese, sarebbe stato bloccato fino alla fine di aprile. L’Unione dei Comitati unitamente a quello di Bondeno, ritiene, infatti, che si tratti di una sospensione puramente simbolica: è stato bloccato solamente uno dei quattro impianti da un megawatt ciascuno, ma “l’impianto in questione deve comunque continuare a mantenere attivi gli impianti in comune con le altre tre centrali” ragion per cui l’intero sistema continua a funzionare ugualmente.
Che senso ha allora la sospensione della Provincia di Ferrara? C’è chi crede a ragion veduta che si tratti una mossa cautelativa, tanto per stare dalla parte dei bottoni. Poiché l’Unione dei Comitati ha presentato una diffida molto articolata che evidenzia le irregolarità dell’impianto rispetto alla normativa comunitaria, la Provincia di Ferrara probabilmente ha pensato fosse bene tutelarsi accontentando un po’ entrambi: comitati e gestori della struttura.

L’impianto di Bondeno ha un particolare valore simbolico nel mondo del biogas. Primo perché in Emilia Romagna è stato uno dei primi impianti (se non il primo). Secondo perché concentra in sé le principali contraddizioni e problematiche degli impianti a biomassa. Ad esempio il fatto di figurare come quattro impianti da un megawatt solo per usufruire degli incentivi quando, di fatto, l’impianto è uno unico. D’altra parte anche dalle visure della società si evince che le quattro centrali facevano capo ad un unico assetto societario denominato Energy Biopark avente come socio preponderante Intermedia la banca che fa capo a Giovanni Consorte in via della Zecca a Bologna.
In realtà, a causa di una situazione debitoria, oggi, due degli impianti sono stati ceduti alla CAPA, la cooperativa che forniva biomassa agli impianti. Quella di Bondeno, quindi, è una struttura simbolica perché intorno ad essa si sono mossi quei soggetti fautori di un certo modus operandi dell’economia regionale: basti pensare ancora che una parte importante della realizzazione della centrale l’ha avuta anche CPL Concordia per quel che riguarda la costruzione dei cogeneratori.
Come quasi ovunque, anche a Bondeno troviamo il problema del “digestato” trattato da molti come un concime, un fertilizzante quando la normativa comunitaria non lo ritiene tale. È questo uno degli aspetti su cui verte maggiormente la diffida presentata dall’Unione dei comitati unitamente con il comitato locale. Spiegano infatti questi ultimi in una nota:

L’aspetto che oggi preoccupa particolarmente è l’impatto sanitario di questi impianti. A Bondeno vengono utilizzate grandi quantità di liquami zootecnici, (in particolare urine di suini) che sono dei residui animali che dovrebbero essere trattate e trasformate nel pieno rispetto del regolamento sanitario.
I residui degli animali sono fonte di batteri patogeni e in passato sono stati la causa dell’insorgere di malattie anche molto gravi. Da questo è nata la normativa sanitaria la cui applicazione è obbligatoria in tutti gli stati dell’Unione Europea. Questa prevede che i residui animali trasformati nelle centrali a biogas vengano sottoposti a trattamenti particolari (per esempio sterilizzazione sottopressione, trattamenti che raggiungono i 100°) necessari ad eliminare i batteri patogeni. Inoltre questo tipo di attività è soggetta alla normativa dei rifiuti.
Nelle centrali di Bondeno nessuno di questi trattamenti viene effettuato e quindi i residenti si trovano a convivere con un’attività altamente impattante che non rispetta le regole base della normativa ambientale e sanitaria e che, peggio ancora, va ad impattare altri territori con lo spargimento del digestato. Considerando inoltre l’enorme quantitativo di digestato prodotto e distribuito nei campi agricoli, si può capire il perché della grande preoccupazione da parte dei cittadini.

Non è la prima volta che i comitati tentano, inutilmente, di bloccare le centrali. In tre anni la Provincia di Ferrara ha prodotto trenta diffide per l’impianto di Bondeno senza però ritirare le autorizzazioni necessarie. Il sospetto è che, tutto sommato, si sia sempre fatto finta.

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