Centrale a biomasse a Galliera, nel bolognese: il Tar del Lazio annulla l'autorizzazione

7 Maggio 2013 /

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Centrale a biomassedi Massimo Corsini
Il TAR del Lazio ha annullato l’autorizzazione unica a costruire la centrale a biomassa proposta nel comune di Galliera. A questo punto la guerra fra la BG Galliera, la parte proponente, amministrazione comunale e comitati cittadini è veramente giunta al capolinea. Lo scontro è durato tre anni. Tre anni in cui sono stati sperimentati praticamente tutti i passaggi legali che il caso ha richiesto. Chi sono i vincitori? Sembrerebbe proprio i cittadini, rappresentati dal comitato contro la centrale e dal Comitato Territorio e Vita e dal suo presidente, l’avvocato Marzia Calzoni.
Il paradosso di tutta la faccenda, è che parte della responsabilità di tale esito va proprio a chi la centrale la voleva costruire: è stata proprio la BG Galliera a interpellare il TAR del Lazio (a dire il vero quasi inspiegabilmente) richiedendo la sospensione d’urgenza delle prescrizioni poste dal Comune di Galliera e la Provincia di Bologna per poter avviare la costruzione della centrale (prescrizioni che riguardavano sostanzialmente interventi sulla viabilità). Invece, quello che ai cittadini ed ai comitati poteva sembrare un atto di forza è diventato un boomerang.
Di fatto, il TAR ha accolto il ricorso della BG, ma annullato l’autorizzazione. Spiega l’avvocato Calzoni:

Il Tar del Lazio, nel riconoscere illegittime le prescrizioni stabilite dalla Provincia e dal Comune, ha annullato l’autorizzazione nei predetti limiti, ravvisando l’esigenza che si provveda all’integrale rinnovazione del procedimento. Se da un lato ha ritenuto meritevole di accoglimento il ricorso della BG Galliera, dall’altro, vista l’unicità del procedimento ed il fatto che, nel caso di Galliera, l’intesa dei partecipanti alla conferenza si è fondata sulle 19 condizioni cui è stato vincolato il rilascio dell’autorizzazione, ha stabilito che si rinnovi l’intero procedimento.


Prescrizioni si, autorizzazione no. Perché? Perché, spiega sempre la stessa Calzoni:

La legge statale vieta tassativamente l’imposizione di prescrizioni. La legge dello stato ammette solo accordi che prevedono misure di compensazione e riequilibrio ambientale, nel senso che il pregiudizio subito dall’ambiente per l’impatto dell’impianto, viene compensato dall’impegno ad una riduzione delle emissioni inquinanti da parte dell’operatore economico proponente. Questo non è il caso di Galliera.

Dopo questa sentenza, pur rimando la possibilità di aprire un nuovo procedimento, gli esiti di costruzione della centrale sembrano seriamente compromessi. Basti pensare che i tempi richiesti dalla procedura non basterebbero a realizzarne una nuova entro il 2013 per poter usufruire degli incentivi. Ma a uscire bastonate da questa sentenza sono proprio il Comune di Galliera e la Provincia di Bologna che rispetto alle prescrizioni hanno adottato due prospettive contraddittorie tra loro, rendendo equivoco l’accordo tra le parti (il Comune riteneva legittime le prescrizioni, la Provincia no).
L’inizio della battaglia durata tre anni, comincia nel 2010, quando il gruppo di minoranza del Comune facente capo a Diego Baccilieri, e la parte dissidente della maggioranza amministrativa (targata PD), guidata da Maurizio Lodi, obbligano l’amministrazione a fare una pubblica assemblea per presentare il progetto. Da quel momento sono cominciati i contrasti tra comitati cittadini e un’amministrazione comunale che, come ha spiegato lo stesso Baccilieri, ha sempre mantenuto una posizione ambigua rispetto al proprio assenso o dissenso relativamente al progetto. Alla fine dei conti la faccenda è arrivata davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e la centrale è stata autorizzata. Dopo l’approvazione però il Comune ha deciso di porre le famose prescrizioni. Il resto ormai è storia nota.

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