di Maurizio Matteuzzi, università di Bologna
Caro De Bortoli,
a prescindere dalle opinioni personali, Lei mi sembra una persona acculturata e intelligente. E allora non posso trattenere in me una domanda, qualcosa che mi preme da dentro, e che sono costretto a, come direbbe Husserl, rendere oggettiva nell’esternalizzazione.
Ma come può un giornale come il Suo, un giornale che fu di Albertini, in cui trovarono luogo i pensieri di Bontempelli, Croce, D’Annunzio, Ada Negri, Pirandello, Buzzati, Montale, Pasolini, tanto per citare qualche esempio, ospitare un articolo come “Scuola, la formula magica non esiste”, di Roger Abravanel? Basti la chiusa: “Ma oggi, come paventato da Andrea Ichino su questo quotidiano, il governo Letta sembra voler buttare a mare questa possibilità, continuando a ribadire i vecchi stereotipi delle ‘risorse da restituire alla scuola’, ignorando che il (lieve) miglioramento della scuola italiana di questi anni è avvenuto proprio in corrispondenza dei famigerati ‘tagli'”.
Offenderei la Sua e la mia intelligenza a commentare. A voler tacere del fatto che Letta, al di là delle belle parole, non ha restituito un bel niente, e ha continuato a tagliare quanto e più di chi lo ha preceduto (vuole i dati, Direttore? Si trovano dappertutto, del bilancio dello Stato si tratta, basta guardare i numeri, che, a differenza di certi giornalisti, dicono la verità).
Il punto allora è: siamo di fronte a malafede o a follia? Va spiegato che i risultati sono proporzionali agli investimenti, cosa comprensibile a un bambino di terza media? Dobbiamo dibatterne sul Corriere? Facciamo un referendum? Direttore, si rende conto che, ospitando tali assunti, Lei sta disonorando la storia del giornalismo italiano?