di Leonardo Tancredi
Dopo gli scontri del 23 maggio i collettivi sono tornati in piazza Verdi con l’intenzione di riunirsi in assemblea. E ce l’hanno fatta. Alle 17.00 mezz’ora prima dell’orario fissato per l’iniziativa la piazza era già occupata da un presidio di polizia e carabinieri per impedire lo svolgimento dell’assemblea. La settimana scorsa l’intervento delle forze dell’ordine che aveva generato gli scontri, era stato giustificato dall’utilizzo da parte degli studenti de Cua di strumenti di amplificazione non autorizzati dal regolamento di polizia comunale nella piazza universitaria.
In programma c’era un’assemblea pubblica con i lavoratori della Sodexo. Ieri pomeriggio circa 200 studenti di Cua, Labas e Bartleby sono arrivati in piazza muniti solo di megafono ed erano fermamente decisi a non lasciare piazza Verdi alle forze dell’ordine. Dopo un lungo fronteggiamento e qualche manganellata (ne ha fatto le spese anche un fotografo) il cordone di polizia e carabinieri è stato costretto a indietreggiare e a ripiegare in largo Respighi.
Gli interventi che si sono susseguiti al microfono (l’amplificazione a quel punto è comparsa) hanno rivendicato piazza Verdi come luogo di appartenenza al movimento studentesco, spazio di aggregazione e confronto politico. È emerso anche il problema dell’alto costo della mensa universitaria. Il prossimo passo della protesta dei collettivi che sembra aver preso una forza inaspettata nelle ultime settimane, sarà già stamattina alle 10 davanti al rettorato dov’è prevista una riunione del cda dell’ateneo.