L'altra Emilia-Romagna: speranza per il cambiamento

6 Ottobre 2014 /

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di Silvia R. Lolli
Non può essere nascosta la preoccupante situazione che si è creata in Italia. Anche nel resto del mondo l’attesa di un cambiamento vero, pacifico, vivibile si allontana e con essa l’ottimismo verso il futuro. Il corto circuito che comunque si è creato da noi da almeno tre anni, ma che ha cause molto più antiche (la legge di depenalizzazione per il falso in bilancio con la quale chi non fa l’imprenditore corretto può farla ancora franca è più che ventennale, il più veloce cambiamento costituzionale in atto – dalla legge sulle province, al voto per estinguere il Senato elettivo – la rielezione del Presidente della Repubblica…), ci presenta un quadro sempre più cupo.
La situazione grave è però ancora più preoccupante quando si guarda alla realtà, si parla con le persone per cercare un confronto e quindi un conforto. È sempre più difficile trovare un comune linguaggio e qualche condivisione anche con chi vuole continuare a credere nella politica, almeno in quella di sinistra.
Quali sono le preoccupazioni che ci hanno fatto scrivere fra l’altro qualche mese fa che dobbiamo avere sangue freddo nei prossimi mesi? La crisi economica ed anche l’odierna discussione sull’art. 18 sono soltanto elementi di un contorno sociale molto più difficile, quindi devono occupare i nostri pensieri, ma assieme ad altri; l’informazione ci propina ogni giorno non può essere svincolato da una riflessione molto più estesa, veramente a 360 gradi.
Cosa sta succedendo? Primarie PD. Mentre il premier (tale termine è sempre più appropriato, anche se ormai ai più sfugge che siamo ancora in una democrazia parlamentare) fa la voce grossa e nel suo partito riesce ad imporre solo il suo punto di vista; intanto alle primarie, per le prossime elezioni in Emilia-Romagna, va a votare il minimo storico. Sarebbe bello poter capire se anche chi non è iscritto al partito è andato a votare, ma il valore assoluto basta ad avere qualche dubbio sulla rappresentatività del candidato PD. Del resto anche il web grillino ha dato un responso simile, se non peggiore! Nessuna nuova circa il candidato di destra…
Non vorremmo fare le cassandre pensando che probabilmente saranno un flop partecipativo le elezioni in Emilia-Romagna; è questa la vera preoccupazione: quando le persone non hanno più il senso di cosa vuol dire votare, cioè hanno chiaro il binomio diritto-dovere ribadito dalla Costituzione Italiana (art. 48), vuol dire che la democrazia non c’è più. Siamo annebbiati da slogan che inneggiano al cambiamento, mentre l’indifferenza e la sfiducia coinvolgono ormai le maggioranze che diventano sempre più silenziose.
Il cambiamento rimane solo una vuota parola, ma fa rivisitare i principi istituzionali delle democrazie mentre si lasciano invariate le regole di un’economia ormai fuori controllo che continua soltanto la depauperazione delle risorse umane e terrestri. Così si arriva al potere della minoranza sulla maggioranza; vogliamo ancora dirci in democrazia? Chiamare oligarchia lo stato attuale italiano sarebbe meglio.
Il pericolo lo osserviamo non tanto sui temi specifici che prendono tante energie ai nostri parlamentari (e su questo la penosa questione dell’elezione dei due giudici “laici” della Corte Costituzionale diventa l’esempio più emblematico, in barba all’ennesima idea distorsiva “il sistema maggioritario aiuta alla governabilità”), quanto sul modo che la società civile italiana sta facendo per opporsi a ciò. Pochi rimangono a cercare di invertire la rotta dell’indifferenza e del lasciare fare agli altri.
In questi giorni osservare le difficoltà intrinseche nell’organizzare una lista di sinistra per le prossime elezioni in Emilia-Romagna, contemporaneamente verificando giorno per giorno l’allontanamento dalla politica di molti elettori, ci fa sperare sapendo però che il percorso è sempre in salita. C’è stata la capacità di proporre un manifesto, può essere un programma, ma l’obiettivo sarà prima di tutto il recupero di cittadini oggi lontani dal voto.
Si devono riprendere idee e pratiche ormai desuete: socialità, cooperazione, collaborazione e gratuità. Sarebbe bello trovare un comportamento comune tra eletti ed elettori di sinistra: l’umiltà di mettersi in gioco per gli altri, ma senza partire da già pre-costituiti gruppi di riferimento, anche se sappiamo che devono esistere. Mettersi in gioco con la consapevolezza delle proprie conoscenze ed abilità di dialogo, cioè di ascolto e di spiegazioni chiare, non in politichese.
Dunque la speranza che i candidati della nuova lista di sinistra L’altra Emilia-Romagna, scelti con un percorso lungo ma realmente democratico, siano consapevoli del loro delicato ruolo; devono rispondere prima di tutto ad un bisogno poco avvertito da molti cittadini: il ritorno alla partecipazione politica, con il voto prima di tutto, per il bene della democrazia.

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