«Syriza non è l’Nba». Da questa constatazione vagamente surreale è partito ieri il colloquio-staffetta tra Alexis Tsipras e Stefanos Kasselakis, eletto nuovo leader dagli iscritti, domenica, in un ballottaggio al quale hanno partecipato quasi 140 mila persone (Kasselakis ha superato il 56%, mentre la sua rivale ed ex ministra del Lavoro, Efi Achtsioglu, si è fermata al 43%).
LA BATTUTA di Tsipras intendeva sottolineare l’apertura al dialogo interno pronunciata da Kasselakis domenica notte («Tra compagni, i secondi sono primi»), e forse, negli intenti, stemperare il clima di diffidenza che aleggia sul suo successore. Kasselakis ha però rispedito la frecciata al mittente con un sorriso, rispondendo che «il presidente Tsipras guarda più pallacanestro di me». L’umore dei militanti della vecchia guardia, intanto, oscilla tra il sorpreso e il moderatamente sconvolto. Nel giro di tre settimane, un semi-sconosciuto, privo di esperienze politiche e legami con Syriza, con un passato da trader bancario presso Goldman Sachs, ha scalato il partito divenendo il suo nuovo presidente.
NATO AD ATENE ma emigrato a quattordici anni negli Stati uniti, Kasselakis ha vinto con la promessa di importare, nel suo paese di origine, il «sogno ellenico». Il trentacinquenne si era candidato alle ultime elezioni nazionali, a giugno, nelle file di Syriza ma non era risultato eletto. Poi, lo scorso 28 agosto, aveva annunciato a sorpresa la sua candidatura alla leadership del partito, a meno di due settimane dal voto del primo turno, vincendo grazie a una potente strategia comunicativa sui social, ripresa a tempo record dalle televisioni greche. Kasselakis è stato impiegato per cinque anni presso Goldman Sachs: proprio nel periodo in cui Syriza conduceva una battaglia campale per la dignità della Grecia, ferita dalla violenza della Troika e degli speculatori. Poi ha fatto l’imprenditore, ha fondato negli Stati uniti la compagnia navale SwiftBulk, con una flottiglia di tre navi da carico e due petroliere, rivendute l’anno scorso con una mossa che gli ha fruttato una piccola fortuna. Raccoglie il timone da uno Tsipras sempre più «centrista», per guidare un partito che è apparso a più riprese privo di slancio, smarrito – forse ben al di là della campagna per le primarie – nella sua stessa identità «radicale», più sbandierata all’occorrenza nel dibattito interno, che praticata.
KASSELAKIS ha adesso davanti a sé un lavoro lungo e complesso, tanto sul fronte interno (l’ala sinistra del partito promette battaglia) quanto su quello di una lotta alla destra che dovrà essere condotta sul terreno della politica, ben oltre le proposte che ha fatto in questi giorni, come quella di abolire il servizio militare obbligatorio, aumentare la spesa pubblica per l’istruzione e affermare la separazione tra Stato e Chiesa.
A DESTRA intanto c’è chi gongola: su tutti, il ministro del Lavoro Adonis Georgiadis, ex militante di estrema destra, ha scritto una sorta di «coccodrillo» per la morte di Syriza, trovando nella elezione di Kasselakis il principio della dissoluzione del partito rivale. Il premier conservatore Kyriakos Mitsotakis, invece, si è congratulato al telefono con il neo-eletto e gli ha proposto un incontro nei prossimi giorni. Molti a sinistra temono che la cruciale «eccezione» europea rappresentata da Syriza – che ha potuto sì governare negli anni scorsi, ma soltanto in condizioni sfavorevoli e del tutto straordinarie – si sia conclusa domenica, e che la Grecia torni così alla logica della alternanza tra partiti estremamente simili, nei contenuti politici.
«IL PARTITO DI SYRIZA come lo conoscevamo è morto: bisognerà vedere se quello di domenica è un salto in avanti o un salto nel vuoto», ha dichiarato all’emittente Open l’eurodeputato di Syriza Stelios Kouloglou. Alla chiusura delle urne molti dirigenti hanno invitato all’unità e al lavoro, ma nella sede di Syriza l’atmosfera è tesa. «Oggi nasce il nuovo partito democratico che cambierà la Grecia», ha affermato Kasselakis, dopo avere annunciato, con enfasi nella notte di domenica, che «la luce ha vinto». Una dichiarazione dai toni messianici che ha fatto sorridere anche chi, tra gli iscritti, si disperava per il risultato. «Forse il nuovo capo della sinistra radicale greca si riferiva semplicemente al riflesso dei flash sopra la camicia di seta», commenta amaro un vecchio quadro del partito.
Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 26 settembre 2022