di Silvia Ragusa
Ai Beatles sarebbe piaciuto senz’altro. Più di quarant’anni fa la band di Liverpool saliva sul tetto della loro casa discografica, la Apple Records, per improvvisare un concerto all’aperto, l’ultimo: cinque canzoni, quaranta minuti di esibizione e decine di persone che si erano concentrate in strada. Poi i vicini chiamarono la polizia e la sessione acustica finì con un «Grazie per il provino» di John Lennon. Sarà per questo che nel manuale di raccomandazioni sull’uso dei tetti, stilato da Redetejas, c’è una norma specifica a riguardo: non dimenticatevi di avvisare i vicini, per favore, con tanto di orario di inizio e fine evento per il quieto vivere.
Da un po’ di tempo a Siviglia, sui tetti delle case non si stendono più solo i panni al sole. La sera, quando l’afa estiva della regione più a sud della Spagna si attenua e le belle di notte si schiudono, si aprono le porte di ferro che danno su tetti e terrazze, tra antenne paraboliche e fili per il bucato, affinché la gente del quartiere possa sistemarsi come «a casa propria». C’è chi si conosce già, chi è vicino del vicino, chi sorseggia un tinto de verano, chi si accaparra subito la sedia, chi si fionda sul tavolino all’angolo a mangiare tapas. Poi c’è chi si guarda attorno un po’ spaesato. Per lui è forse la prima volta. Sul terrazzo, tra i vasi di menta e basilico della signora del quarto piano, è tutto pronto. Benvenuti e buon ascolto.
Lo spettacolo musicale comincia: ci sono un violoncellista, un batterista e un tizio alla tastiera. Stasera si suona jazz. Da domani però sul tetto dei vicini si può guardare una mostra di quadri. Poco più in là partecipare a recital di poesia, e ancora stupirsi con trucchi di magia o perfino imbastire una mini conferenza sulla propria tesi di dottorato in Filosofia. In Andalusia la cultura si fa sui tetti, in formato popolare e gratis. L’idea arriva da Redetejas, una progetto no profit di micro spazi culturali sui tetti delle case. Tutto comincia in terrazza, una sera d’estate, quando un gruppo di amici si riunisce per guardare un film. Ad ogni appuntamento settimanale il numero di partecipanti aumenta, fino a ricreare una piccola sessione da far invidia a un cinema d’essai. In fondo «è un po’ come un esperimento sociale: ci sono questi spazi che una volta rappresentavano un luogo di incontro e collaborazione tra vicini. Oggi sono vuoti, hanno perso il loro ruolo sociale. Noi tentiamo di recuperarli, riconquistarli con degli eventi culturali di aggregazione», spiega Jaime Fernández, membro della rete cittadina.
Da allora i tetti dell’Andalusia, da Siviglia a Cordoba, sono diventati scenari di numerosi spettacoli, esposizioni notturne di fotografia, lezioni di yoga o di astronomia, presentazioni di libri o concertini disparati. «C’è voluto più di un anno affinché il progetto prendesse quota – confessa Jaime -. È stato davvero difficile convincere le persone che avrebbero potuto organizzare qualcosa di carino sui tetti delle loro case, e che non era certo un problema invitare anche degli estranei». Per intenderci Redetejas funziona così: chi vuole mettere a disposizione il suo tetto si registra sul sito sotto la voce anfitrione. Gli artisti si mettono in contatto con lui, si stabilisce una data, si posta online e le persone che vogliono assistere – gli invitati – mandano una mail all’anfitrione per confermare la loro presenza. Nient’altro. I padroni di casa magari mettono a disposizione qualche bibita e qualcosa da mangiare, se vogliono; gli invitati sono liberi di dare qualche moneta. Gli artisti poi passano col cappello a fine spettacolo e scambiano quattro chiacchiere col pubblico. Ovviamente tutto nel pieno rispetto delle leggi e della norma del buon vicinato: attenersi agli orari e non fare troppo chiasso. Insomma è possibile per esempio guardare un film muto di Charles Chaplin, con musica dal vivo, magari sorseggiando un bicchiere di sangria, sotto le stelle. E farlo pure gratis. In Andalusia il programma è già sold-out fino a fine ottobre.
Da qualche mese Siviglia non è più sola. Redetejas non è l’unico gruppo spagnolo cui i tetti stanno a cuore. A Barcellona e Valencia c’è Encajes Urbanos, un gruppo di donne architetto e studiose del paesaggio urbano. Hanno lanciato una campagna ad hoc per riqualificare i tetti, invitando gruppi di quartiere a lavorare insieme a un progetto autunnale. Anche qui tutto comincia con una chiacchierata sul tetto di qualche amico. Un paio di concerti, una cena e l’idea di utilizzare i terrazzi per un uso collettivo diventa sempre più forte. Così a Valencia un tetto è stato trasformato in cinema all’aperto, mentre a Barcellona un’altra terrazza ospita una piscina per bambini e un orto comunitario. Il gruppo di Encajes Urbanos è costituito d’altronde da tecnici dell’arredo urbano. Per loro non si tratta solo di organizzare eventi culturali, ma di constatare lo stato di salute di questi tetti: c’è umidità? Bisogna sistemare il pavimento? Ci sono crepe? Encajes Urbanos insomma punta a migliorare architettonicamente lo spazio, per un riutilizzo che può andare dalla semplice riunione condominiale al chiaro di luna all’istallazione di pannelli solari o all’attività sportiva. Secondo un sondaggio infatti il 90 per cento dei proprietari non sfrutta i propri tetti e le proprie terrazze. Frattanto Redetejas è stata premiata al Circolo di Belle Arti di Madrid per la Gestione pubblica della cultura 2014. E a Puerta del Sol c’è già qualche collettivo interessato a organizzare eventi simili sui tetti calienti della capitale iberica.
Questo articolo è stato pubblicato su Pagina99 il 28 settembre 2014