Strage del 2 agosto, lo stato delle indagini: "Si cercano i mandanti, sui palestinesi mancano i riscontri"

26 Luglio 2013 /

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Strage alla stazione di Bolognadi Giaime Garzia
In una vigilia strana, caratterizzata molto meno degli anni passati dalle polemiche che precedevano l’anniversario, la procura di Bologna ha preso la parola sulla strage alla stazione del 2 agosto 1980, quella che fece 33 anni fa 85 morti e oltre 200 feriti. L’ha fatto in controtendenza rispetto alla linea adottata in passato, linea in base alla quale la magistratura emiliana preferiva non entrare direttamente nel dibattito. Invece stavolta ha convocato la stampa in via Garibaldi e il procuratore Capo, Roberto Alfonso, ha sottolineato tra i tanti punti affrontati – il più rilevante la dichiarazione spontanea di Thomas Kram, il militante delle Cellule Rivoluzionarie accusato della strage insieme a Christa Margot Frohlich – che una priorità sono i mandanti, a cui dare un nome e una motivazione, e che verranno dribblate le “suggestioni”, da qualsiasi fonte provengano, per evitare di incorrere in piste errate o cadere in nuovi depistaggi.
Dal punto di vista di chi concepì il progetto stragista e ne ordinò l’esecuzione, la procura di Bologna parte da due memorie. Sono quelle presentate tra il 2011 e il 2012 dall’Associazione tra i familiari delle vittime che, analizzando atti provenienti da diversi altri procedimenti (strage di Brescia, piazza Fontana, P2 e alcuni processi siciliani per mafia, solo per citarne alcuni), tracciano un quadro da cui emergerebbe il coinvolgimento di strutture atlantiche. Strutture che sul territorio si sono mosse appoggiandosi agli “alleati” di sempre, come l’organizzazione terroristica nera Ordine Nuovo. Parte di questo materiale è già stato acquisito dai magistrati emiliani ed è stato passato alla Digos e al Ros per essere analizzato. Rispetto al futuro, “abbiamo bisogno di chiarimenti su una ventina di punti” contenuti nelle memorie dell’associazione, ha detto Alfonso. E proprio questa mattina Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime e deputato Pd, è stato sentito da Enrico Cieri, il pm titolare del fascicolo sulla strage. Per i punti di dettaglio, però, è stato indicato il consulente dei familiari, che dovrebbe essere chiamato in settembre.

Altro capitolo importante della conferenza stampa di oggi è stata la cosiddetta “pista palestinese”, quella che, partendo dalla presunta violazione del Lodo Moro dopo il sequestro dei missili di Ortona destinati al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), calava la strage di Bologna in un’ottica di ritorsione. Questo filone dal 2005 al vaglio della procura è lo stesso che nel 2011 ha portato all’iscrizione a registro per strage dei tedeschi Christa Margot Frohlich e di Thomas Kram. Una pista che “non era una suggestione”, ha aggiunto Alfonso, e che è stata approfondita, “com’era doveroso fare”. Tuttavia la tesi una ritorsione palestinese, tramite un presunto agente tedesco di Carlos (Thomas Kram) – tesi indicata dalla commissione Mitrokhin e sostenuta dall’ex deputato di Fli Enzo Raisi – non ha finora trovato riscontri.
Più nel dettaglio non ne sono stati trovati per il ruolo di Mauro Di Vittorio, 24enne romano morto nella strage, che secondo alcune versioni avrebbe potuto avere un ruolo nel trasporto dell’esplosivo scoppiato il 2 agosto. In proposito la scorsa primavera è stata sentita dal pm anche la sorella Anna, che aveva chiesto di essere ascoltata, ma a valle degli accertamenti Di Vittorio rimane colui che era stato descritto fin dall’inizio: un giovane in cerca di lavoro in Europa che ebbe la sfortuna di passare da Bologna la mattina dell’attentato. Riscontri al momento rimangono assenti anche per altri personaggi, come il presunto brigatista rosso Francesco Marra, e un non meglio indicato professore sardo vicino al gruppo estremista di Barbagia Contro. Per Abu Anzeh Saleh, il leader in Italia del Fplp in Italia residente ai tempi a Bologna, invece, non è stato possibile aggiungere nulla rispetto a quanto scritto in passato perché non è stato possibile rintracciarlo.
Infine potrebbero non esserci sufficienti elementi per chiedere il rinvio a giudizio per i due tedeschi indagati, Frohlich e Kram, per quanto occorra attendere la “valutazione conclusiva” sul filone palestinese. Nonostante gli accertamenti, infatti, “non si può affermare con certezza che il sequestro dei missili di Ortona possa costituire il movente della strage di Bologna con il coinvolgimento di Carlos”, ha dichiarato il procuratore, che ha aggiunto: “Se dovremo archiviare il fascicolo sui due tedeschi, lo archivieremo perché le regole del processo vanno rispettate. Se poi in futuro dovessero emergere elementi che ci consentono di ripartire a indagare su di loro, ripartiremo”. Le antenne resteranno però sintonizzate su qualunque fatto che potesse chiamare in causa il Fplp o altre organizzazioni. In ultimo Kram, che dopo aver consegnato ai magistrato la sua memoria non ha risposto alle domande dei pm, l’ha fatto perché ritiene “assurdo” che si possa mettere l’attentato di Bologna in relazione al gruppo Carlos. Sui suoi contatti con quel gruppo, intrattenuti per conto delle Cellule Rivoluzionarie, si è già espresso pubblicamente in interviste a giornali tedeschi che la procura di Bologna potrebbe farsi acquisire.

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